POLITICA
Un avvocato come
ministro... dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica (8.V.2008)
Le mani della Nestlè sull’università italiana – con la
benedizione della CRUI (23.IV.2008)
Approvato il DdL “Gelmini”. L’università italiana: «Bis
videor mori» (23.XII.2010)
<<Mariastella Gelmini è nata a Leno, in provincia di Brescia, il 1° luglio del 1973.
Avvocato, è specializzata in diritto amministrativo.
Entrata in Forza Italia sin dal 1994, nel 1998 è stata prima degli eletti al Comune di Desenzano, ricoprendo sino al 2002 la carica di Presidente del Consiglio Comunale.
Dal 2002 è stata assessore al Territorio della Provincia di Brescia e, dal 2004, assessore all'Agricoltura.
Prima degli eletti nella circoscrizione di Brescia per Forza Italia, entra nel Consiglio Regionale della Lombardia nell'aprile del 2005.
Il mese successivo è nominata da Silvio Berlusconi coordinatrice regionale di Forza Italia in Lombardia.
Nel 2006 è eletta per la prima volta alla Camera dei Deputati per la XV legislatura, dove è stata membro della Giunta per le autorizzazioni a procedere, del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa e della II Commissione giustizia.
Nel 2008 è stata riconfermata alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Lombardia II nelle liste del Popolo della Libertà per la XVI legislatura ed è stata nominata ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca scientifica nel IV Governo Berlusconi.>>
[ La biografia qui riportata è quella ufficiale; la data è quella della prima riunione del Consiglio dei Ministri del nuovo governo.
http://www.governo.it/Governo/Biografie/ministri/Gelmini_Mariastella.html ]
<<ROMA - Si
possono superare due esami universitari rispondendo esattamente a otto quiz su venti. Per tre esami basta superarne dodici
su trenta. Ti togli quattro esami con sedici risposte giuste su un totale di
quaranta quiz. Poi c' è la maxiofferta, da non perdere. Cinquanta quiz, venti
risposte corrette e ti porti a casa cinque esami. Proprio così, cinque esami universitari. Tempo previsto: da un' ora e mezza a due ore per la maxiofferta. E tutto lo stesso giorno. L' esame a saldo, il primo nella
storia degli atenei del nostro paese, dovrebbe debuttare il 25 luglio nella
facoltà di Scienze sociali, politiche e del territorio dell' ateneo
di Lecce. Il condizionale è d' obbligo perché alcuni
prof della facoltà si sono ribellati e hanno chiesto al rettore dell'
università del Salento Domenico Laforgia,
succeduto al professor Oronzo Limone, dimessosi in seguito ad un' inchiesta
giudiziaria, di fermare tutto. Nella facoltà li chiamano esami accorpati. Sono
riservati ai fuoricorso, più o meno la metà degli iscritti. Le regole sono
semplici. Ci sono tre grandi aree disciplinari. Si comincia il 25 luglio alle
9.30 con la prima (psico-pedagogica e professionale).
Alle 12 tocca alla seconda area disciplinare (socio-metodologica-antropologica). Alle 16 sarà la
volta della terza (storico-filosofica e giuridico-economica). Uno studente fuoricorso può
sostenere, nella stessa giornata, almeno due esami in una o più aree. Se
deciderà di farne cinque per area dovrà affrontare 150
quiz (120 a risposta multipla e 30 vero/falso). Rispondendo correttamente
almeno a 60 test avrà superato la bellezza di quindici esami in sei ore. Con un
18, ma date le circostanze non vale la pena andare
troppo per il sottile. Secondo la docimologia della facoltà
infatti il 4 corrisponde al 18. Mentre cinque risposte esatte su dieci
danno diritto ad un 20, sei a un 22, sette a un 24 e
via dicendo. Poiché non vi è un tetto di esami,
paventano i prof che si sono dissociati dagli esami accorpati, in teoria uno
studente potrebbe quasi laurearsi in sei ore. «La facoltà ha scelto di
abbassare il numero dei fuoricorso per allinearsi ai parametri di qualità
indicati dal Miur ed ottenere gli incentivi - dice il
professor Giuseppe Schiavone, ordinario di Storia
delle dottrine politiche -. Purtroppo è stata scelta la via della regalia». «Si
prefigura - dice ancora - una truffa allo Stato. I fondi saranno stanziati sulla base di dati drogati». «Non si può fare un esame
universitario con quattro crocette - protesta il professor Woytek
Pankiewicz, ordinario di Diritto pubblico - in un contesto dove non è garantita la segretezza dei quiz». La
facoltà ha infatti concesso ai docenti di delegare la
preparazione dei test a dottorandi e collaboratori, poco più che
laureati.>>
[Giulio Benedetti: “Rivolta contro gli esami in saldo «Con un
quiz ne superi quindici»”, Corriere
della Sera, 20 luglio 2008.
<<Novantatré per cento di ammessi agli orali! Come resistere alla tentazione? E
così, tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da
avvocato a Reggio Calabria si infilò anche Mariastella
Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di
ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni
sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui
versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche
«scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.
La notizia, stupefacente proprio per lo strascico di
polemiche sulla preparazione, la permissività, la necessità di corsi di aggiornamento, il bagaglio culturale dei professori del
Mezzogiorno, polemiche che hanno visto battagliare, sull'uno o sull'altro
fronte, gran parte delle intelligenze italiane, è stata data nella sua rubrica
su laStampa.it da Flavia Amabile. La reazione degli
internauti che l'hanno intercettata è facile da
immaginare. Una per tutti, quella di Peppino Calabrese: «Un po' di dignità
ministro: si dimetta!!» Direte: possibile che sia
tutto vero? La risposta è nello stesso blog della
giornalista. Dove la Gelmini
ammette. E spiega le sue ragioni.
Un passo indietro. È il 2001. Mariastella, astro nascente
di Forza Italia, presidente del consiglio comunale di Desenzano ma non ancora
lanciata come assessore al Territorio della provincia di Brescia, consigliere
regionale lombarda, coordinatrice azzurra per la Lombardia, è una giovane e
ambiziosa laureata in giurisprudenza che deve affrontare uno dei passaggi più
delicati: l'esame di Stato.
Per diventare avvocati, infatti, non basta la laurea.
Occorre iscriversi all'albo dei praticanti procuratori, passare due anni nello
studio di un avvocato, «battere» i tribunali per accumulare esperienza,
raccogliere via via su un libretto i timbri dei
cancellieri che accertino l'effettiva frequenza alle
udienze e infine superare appunto l'esame indetto anno per anno nelle sedi
regionali delle corti d'Appello con una prova scritta (tre temi: diritto
penale, civile e pratica di atti giudiziari) e una (successiva) prova orale. Un
ostacolo vero. Sul quale si infrangono le speranze,
mediamente, della metà dei concorrenti. La media nazionale, però, vale e non vale. Tradizionalmente ostico in larga parte delle sedi
settentrionali, con picchi del 94% di respinti, l'esame è
infatti facile o addirittura facilissimo in alcune sedi meridionali.
Un esempio? Catanzaro. Dove negli anni Novanta
l'«esamificio» diventa via via una industria.
I circa 250 posti nei cinque alberghi cittadini vengono
bloccati con mesi d'anticipo, nascono bed&breakfast
per accogliere i pellegrini giudiziari, riaprono in pieno inverno i villaggi
sulla costa che a volte propongono un pacchetto «all-included»:
camera, colazione, cena e minibus andata ritorno per la sede dell'esame.
Ma
proprio alla vigilia del turno della Gelmini scoppia
lo scandalo dell'esame taroccato nella sede d'Appello catanzarese. Inchiesta
della magistratura: come hanno fatto 2.295 su 2.301 partecipanti, a fare esattamente lo stesso identico compito perfino, in
tantissimi casi, con lo stesso errore («recisamente» al posto di
«precisamente», con la «p» iniziale cancellata) come se si fosse corretto al
volo chi stava dettando la soluzione? Polemiche roventi. Commissari in trincea:
«I candidati — giura il presidente della «corte» forense Francesco Granata — avevano perso qualsiasi autocontrollo, erano come
impazziti». «Come vuole che sia andata? — spiega anonimamente una dei concorrenti
imbroglioni —. Entra un commissario e fa: "Scrivete". E comincia a dettare il tema. Bello e fatto. Piano piano. Per dar modo a tutti di non perdere il filo».
Le polemiche si trascinano per mesi e mesi
al punto che il governo Berlusconi non vede alternative:
occorre riformare il sistema con cui si fanno questi esami. Un paio di anni e nel 2003 verrà varata, per le sessioni successive,
una nuova regola: gli esami saranno giudicati estraendo a sorte le commissioni
così che i compiti pugliesi possano essere corretti in Liguria o quelli sardi
in Friuli e così via. Riforma sacrosanta. Che già al primo anno rovescerà
tradizioni consolidate: gli aspiranti avvocati lombardi ad esempio, valutati da
commissari d'esame napoletani, vedranno la loro quota di idonei
raddoppiare dal 30 al 69%.
Per contro, i messinesi
esaminati a Brescia saranno falciati del 34% o i reggini ad Ancona del 37%. Quanto a Catanzaro, dopo certi record arrivati al 94% di promossi,
ecco il crollo: un quinto degli ammessi precedenti.
In quei mesi di tormenti a cavallo tra il 2000 e il 2001
la Gelmini si trova dunque a scegliere, spiegherà a
Flavia Amabile: «La mia famiglia non poteva permettersi di
mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore.
Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare
l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione». Quindi?
«La sensazione era che esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati e altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno
a superare l'esame. Per gli altri, nulla. C'era una logica di casta, per
fortuna poi modificata perché il sistema è stato completamente rivisto». E così, «insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da
questa situazione, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria».
I risultati della sessione del 2000, del resto, erano
incoraggianti. Nonostante lo scoppio dello scandalo, nel capoluogo calabrese
c'era stato il primato italiano di ammessi agli orali:
93,4%. Il triplo che nella Brescia della Gelmini
(31,7) o a Milano (28,1), il quadruplo che ad Ancona. Idonei finali: 87%
degli iscritti iniziali. Contro il 28% di Brescia, il 23,1%
di Milano, il 17% di Firenze. Totale: 806 idonei. Cinque volte e mezzo
quelli di Brescia: 144. Quanti Marche, Umbria, Basilicata,
Trentino, Abruzzo, Sardegna e Friuli Venezia Giulia messi insieme.
Insomma, la tentazione era forte. Spiega il ministro
dell'Istruzione: «Molti ragazzi andavano lì e abbiamo deciso di farlo anche
noi». Del resto, aggiunge, lei ha «una lunga consuetudine con il Sud. Una parte
della mia famiglia ha parenti in Cilento». Certo, è a quasi cinquecento
chilometri da Reggio. Ma sempre Mezzogiorno è. E l'esame? Com'è stato l'esame? «Assolutamente regolare».
Non severissimo, diciamo, neppure in quella sessione. Quasi 57% di ammessi agli orali. Il doppio che a Roma o a Milano.
Quasi il triplo che a Brescia. Dietro soltanto la solita Catanzaro, Caltanissetta, Salerno. Così facevan
tutti, dice Mariastella Gelmini. Da oggi, dopo la
scoperta che anche lei si è infilata tra i furbetti che cercavano l'esame
facile, le sarà però un po' più difficile invocare il
ripristino del merito, della severità, dell'importanza educativa di una scuola
che sappia farsi rispettare. Tutte battaglie giuste. Giustissime. Ma anche chi condivide le scelte sul grembiule, sul sette in
condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e perfino sulla necessità di
mettere mano con coraggio alla scuola a partire da quella meridionale, non può
che chiedersi: non sarebbero battaglie meno difficili se perfino chi le ingaggia
non avesse cercato la scorciatoia facile? >>
[Gian Antonio Stella: “Da Brescia a Reggio Calabria. Così la Gelmini diventò avvocato – L'esame di abilitazione all'albo nel 2001. Il
ministro dell'Istruzione: «Dovevo lavorare subito», Corriere della Sera,
4 settembre 2008.
http://www.corriere.it/cronache/08_settembre_04/stella_dbaef098-7a47-11dd-a3dd-00144f02aabc.shtml
]
<<ROMA - Un
centinaio di studenti dell'università La Sapienza, a
Roma, ha invaso l'aula Magna del Rettorato dove si stava svolgendo
l'inaugurazione dell'anno Accademico, bloccando la cerimonia.
«DIMETTITI BUFFONE» - Gli
studenti hanno urlato al megafono le loro rivendicazioni, intonando slogan
soprattutto nei confonti del rettore come «Dimettiti
buffone». Per entrare nell'Aula Magna gli studenti hanno sfondato un'entrata
laterale. Il rettore della Sapienza, Luigi Frati, è stato quindi costretto ad
abbandonare la sala.
IL BOTTA E RISPOSTA - Un
gruppo di studenti della Sapienza, di quelli che hanno invaso l'Aula magna durante
lo svolgimento dell'inaugurazione dell'Anno accademico, ha riferito che «il
rettore Frati ci ha apostrofati con il termine fascisti». Il rettore, parlando
al microfono, prima di abbandonare l'Aula magna ha sottolineato
che il comportamento degli studenti «non è stato democratico». Poi, lasciando
l'inaugurazione, e parlando con gli altri docenti, i ha
aggiunto: «Sono cani sciolti, non hanno nemmeno un
leader». Ma non è finita: «Ho detto fascisti agli
studenti che hanno fatto il blitz, perché per me fascista è uno che non fa
parlare gli altri - ha sottolineato successivamente
nel corso di una conferenza stampa seguita alla manifestazione - . Ed è un termine, questo, che posso dire di usare a ragion
veduta, visto che mio padre era un partigiano». Non solo: «Sono più di sinistra
io - ha aggiunto - di certi pariolini che si vestono
da gruppettari per venire all'università e poi girano in Smart per Roma».
«TREMONTI NON ROMPA LE PALLE A ME» - Il rettore ha parlato anche dei fondi a disposizione delle università.
Spero che «Tremonti allenti i
quattrini - ha detto - La crisi finanziaria è un problema serio. Siccome
Tremonti ha il problema di tagliare, come rettore devo meritare che i tagli vadano da un'altra parte e che non
rompa le palle a me». In un Paese, prosegue, in cui «si dice a
cinquemila lavoratori andate a casa, non posso dire al governo che
voglio i soldi e basta li devo meritare». Frati rircorda
a questo proposito che «non c'è un buco nel bilancio della Sapienza che è stato chiuso in pareggio con grandi sacrifici».
LE RAGIONI DEGLI STUDENTI - «Abbiamo travolto anche Frati» hanno gridato gli studenti
che hanno interrotto la cerimonia. Gli ospiti sono stati tutti costretti ad
abbandonare la celebrazione con il rettore. L'irruzione, hanno spiegato gli
studenti, è stata promossa «perché rispetto ai tagli effettuati dal governo e
alla legge 133, il rettore già un mese fa si era posto contro il movimento
degli studenti e aveva invitato a trattare con un governo che taglia al sistema
universitario e scolastico. I risultati poi si vedono: la tragedia di Rivoli è
una dimostrazione». Gli studenti avevano chiesto di entrare per poter fare una
comunicazione. «Invece - spiega un rappresentante
dell'Onda - ci hanno militarizzato la città universitaria per non farci entrare
in Aula magna. Così abbiamo deciso di riprenderci i nostri spazi per esprimere
il nostro dissenso rispetto al governo e Frati è uno dei principali alleati di
questo esecutivo».>>
[“Sapienza,
inaugurazione interrotta – Il rettore: «Hanno agito da fascisti»”, Corriere della Sera, 28 novembre 2008
Un ritratto dell’attuale rettore de La Sapienza si trova alla voce Facoltà di medicina, transnazionali del farmaco, politica, nepotismo: oltre la fantasia ]
<<Mancava solo lei, l'ospite più attesa. Maria Stella Gelmini si è fatta
attendere invano a palazzo Rondanini,
sede della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui), a Roma. La cerimonia per la presentazione del
"Progetto Axia, università e impresa per la
ricerca" sarebbe stata perfetta con l'arrivo della
titolare del ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca
scientifica. Ma alla fine la festa per l'acquisto, da parte
di Nestlè, di una bella fetta di ricerca italiana c'è
stata. Nescafè, latte in polvere e
Baci Perugina per tutti, e ora diversi atenei della penisola saranno al
servizio di una delle multinazionali più importanti al mondo, la numero uno nel
settore alimentare. «Una buona notizia, in un momento in cui i
media parlano sempre male dell'università italiana» afferma l'anchorwoman del Tg1 Tiziana Ferrario
che ha moderato la presentazione, alla quale hanno partecipato Manuel Andrés, capo mercato Nestlè in Italia
e il professor Enrico Decleva, rettore
dell'Università di Milano e presidente della Crui.
Ieri sono stati presentati i quattro progetti di ricerca
che saranno interamente finanziati da Nestlè, con un
investimento complessivo di circa un milione di euro,
incentrati, come ha spiegato Manuel Andrés, «su
argomenti coerenti con le priorità strategiche del Gruppo in area scientifica e
di creazione di valore condiviso sui temi di alimentazione, sostenibilità e
multiculturalità». Parole di moda, al centro dell'agenda politica dei paesi
occidentali, come si è evinto dai lavori del G8 agricoltura che si è appena concluso a Treviso. Ma dietro questi termini così
filantropici si cela in realtà la perpetuazione di Nestlè,
stavolta con il benestare di trentuno università italiane, cioè
di un modello di economia devastante per la popolazione e per l'ambiente.
Non a caso nei quattro progetti vincitori c'è poca
multiculturalità, poca alimentazione ma molta
sostenibilità economica. Il primo esamina "La reputazione dei cibi nei
processi di decisione di consumo alimentare", allo scopo di «ottenere un
modello di analisi per la misurazione dei criteri che
condizionano le scelte d'acquisto alimentari». Se non
è marketing, poco ci manca. Il secondo progetto riguarda l'«analisi del ruolo dei media nella costruzione e diffusione della
rappresentazione sociale della sostenibilità»: in
pratica, come "educare" i lettori-spettatori «influenzando di
conseguenza i consumi». Il terzo è volto all'«individuazione di
indicatori precisi dello stress idrico in agricoltura» attraverso
rilevamenti aerei dei terreni da coltivare per ottimizzare le risorse d'acqua. Un progetto quasi inutile in Italia, ma evidentemente molto
importante in grandi aree agricole come quelle, ad esempio, del Brasile,
nazione tanto cara a Nestlè. L'ultimo progetto
finanziato, invece, riguarda l'esatto opposto di processi sostenibili come
potrebbe essere la filiera corta: è dedicato allo studio di «nuovi materiali
polimerici per l'imballaggio di alimenti». Dubitiamo
che di questo procedimento si possa avvalere il fruttivendolo sotto casa…ma forse può essere utile alla maggiore società
agro-alimentare del mondo, presente in oltre 60 paesi, con quasi 500
stabilimenti produttivi e un fatturato di circa 51 miliardi di dollari, «il 25%
del quale investito in ricerca» ha spiegato ieri il dott. Andrés.
In fondo è solo «grazie a un prodotto come Nescafè che oggi il Brasile utilizza in toto
il caffè prodotto, mentre prima il governo brasiliano
non sapeva che farsene». Sfruttamento totale. Questo il motto Nestlè, che si tratti di forza lavoro, di terra o di ecosistemi.
Certo, data la situazione in cui oggi versa la ricerca italiana, un milione
di euro per quattro progetti è qualcosa di irrinunciabile. Magari tappandosi il
naso davanti al milione e mezzo di bambini che ogni anno muore
per malattie e denutrizione causati dall'allattamento con latte in polvere
(dati Unicef), uno dei prodotti di punta del marchio Nestlè. «Il numero di vittime causate dall'uso improprio
del latte in polvere ogni mese equivale a quello causato dall'esplosione della
bomba di Hiroshima nel 1945» dichiarò circa quindici anni fa l'allora direttore
esecutivo dell'Unicef, James
Grant. Ma l'epoca del
boicottaggio è lontana. Siamo nel nuovo millennio: Nestlè
può parlare di sostenibilità e multiculturalità. E
l'università italiana di privatizzazione della ricerca. >>
[Daniele Nalbone: “La Nestlè si compra una fetta d’Università italiana”, Liberazione, 23 aprile 2009; per il
boicottaggio internazionale
contro la Nestlè, tuttora in corso,
vedi il sito www.ribn.it ]
<< Come previsto il ddl Gelmini sull'Università è passato. L'aula del Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma dell'università. Il ddl Gelmini è stato approvato con 161 sì, 98 no e 6 astenuti. Hanno votato a favore Pdl, Lega e Fli. Hanno votato contro Pd e Idv. Si sono astenuti (anche se al Senato vale come voto contrario) Udc, Api, Svp e Union Valdotaine. Intanto, soddisfatti del risultato della giornata di proteste di ieri, gli studenti della Sapienza si sono dati appuntamento a dopo le vacanze per riavviare il confronto ed eventualmente rilanciare. "Con la consegna dei pacchi 'contenentì la richiesta di sciopero generale abbiamo avanzato le nostre istanze - sostiene Malvina Giordana, dell'assemblea di Lettere - e quindi crediamo che per oggi non ci sia bisogno di ribadire. Prendiamo atto dei risultati positivi di ieri: dall'aumento esponenziale dei partecipanti al corteo, che ha fortemente spiazzato il governo, all'incontro concesso dal Presidente della Repubblica".>>
[Il giorno prima l’ANDU aveva mandato il seguente comunicato preveggente.]
« Costituzione, con le lacrime.
Il 14 dicembre a Roma Michela, una
studentessa di Pisa, e' andata incontro a coloro che l'avevano manganellata e
li ha fermati leggendo, “con le
lacrime agli occhi”, la Costituzione. Con la Costituzione si possono fermare i manganelli,
ma la Costituzione non riesce a fermare coloro che, su ordine della Confindustria e di pochi Rettori, hanno deciso di
cancellare quanto previsto dalla Costituzione stessa: l'autonomia degli Atenei
e la libertà di insegnamento e di ricerca. Infatti tutti i Gruppi parlamentari hanno accettato quanto
pre-scritto dalla lobby confindustriale trasversale TreeLLLe:
il commissariamento del
Sistema nazionale universitario e dei singoli Atenei.
Tutto questo è stato scritto già nel 2003, trascritto nei DDL del PD e del
Governo e, ad ogni costo e con tutti i mezzi, trasformato in legge.
La non-Opposizione voterà contro il DDL, mentre in realtà condivide i pilastri
del DDL stesso. La NON-opposizione al DDL e' confermata
dall'intervento sull'Unità di oggi della senatrice Franco del PD, che NON si oppone
(non li nomina nemmeno) ai contenuti veri del DDL approvato:
poteri assoluti al Consiglio di Amministrazione e alla presenza in esso degli
esterni (Atenei-ASL), messa ad esaurimento del ruolo
dei ricercatori
che comporta la crescita ulteriore del precariato e l'espulsione degli attuali
precari, accentuazione del localismo nel reclutamento e nelle carriere,
conferma del ruolo NON unico dei docenti, commissariamento
del Sistema nazionale degli Atenei con l'ANVUR.
Per leggere l'articolo su Michela, i vari DDL e l'intervento della senatrice
Franco cliccare:
www.andu-universita.it/2010/11/05/ddl-mortale/»
[La notizia della votazione è
tratta da:
www.liberazione.it/news-file/Universit---il-ddl---legge---LIBERAZIONE-IT.htm
]