CARRIERE


Una “lettera di cortesia” su un concorso universitario (13.II.1989)

Concorsi truccati al Policlinico di Pavia (2003)

Regole e trucchi nei concorsi universitari in Italia (16.II.2003)

Concorso a ordinario di nefrologia: pseudovalutazioni, curriculum falsificati e surrealismo giuridico (19.XII.2003)

Un concorso per associato di storia della medicina (31.I.2004)

Arresto di commissari di concorso (24.VI.2004)

Concorsi universitari e associazione a delinquere (25.VI.2004)

Ritorsioni contro i commissari di concorso che non cedono alle pressioni (2.VI.2005)

Concorso in otorinolaringoiatria annullato dopo 16 anni (!) per falso ideologico totale (!) (8.X.2004)

Come far perdere il miglior candidato a un concorso per associato (15.IX.2005)

Concorso truccato per ricercatore (21.IX.2005)

Gruppo di potere monopolistico nei concorsi di economia agraria (4.I.2006)

Concorsi pilotati: un’analisi statistica (IX.2005)

Il Ministero rifiuta di «provvedere all’annullamento» del concorso di otorinolaringoiatria (28.VIII.2006)

Come funzionano i concorsi universitari secondo la nuova normativa (7.XII.2012)


Una “lettera di cortesia” su un concorso universitario (13.II.1989)

<<[...] Per quanto riguarda la spinosa situazione politica concorsuale Le ribadisco chiaramente quanto detto a voce, cioè un appoggio pieno alla linea politica tradizionale che è quella, e non lo dimentico, da cui proviene il mio “varo” a Professore Ordinario.

 

Questa mia adesione ha una base razionale che è legata al tipo di regole del gioco che erano state decise tanti anni fa con larga convergenza di opinioni anche da parte degli attuali contestatori. La frattura attuale, se si perde, può avere degli effetti destabilizzanti che mi preoccupano assai.

 

C’è infine, alla base della mia decisione, un fattore di carattere più emotivo, che è una certa simpatia istintiva che mi lega a Lei, al Suo gruppo e al gruppo dei catanesi.

 

Se avesse bisogno di un aiuto organizzativo per la “campagna elettorale”, disponga pure di me.>>

[Dall’allora direttore della 2a Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università di Torino al prof. Giovanni Motta; per il seguito della storia vedi i documenti Concorso in otorinolaringoiatria annullato... ; e Il Ministero rifiuta di «provvedere all’annullamento»... ; il fac-simile della lettera è qui , insieme ad altra documentazione.]

 

Concorsi truccati al Policlinico di Pavia (2003)

 

<<PAVIA — Una condanna per la vicenda dei “concorsi truccati” al Policlinico San Matteo. E l'apertura di una nuova inchiesta. Si è concluso ieri al Tribunale di Pavia il processo che vedeva imputato Piergiorgio Villani, ex direttore amministrativo del Policlinico pavese, andato in pensione nel dicembre '99, accusato di abuso d'ufficio per aver ammesso a un concorso, per l'assegnazione di un posto dirigenziale al San Matteo, una persona che secondo l'accusa non ne avrebbe avuto i titoli. Il collegio giudicante, dopo aver ascoltato in aula ieri mattina l'ultimo testimone, il capo della squadra Mobile Pierpaolo Marraffa, la requisitoria del sostituto procuratore Mauro Vitiello e l'arringa difensiva dell'avvocato Giampiero Azzali, ha emesso una sentenza di condanna, a 5 mesi (il pm ne aveva chiesti sei), con sospensione condizionale della pena e non menzione, oltre all'interdizione dai pubblici uffici per la durata della condanna. Non solo. Nella lettura in aula della sentenza, dopo tre ore di camera di consiglio, il giudice ha anche aggiunto che gli atti processuali sarebbero stati inoltrati nuovamente alla procura della Repubblica, perché venissero verificati eventuali altre ipotesi di reato riguardanti lo svolgimento del concorso. Insomma, anche dopo la sentenza di ieri è tutt'altro che chiusa la vicenda dei "concorsi truccati", che si era aperta nel marzo del 2000. La squadra Mobile aveva sequestrato gli atti di cinque concorsi, poi alla chiusura dell'inchiesta il rinvio a giudizio per Villani era arrivato solo per un concorso. Ma proprio sullo svolgimento di quello la procura deve indagare ancora. >>

 

[Stefano Zanette: “Concorsi truccati a Pavia: condannato l’ex direttore del S. Matteo”, Il giorno, 2003]

 

Regole e trucchi nei concorsi universitari in Italia (16.II.2003)

 

<<Questa storia dei concorsi universitari truccati è un'invenzione o la realtà?

"Truccati è una parola grossa", ribatte Luigi Donato, barone doc, ordinario di cardiologia alla scuola superiore Sant'Anna di Pisa, che è come dire la Normale, l'Olimpo delle scienze applicate, nonché presidente dell'area di ricerca del Cnr di Pisa, 1300 dipendenti, il più importante centro del Cnr in Italia.

"Il fatto è riprende Donato che il meccanismo che si è messo in piedi per questi concorsi facilita la realizzazione di soluzioni precostituite, che sono pienamente legittimate dal meccanismo perverso che è stato messo a punto".

 

Lei obietta sull'aggettivo truccati, ma concorsi del quale si conosce il vincitore in quale altro modo potrebbero essere chiamati?

"Parlerei di meccanismo perverso".

 

Ma una lotteria che ha sorteggio già determinato è una lotteria truccata. E non è la stessa cosa per un concorso?

"Attenzione, il fatto è che il collegio dei docenti della materia, che poi è la lobby, si trova d'accordo e dice: questa volta votiamo per te te e te. E perché votiamo per te per te e per te? Perché deve vincere il tale e il talaltro".

 

Come funziona il sistema?

"La facoltà chiede un concorso per una materia, mettiamo cardiologia. La commissione ad esempio per i professori associati è formata da un membro interno e da quattro esterni, due ordinari e due associati".

 

Come fanno a controllare le nomine?

"Perché le nomine degli esterni vengono fatte dal collegio dei professori della materia, che è una lobby, la corporazione dei professori di quella materia, un'associazione, che non ha alcuna veste giuridica e sfugge a qualunque controllo anche del ministero".

 

Come può esserci un potere così assoluto sulle commissioni di concorso?

"Perché tutti quanti sono interessati. Perché questa volta lo vinci tu e la prossima volta lo vinco io".

 

Formalmente chi costituisce la commissione?

"L'ho già detto. Viene eletta dal collegio, che in sostanza è un organo di governo spontaneo, interno alla categoria, che però fa da lobby e controlla completamente chi accede alle cattedre di quella determinata materia".

 

E la facoltà subisce le scelte della lobby?

"Normalmente questo gioco è fatto con l'accordo della facoltà che indice il concorso, ma poiché per regolamento dovranno uscire due vincitori, ci si mette d'accordo per far uscire la coppia che va bene a tutti".

 

Ma sono uno o due i posti da assegnare?

"No, deve essere coperto un posto".

 

Allora perché vengono scelti due vincitori?

"Perché il secondo sarà destinato ad altra sede".

 

E la facoltà?

"La facoltà può prendersi o l'uno o l'altro o nessuno dei due. Ed è un meccanismo perverso perché tutti quanti all'interno della corporazione sono in qualche modo, se mi si passa la parola, ricattabili. Perché se non stai a questo accordo, tu la prossima volta non avrai questo o quest'altro posto".

 

Meccanismo perfetto.

"Ma se per caso il desiderio della facoltà non collima con il desiderio della corporazione succede un pasticcio, per esempio succede che i candidati, che non sono graditi dalla lobby, vengono invitati a ritirarsi".

 

Se non sono graditi alla facoltà, chi vince, la facoltà o la lobby?

"Normalmente la lobby. Ad esempio c'è stato un concorso di recente, in cui c'era conflitto tra facoltà e corporazione. Così le persone non gradite sono state invitate a ritirarsi. Su nove se ne sono ritirati più della metà. E questa è una cosa che è abbastanza frequente".

 

Il dire che questo andazzo non è poi cosa così grave mi pare derivi più dalla diffusione del malcostume che dalla gravità del medesimo.

"Infatti è gravissimo. Però bisogna fare attenzione, non si può dire che sia un meccanismo universale, è assai meno grave anche in medicina e nel settore delle discipline di base, quelle non professionali o anche in altri facoltà come lettere e ingegneria".

 

Lì non succede?

"Voglio dire che c'è sempre l'accordo di massima ma non c'è la manfrina su quelli da far ritirare".

 

Che cosa fa la differenza?

"Secondo me tutto è legato alla connessione tra l'attività clinica ospedaliera professionale e la posizione accademica, perché è una posizione di potere non soltanto accademico ma anche economico".

 

Come uscirne?

"Come ha annunciato il ministro Moratti e come fanno le grandi università del mondo. Non si fanno concorsi, si fa la cooptazione. Mi va bene il tale e chiamo il tale".

 

Perché allora c'è il concorso?

"Perché consente il controllo da parte della lobby".

 

Ma il risultato sarebbe ottenuto nello stesso modo.

"No, io ho lavorato alla Columbia University, in Germania, in Olanda, in Inghilterra, in Svezia. E lì decide o il consiglio di facoltà o il preside, c'è una struttura che decide e che ha tutto l'interesse alla più alta qualificazione".

 

Mentre i concorsi farsa rispondono a quale interesse?

"Al fatto che una disciplina venga controllata. Oltrettutto in questo modo si è esasperato il localismo".

 

L'irresistibile ascesa del cretino locale, è il titolo di un saggio sul problema.

"Esatto, perché far venire un professore da fuori comporta un peso in più sul bilancio della facoltà, mentre far vincere uno interno quasi non incide perché è poca cosa la differenza tra lo stipendio di un professore associato e quello di ordinario. Sono inverosimili idiozie, che finiscono con il dequalificare il sistema. Parliamo tanto di autonomia e dunque applichiamola, chi la userà bene andrà su, chi la userà male andrà giù".>>

 

[Giovanni Morandi: “Inchiesta / La denuncia di Sirchia/ Schema ideale: due vincitori per un posto”, Il giorno, 16 febbraio 2003]

 

Concorso a ordinario di nefrologia: pseudovalutazioni, curriculum falsificati e surrealismo giuridico (19.XII.2003)

 

<<Al Presidente del CIPUR Prof Paolo Manzini

Concorsi universitari : valutazione comparativa o cooptazione?

 

Caro Presidente,

 

quale iscritto al sindacato CIPUR, rappresento quanto segue.

 

Nel luglio 2000 si è conclusa la procedura di valutazione comparativa ad un posto di professore di prima fascia del settore scientifico disciplinare F07F-Nefrologia indetto dall’Università di Brescia (tipologia di impegno didattico-scientifico: “compiti didattici attinenti al settore scientifico-disciplinare F07F con particolare riguardo al trattamento dialitico cronico”; compiti scientifici: “impiego clinico nelle metodiche dialitiche con particolare riguardo alla dialisi peritoneale”). La commissione era composta dai seguenti Proff.ri: Rosario Maiorca (Commissario interno), Vittorio Andreucci (Presidente), Vincenzo Cambi, Giovanni Camussi, Sergio Stefoni.

 

Dei 4 candidati rimasti in lizza per tre idoneità (due avevano preferito ritirare la domanda), sono risultati idonei due allievi, di cui uno locale, di due commissari ed un’allieva dell’allora Presidente della Società Italiana di Nefrologia, Prof. Giuseppe Maschio; l’escluso è rimasto solo il sottoscritto, che presentava una inconcussa superiorità, rispetto agli idonei, su tutti i titoli che, come impone la legge, “costituiscono, in ogni caso, titoli da valutare specificamente nelle valutazioni comparative” (art 2, comma 9, DPR 390/98):

 

- titoli scientifici: il sottoscritto-non idoneo poteva vantare lavori scientifici, pubblicati nel 90% dei casi come primo od ultimo autore, sulle più prestigiose riviste internazionali come New England Journal of Medicine e The Lancet, valori di Impact Factor e Citation Index superiori alla somma di quelli riportati dai tre candidati idonei messi assieme, responsabilità di un progetto europeo Biomed, progetti nazionali, inviti come relatore ufficiale o attività come chairman a congressi internazionali e nazionali, o come referee di riviste internazionali ed era l’unico che aveva ricevuto l’incarico di coordinare la stesura di linee guida su un campo nefrologico dalla Società Italiana di Nefrologia (da sottolineare che questo criterio era stato assunto come criterio aggiuntivo dalla commissione per determinare la ricaduta clinica dell’attività scientifica).

 

- anzianità didattica: il non idoneo vantava un’anzianità di titolarità didattica di 22 anni, superiore a quella di due degli idonei, dei quali uno, il candidato locale, poteva vantare un’anzianità di neppure un anno.

 

- anzianità di carriera universitaria: il non idoneo vantava una anzianità di carriera universitaria di 30 anni, superiore a quella di tutti gli idonei, dei quali uno, il candidato locale, di neppure un anno;

 

- attività assistenziale: il non idoneo vantava una anzianità assistenziale di ruolo superiore a quella di tutti e tre gli idonei.

 

Dai verbali del concorso emerge chiaramente che mentre i commissari avevano dichiarato di far propri i criteri imposti dalla nuova legge del 1998 per la valutazione comparativa dei titoli dei candidati, nella realtà essi hanno proceduto senza tenerne conto od utilizzando tali criteri nella massima discrezionalità e con peso diverso a seconda dei candidati.

 

Ciò è dimostrato dal fatto che:

 

a) non si è fatto uso di parametri riconosciuti in ambito scientifico internazionale (Impact Factor e Citation Index) come imposto dalla legge;

 

b) non si è fatta alcuna analisi comparativa degli altri criteri di valutazione dei titoli scientifici stabiliti dalla legge: originalità ed innovatività della produzione scientifica, apporto individuale del candidato nei lavori in collaborazione, la rilevanza scientifica della collocazione editoriale delle pubblicazioni, la responsabilità di progetti scientifici, l’organizzazione, direzione e coordinamento di gruppi di ricerca etc;

 

c) sono mancate del tutto separate e quantificate valutazioni riguardanti l’anzianità di titolarità didattica, di carriera universitaria ed assistenziale, titoli che la legge impone di valutare specificamente.

 

Il sottoscritto sfida chiunque a trovare una valutazione comparativa nei giudizi individuali e collegiali della commissione, valutazione che diventa obbligata allorché, come nel caso in esame, si tratta di “procedura comparativa”.

 

Ed invero, la commissione non ha operato alcuna valutazione comparativa, dal momento che si è limitata in tutti i giudizi collegiali a scrivere che:

 

-quanto alle pubblicazioni: sono tutte o su riviste di grande prestigio internazionale (due candidati) oppure su riviste di notevole prestigio o di ottimo livello scientifico (altri due candidati);

 

-quanto agli studi: questi appaiono alla commissione “ben designati, metodologicamente corretti ed adeguatamente discussi” (due candidati), oppure con l’aggiunta “con spunti originali e innovativi” (altri due candidati);

 

-quanto all’apporto individuale: “risulta evidente dalla posizione del nome nell’elenco degli autori” (tutti i candidati).

 

Dove sta, di grazia, la valutazione puntuale, precisa e motivata dei titoli dei candidati, dell’I.F. e del C.I. delle loro pubblicazioni, del loro apporto individuale, dell’originalità e dell’innovatività della produzione scientifica, della congruenza con il settore scientifico-disciplinare, del prestigio delle riviste, dei congressi e dei progetti cui si è partecipato e collaborato e con quale ruolo (responsabilità o mera collaborazione)?

 

L’abnormità del comportamento della commissione la si può apprezzare particolarmente, poi, con riferimento ai titoli da valutare “specificamente” nella valutazione comparativa come imposto dalla disciplina vigente in subiecta materia, quali, l’anzianità di carriera universitaria, didattica ed assistenziale.

 

La ragione della mancata considerazione comparativa è scontata se solo si considera l’enorme iato di titoli fra il candidato non idoneo e gli altri candidati. Il fatto diventa eclatante se si considera l’idoneità attribuita al candidato locale, il quale presentava un curriculum scientifico con valori di I.F. e di C.I. pari ad un quarto rispetto al non idoneo, una anzianità di titolarità didattica e di carriera universitaria di neppure un anno (a fronte di 22 e 30 anni rispettivamente del non idoneo), e una minore attività assistenziale in reparti nefrologici di ben cinque anni. Non è di poco conto aggiungere che lo stesso candidato aveva presentato ben 13 pubblicazioni (delle 15 richieste nel bando), in collaborazione con il suo direttore, membro della commissione, e che in tali pubblicazioni il suo contributo risultava marginale, posto che il suo nome compariva in prima o ultima posizione nell’elenco degli autori solo in 3 delle 13 pubblicazioni; così che il commissario Maiorca si è trovato nella imbarazzante situazione di valutare se stesso.

 

Inoltre, non può essere casuale che la mancata considerazione di importanti aspetti del curriculum del non idoneo sia avvenuta sempre a suo svantaggio o che, analogamente, la scorretta applicazione dei criteri assunti dalla commissione o imposti dalla legge sia effettuata sempre ai suoi danni, al punto che i commissari giungono ad utilizzare elementi curriculari sostanzialmente identici una volta a fondamento di un giudizio negativo (nel caso, si trattasse del non idoneo), altra volta per formulare un giudizio positivo ovvero tacendo la circostanza per non dover effettuare il medesimo giudizio negativo (ovviamente, nel caso degli idonei); a tal proposito basterebbe osservare che, in termini di carriera didattica, lo stesso insegnamento, peraltro aggiuntivo a quello ufficiale di Nefrologia, di cui il non idoneo è stato titolare per 3 anni -1982-1983- (id est, corso di Biochimica di interesse reumatologico) è stato utilizzato nel suo caso per “dimostrare” -si fa per dire- una pretesa non pertinenza dell’insegnamento suddetto con la disciplina nefrologica, mentre, per converso, nel caso della candidata idonea (la quale assumeva l’incarico dello stesso corso dal 1983-1984, corso che tuttora svolge nell’Università di Padova), il medesimo titolo non è stato né menzionato né considerato negativamente per la predetta candidata, senza dire peraltro che la stessa poteva vantare numerosissimi altri corsi (circa 13 per anno) nelle materie più disparate ed è risultata impegnata per circa dodici anni (ininterrottamente) in ricerche, pubblicazioni e attività assistenziale palesemente estranee alla Nefrologia (id est, osteoporosi).

 

Ancora, con riferimento al giudizio parzialmente negativo nei confronti del non idoneo, la commissione ha avuto modo di precisare, che “… alla rilevanza scientifica della produzione fa riscontro una minore diretta ricaduta sulla pratica clinica”, non avvedendosi, fra l’altro, che tale candidato era l’unico a poter vantare l’incarico ufficiale come coordinatore, da parte della Società Italiana di Nefrologia a preparare un iter diagnostico e a stendere le linee-guida su un tema nefrologico (aspetto questo, peraltro, assunto dalla stessa commissione come criterio aggiuntivo per determinare la ricaduta clinica: “influenza delle ricerche effettuate sulla pratica clinica e sulla formulazione delle linee-guida nazionali o internazionali”); la disparità di trattamento è ancora più evidente se si considera che aver partecipato solo come mero collaboratore di stesura di linee-guida (un idoneo) o non aver partecipato a nessuna stesura di linee-guida (gli altri due idonei) procura a costoro un giudizio di “notevole o indubbia ricaduta clinica”.

 

Analoghe incongruenze si rinvengono con riferimento alla valutazione, da parte dei commissari, dell’attività assistenziale svolta dal candidato non idoneo, asseritamente, “in strutture non sempre nefrologiche” e “non in tutti i campi della nefrologia”, attribuendo un maggior peso ad un’esperienza diretta sulla dialisi e trapianti rispetto ad altri settori della nefrologia, come se il concorso fosse di dialisi e non di nefrologia. E ciò contrariamente peraltro a quanto stabilito dal DPR n. 117 del 23 marzo 2000, ai sensi del quale “la tipologia di impegno scientifico e didattico eventualmente indicata nel bando non costituisce elemento di valutazione del candidato”. A tale proposito, non è di poco conto ricordare che “l’esperienza nei maggiori settori nefrologici” era stata inserita tra i criteri di valutazione “aggiuntivi”, non imposti, anche se previsti dalla legge, che la commissione ha introdotto dopo che i candidati avevano inviato i loro curricula e considerare che la candidata-idonea, per 12 anni (1983-1995) ha prestato attività assistenziale in un reparto medico non nefrologico, in cui era responsabile tra l’altro di un Servizio di Metabolismo Minerale ed Osteoporosi”, una materia che ha poco a che vedere con la nefrologia e non da ultimo che l’interesse scientifico e professionale del candidato locale verteva quasi esclusivamente sul tema della dialisi (modulo assistenziale: dialisi; argomento delle 15 pubblicazioni valutabili monotematico: dialisi).


Come commentare poi il comportamento dei commissari che giungono persino ad arricchire i curricula dei candidati con titoli che questi non si sono mai sognati di riportare nel loro curriculum; è il caso del candidato locale che si ritrova nel giudizio individuale e collegiale ad essere “revisore” di “altre linee guida” mai segnalate nel suo curriculum o di un altro allievo di un commissario che si ritrova, senza saperlo- è proprio il caso di dirlo- responsabile di numerosi progetti MURST e CNR mai riportati nel proprio curriculum.

 

A completamento di questa vicenda, non si può non ricordare il comportamento della candidata idonea, la quale riporta nel suo curriculum, corredato da una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, un profilo di alcuni suoi titoli didattici, scientifici ed assistenziali non proprio corretto e certamente sottoposto a un radicale intervento estetico. Gli esempi sono numerosi: a) nel tentativo di nascondere la sua più che decennale pregressa attività assistenziale nel settore dell’osteoporosi, materia che ha davvero poco in comune con la nefrologia, cambia la denominazione di un servizio assistenziale di cui era responsabile e che ancora oggi è chiamato “Metabolismo Minerale ed Osteoporosi” in “Metabolismo Minerale e Patologia dell’Osso”; b) al fine di enfatizzare la propria esperienza clinica nel settore della dialisi, sostiene di aver partecipato ad attività di emodialisi, a ”seguito dell’unificazione dei due reparti di Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova”, quando la circostanza è falsa, dal momento che il reparto che svolge il servizio di emodialisi è sempre stato autonomo e diretto da un diverso primario ospedaliero; c) al fine di accrescere la propria credibilità scientifica avanti la Commissione, nell’elencare i propri lavori indica erroneamente la natura delle sue pubblicazioni, così che alcuni lavori sono stati presentati come articoli in extenso, quando invece si tratta di mere comunicazioni o abstracts a congressi nazionali (pubblicati sul libro degli atti su due mezze pagine), altre pubblicazioni nazionali sono state rappresentate invece come internazionali, ed ancora lavori elencati come pubblicati in extenso sono invece semplici lettere all’editore etc; f) espone nel suo curriculum un’impressionante sequela di attività didattiche come titolare di innumerevoli corsi di insegnamento (sino a 13 all’anno pari ad un impegno didattico di più di 500 ore annue), quando alcuni di questi o non sono stati svolti del tutto dalla titolare, o sono stati tenuti interamente da professori a contratto, come risulta anche da dichiarazioni di colleghi ed ex-specializzandi.

 

Di fronte alle manifeste, plurime violazioni di legge, dei principi fondamentali in materia di concorsi pubblici, dei criteri di valutazione imposti dalla legge, del principio di imparzialità, dell’incompatibilità di alcuni commissari, ci si attendeva un intervento di annullamento del concorso da parte dell’autorità giudiziaria, al quale il sottoscritto si era giustamente rivolto. Invece, il TAR di Brescia rigettava il ricorso (sentenza n. 872 del 10 novembre 2001; Presidente: Francesco Mariuzzo; Relatore: Caputo Oreste Mario). Incomprensibili ci appaiono le motivazioni del rigetto. Leggendo la sentenza, sorprende non solo il fatto che il Giudice abbia ignorato e non abbia risposto alle puntuali e sacrosanti censure del ricorrente, ma soprattutto la circostanza che egli sia incorso in “gravi errori” di valutazione. Si legge in effetti a pag. 15 della pronuncia: “risulta infatti per tabulas un fatto inequivocabile: il ricorrente è l’unico fra i candidati a non aver ottenuto l’idoneità nazionale a Primario di Nefrologia” . Uno sguardo ai curricula dei candidati sarebbe stato sufficiente per sapere che nemmeno la candidata idonea ha mai ottenuto l’idoneità primariale, che peraltro era titolo valido nei concorsi ospedalieri fino a poco più di un decennio fa, posto che l’ultimo concorso per tale idoneità si è svolto nel 1987. L’errore dei giudici bresciani viene addirittura ribadito e enfatizzato alla pagina successiva dove si parla, inter alia, della “sua mancata idoneità a primario di nefrologia”: in realtà, il candidato non idoneo, avendo dedicato tutta la sua vita alla carriera universitaria, non si è mai sognato di acquisire l’idoneità a primario ospedaliero né mai ha partecipato ad un concorso eiusdem generis, donde semplicemente la non veridicità del giudizio negativo sulla “mancata idoneità” inventata di sana pianta dal Giudice. Ma ancora sorprende, riferendosi all’attività didattica del ricorrente, quando il Giudice dichiara:“…l’attività didattica è pertinente almeno in misura preponderante alla clinica biologica”. A quanto consta, nessun ordinamento didattico della Facoltà di Medicina prevede un insegnamento di clinica biologica. Che dire poi delle valutazioni in tema di criteri scientifici internazionali, voluti dal Legislatore, dalla commissione stessa e riconosciuti come importanti dagli stessi candidati. Nelle parole del collegio, “la sua principale finalità –dell’Impact Factor- è quella di fornire un criterio, per l’acquisto, la gestione e la raccolta delle riviste di cui dotare la biblioteca. Solo in via indiretta, ad integrazione, tale parametro può concorrere ad individuare la qualità scientifica intrinseca di contenuto della specifica pubblicazione edita nella singola rivista a cui si riferisce l’impact factor”. Evidentemente il legislatore non la pensa allo stesso modo se lo ha imposto come criterio di valutazione della produzione scientifica dei candidati, come del resto gli stessi commissari che avevano affermato inequivocabilmente di voler rispettare (sia pure solo in astratto) (cfr Art. 2, comma 8; D.M. n. 390 del 1998:”Per i fini di cui al comma 7 si fa ricorso, ove possibile, a parametri riconosciuti in ambito scientifico internazionale”). Infine, incomprensibile ci pare un’altra affermazione dei giudici di prime cure “coonestare dubbi sull’attendibilità scientifica dei titoli presentati da costoro-i candidati idonei-, oltre a prestare il fianco a discutibili valutazioni di parte non è pertinente all’oggetto del giudizio incentrato sulla sua inidoneità”. Forse ci si dimentica che si tratta, come dice la legge, di una procedura di valutazione comparativa ?

 

Di fronte a questa sentenza non rimaneva al sottoscritto-candidato non idoneo che far ricorso al Consiglio di Stato, nella speranza di porre rimedio ad una grave ingiustizia di cui era stato vittima nel contesto di questo concorso universitario. Sorprendentemente, in data 24 ottobre 2002, il Consiglio di Stato respingeva il ricorso (Sentenza n. 5879/2002, VI Sezione –Presidente: Giovanni Ruoppolo; relatore: Giuseppe Minicone). Nella decisione, il Giudice d’appello non ha risposto ai plurimi argomenti che dimostravano incontestabilmente i vizi censurati relativi al comportamento della commissione e non si è pronunciato per niente sulle evidenti e gravi “sviste” del giudice di prime cure. In particolare, ha dimenticato di rispondere alla principale censura introdotta: la commissione non ha operato alcuna valutazione comparativa, violando palesemente la legge.

 

Incomprensibile ci appare anche questa decisione del giudice d’appello, e di questo avviso non siamo i soli, a ben considerare l'ordinanza del GIP di Brescia, a dimostrazione, laddove ve ne fosse bisogno, della fondatezza e della bontà delle censure avanzate dal sottoscritto e rimaste prive di riscontro ex parte judicis. Ed invero, nel provvedimento di archiviazione del GIP di Brescia del 16 giugno 2003 (Dott.ssa Morelli)–relativo alla rilevanza penale dell’attività della commissione di concorso-, si rinviene letteralmente che “le doglianze espresse dal prof. Baggio in merito alla valutazione, sempre operata a suo sfavore, dei diversi parametri posti alla base del giudizio della commissione, non paiono destituite di fondamento. La materia è assai complessa, tanto da aver richiesto l’analisi di un professore universitario nominato quale consulente del PM, ma agli occhi del profano pare che i componenti della commissione abbiano impiegato per ciascun parametro un criterio di valutazione che, invariabilmente, danneggiava il prof. Baggio. Anche dopo un’attenta lettura della consulenza del prof. Ponticelli tale dubbio non è fugato (…) omissis. Sorprende, quindi, non tanto il fatto che i commissari abbiano interpretato liberamente i criteri di valutazione dei parametri …(omissis), quanto piuttosto che, in relazione ad ogni parametro, sia stato adottato il criterio più sfavorevole al prof. Baggio. Al di là di tali considerazioni, che consentono di formulare serie riserve circa la correttezza e l’imparzialità della commissione esaminatrice, due membri della quale sono coautori di numerose pubblicazioni di due dei candidati …”.

 

Analoghe considerazioni possono farsi con riferimento alla perizia del prof. Ponticelli, il quale, se da un lato, esorbitando dalle proprie competenze di tecnico nefrologo erra nel valutare la portata vincolante della legge e dei criteri sulla commissione, concludendo che la commissione operò nell’ambito della lecita discrezionalità amministrativa, dall’altro, condivide in molte parti le censure avanzate dal sottoscritto e rimaste prive di riscontro ex parte judicis. In effetti, anche il prof. Ponticelli, a riguardo della omessa valutazione comparativa dei criteri internazionali della produzione scientifica –I.F. e C.I.- precisa: “di fatto, se fossero stati utilizzati …(omissis) il dott. Baggio avrebbe dovuto entrare a pieno diritto nella terna, dovendosi riconoscere che la somma aritmetica dell’I.F.e del C. I. della sua produzione era largamente superiore a quella degli altri candidati …”. Ancora, sulla pretesa scarsa ricaduta clinica del prof. Baggio, il perito commenta: “anche le lamentele del dott. Baggio circa la scarsa ricaduta clinica della sua produzione scientifica possono trovare un certo consenso” ed inoltre, con riferimento alla valutazione dell’attività didattica, il prof Ponticelli afferma inequivocabilmente: “il dott. Baggio può lamentarsi del fatto che non si sia tenuto conto della sua attività di docente certamente più lunga di quelle prestate dal dott. Cancarini e dal dott. Fuiano. Tale contestazione è senz’altro giustificata. In una valutazione comparativa si sarebbe potuta sottolineare la differente esperienza didattica tra i candidati”. Altrettanto “dicasi per la durata dell’attività clinica svolta dal dott. Baggio più lunga di quella degli altri candidati”. Per quanto poi attiene ai titoli che, giustamente, Baggio censurava come inesistenti nei curricula di altri due candidati (titoli effettivamente inventati dalla commissione o tutt’al più frutto di una conoscenza personale dei candidati), il prof. Ponticelli precisa: “di fatto non risulta che il dott. Cancarini abbia scritto di avere collaborato alla revisione di altre linee guida oltre a quelle della dialisi peritoneale. Né il dott. Fuiano ha scritto di aver partecipato a numerosi progetti scientifici finanziati dal MURST”. Quanto infine alle censure sulla mancata effettuazione di una valutazione comparativa di funzione, di contratti di ricerca, organizzazione, direzione e coordinamento dei gruppi di ricerca, coordinamento di iniziative in campo didattico e scientifico, il perito diligentemente annota: “di fatto non risulta traccia di questa valutazione nei verbali della commissione. E’ difficile dire se tale mancanza sia dovuta ad omissione, dimenticanza o al fatto che i commissari abbiano considerato trascurabile il peso di questa valutazione”.

 

Ci si limita, a questo punto, a commentare gli altri due documenti, che comprovano vieppiù la bontà delle censure del prof. Baggio, in tema di ricaduta clinica delle ricerche, alla tesi dei commissari, secondo i quali ”alla rilevanza scientifica della produzione fa riscontro una minore diretta ricaduta sulla pratica clinica”. Il Prof. Zoccali, coordinatore delle Linee Guida della Società Italiana di Nefrologia, chiarisce, laddove ve ne fosse bisogno, l’intrinseca connessione fra ricaduta clinica e linee guida: “gli studi e le ricerche originali ed innovative del prof. Baggio hanno avuto ed hanno tuttora una notevole ricaduta clinica e hanno determinato un nuovo approccio diagnostico e terapeutico nei pazienti con nefrolitiasi”.

 

Last but not least, il documento relativo al concorso di nefrologia per professore universitario di seconda fascia bandito dall’Università di Pavia (anno 2002). La commissione di concorso (di cui faceva parte peraltro lo stesso prof. Stefoni, uno dei componenti del concorso sub judice) ha unanimemente valutato un allievo e collaboratore per vent’anni del sottoscritto, con cui fino al 1998 ha sviluppato le stesse linee di ricerca ed è coautore degli stessi lavori, in questi termini: “sebbene la direzione principale di questi studi sia l’investigazione fisiopatologia, le implicazioni sono sempre anche di ordine clinico …strettamente collegate con l’attività clinica e con possibili risvolti terapeutici pratici delle sue ricerche” (giudizio del prof. Maschio, già Presidente della Società italiana di Nefrologia, ripetuto sostanzialmente anche dagli altri commissari), mentre per l’attività scientifica del sottoscritto i commissari del concorso di Brescia hanno dichiarato “alla rilevanza clinica della produzione fa riscontro una minore diretta ricaduta sulla pratica clinica”. Per quanto riguarda poi l’attività assistenziale del medesimo candidato (che ha lavorato, lo si ribadisce, fianco a fianco del sottoscritto dal 1978), il giudizio collegiale così riferisce: “la sua attività assistenziale, svolta tutta in ambito nefrologico….” , mentre per la commissione di Brescia l’attività assistenziale del sottoscritto “non è sempre stata svolta in strutture nefrologiche”.

 

Caro Presidente, il sottoscritto lascia a te, al sindacato ed a tutti i lettori i commenti su questa incredibile vicenda, che esula dal fatto personale per coinvolgere ed avere significativi riflessi su tutto il sistema universitario (reclutamento, fuga di cervelli, crisi della ricerca…), tema che trova ampio spazio nelle cronache della stampa tutta di questi giorni e per la moralizzazione del quale il Sindacato si sta fortemente battendo. Resto a disposizione per qualunque chiarimento e per mostrare la documentazione relativa alle illegittimità rilevate avanti alle sedi più opportune. Come conclusione, vorrei solo ricordare quanto riportato da una nota ricercatrice ed esperta di materia concorsuale (Prof. L.Calzà), “le argomentazioni in base alle quali sono irrise le valutazioni oggettive proposte per il confronto fra la produzione scientifica dei candidati del concorso in oggetto fanno parte del bagaglio delle commissioni che amano lavorare in base all’assunto “è bravo perché lo dico io” e rifiutano aprioristicamente qualunque strumento di confronto oggettivo che, per quanto perfettibile, è attualmente disponibile”.

Prof. Bruno Baggio - Professore Associato di Nefrologia - Università di Padova>>

[Lettera pubblicata su Università oggi, N. 40, 19 dicembre 2003, pp. 8-9 con il titolo “Concorsi universitari : valutazione comparativa o cooptazione”, e un a nota editoriale di Leonardo Bosi e Paolo Manzini. La sentenza di archiviazione del tribunale di Brescia, 17 giugno 2003, è qui ]

 

Un concorso per associato di storia della medicina (31.I.2004)

 

<<La seconda sezione del Consiglio di Stato sta esaminando il ricorso avanzato da un candidato giudicato non idoneo dalla commissione chiamata a formulare la “valutazione comparativa” per l’assegnazione della cattedra di Storia della medicina, da troppo tempo vacante presso l’Università di Padova (Facoltà di Medicina e Chirurgia). “Valutazione comparativa”, per chi lo ignorasse, è l’eufemistica designazione che ha rimpiazzato quella più nota di “concorso”, logorata oramai dal tempo e fors’anche compromessa da una storia di vicende non sempre limpide né esemplari.

 

[...] Ad una sede forte di tali tradizioni scientifiche, nonché di vasta rinomanza internazionale, ci si aspettava venisse chiamato uno studioso fornito delle competenze richieste per degnamente coltivare la storia di tale scuola, oltre che della scienza medica in generale: sia per l’intrinseco valore di siffatti studi, che per le ricadute culturali che, in tempi che vedono sempre più eclissarsi la cultura, ne sarebbero potute venire agli studenti destinati a a formare il corpo professionale dei medici di domani.

 

Così non è stato. Non sorprenderà dunque che i deliberati della commissione giudicatrice siano ora sub iudice davanti quel Consiglio di Stato, erede del napoleonico Conseil d’État, cui dall’ordinamento costituzionale vigente è attribuito il ruolo di giudice terzo nelle controversie insorgenti fra il cittadino e l’autorità pubblica. L’art. 100, 1o comma, della Costituzione definisce infatti il Consiglio di Stato come l’“organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia dell’amministrazione”(c.vo nostro), nei casi in cui essa amministrazione questi principi di giustizia avesse violato.

 

Il ricorrente non era l’ultimo arrivato. Bernardino Fantini è dal 1992 professore ordinario di Storia della medicina all’università di Ginevra, dove dirige l’Institut d’histoire de la médecine et de la santé, una delle più prestigiose istituzioni scientifiche europee del settore, nonché Centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della sanità per la ricerca storica in sanità pubblica. Fantini è anche professore ad personam all’università di Losanna, ed è stato presidente della European Association for the History of Medicine and Health. Dunque, un candidato di alta, se non altissima caratura, che Padova avrebbe dovuto sentirsi onorata di accogliere nel suo corpo accademico, e che avrebbe risollevato il prestigio, da qualche tempo languente, dell’Istituto di Storia della medicina patavino. Ma la commissione giudicatrice non si lasciò impressionare. Avvalendosi con disinvoltura delle proprie facoltà di giudizio, la commissione sentenziò non doversi riconoscere l’equivalenza fra la posizione di un professore ordinario di un’università elvetica (dunque extracomunitaria...) e quella corrispondente di un professore ordinario nostrano. Cuius regio, eius cathedra.

 

* * *

 

Al “dr. Fantini”(così costantemente designato nella corrispondenza ufficiale) venne negata anche la parificazione al ruolo di professore associato italico: lo si trattò alla stregua di un semplice ricercatore universitario, con l’obbligo di sostenere davanti alla commissione la “prova didattica” prevista per i candidati minus quam, intesa ad accertare le capacità didattiche dell’aspirante docente. Si noterà, en passant, che Fantini di tali capacità aveva già dato, e non fra le montagne elvetiche, buona prova, essendo stato per cinque ani professore a contratto (di Storia della medicina) appunto nella Facoltà medica padovana... Naturalmente non fu la lezione tenuta, con apprezzabile gesto di umiltà, dal Fantini su Lo sviluppo del concetto di ‘misura’ nella medicina del ’600, a compromettere l’esito concorsuale. Al contrario, è lecito congetturare che la commissione giudicante, formata da una maggioranza (3 su 5) di non-professori-di-storia-della-medicina, bensì di docenti di Patologia generale, non tenuti a conoscere la materia, abbia potuto arricchire la propria cultura assistendo alla lezione del professore di Ginevra.

 

Non fu dunque questa la materia del contendere. La barriera rizzata per tagliare al Fantini la strada che l’avrebbe menato “lungo la Brenta”, fu ben più massiccia: in tempi di inter-, trans-, multi-, nonché pluri-disciplinari(e)tà, la commissione eccepì infatti essere il Fantini “storico della scienza” anziché “storico della medicina”. Il tutto condito dal relativo apparato di sigle (FO2X, EO2C, ecc.) indecifrabili dai profani, a suo tempo escogitate dal C.U.N. (Comitato universitario nazionale) onde minuziosamente delimitare (in tempi appunto di inter-, trans- ecc.) i confini fra i vari campicelli e orticciuoli disciplinari e, soprattutto, concorsuali. Vicepresiedeva il C.U.N., nell’epoca in cui venivano delineati quegli apparentamenti che dovevano fare della Storia della medicina un terreno di caccia riservato alla Patologia generale, un insigne general-patologo nonché preside di una ancor più insigne Facoltà medica, il quale sarebbe risultato per via di liaisons parenterali (honni soit...) non del tutto estraneo all’esito del nostro concorso, né alle logiche di spartizione del potere accademico.

 

Dunque, un “dr. Fantini” redarguito perché “storico della scienza” e non già della medicina. La medicina dunque non è una scienza? – si chiederà l’ingenuo lettore. [...] Ci si potrebbe peraltro chiedere (ciò che qui non faremo) in base a quali principi gnoseologici vengano chiamati a giudicare di Storia della medicina professori, ordinari fin che si vuole, di Patologia generale, materia che non implica affatto il possesso di quelle conoscenze storico-mediche la cui presenza essi sono chiamati ad accertare nei candidati. [...] Non resta che rassegnarsi a congetturare che dietro le concorsuali più o meno decorose quinte si celino talora interessi, anche giustificabili, ma non sempre compatibili con le regole della scienza, né coi dettami dell’equità dei giudicanti.

 

Il ricorrente avrà in realtà buon gioco a provare agli aeropagiti di Palazzo Spada che, “storico della scienza” fino al 1988, da quell’anno egli avviò, sotto il patronato del compianto Mirko Grmek – la cui statura scientifica non richiede illustrazioni – una specifica formazione di storico della medicina, che lo portò fra l’altro a conseguire nel 1992 il Doctorat d’État con una tesi, pubblicata dalla École Pratique des Hautes Études – Sorbonne, sulla storia della malaria. Titolo che in terra oltremontana abilità all’insegnamento universitario, e il cui valore è almeno penoso vedere disconosciuto nella Cisalpina. Difficile, in ogni caso, contestare che nei 12 anni seguiti alla “conversione” di Fantini dalla EO2C alla FOX2, questi abbia accumulato una produzione strettamente afferente alla disciplina, con oltre 120 titoli specifici pubblicati a partire dal 1989 ed elencati nel curriculum.

 

* * *

 

E qui il nostro argomentare potrebbe anche concludersi, ma commetteremmo anche noi un’iniquità se passassimo sotto silenzio l’esclusione dalla rosa degli idonei di un altro storico della medicina, non meno del Fantini meritevole di conseguire l’idoneità negata. Giuseppe Ongaro, libero docente della materia all’università di Padova nel 1968, presentava 114 titoli pubblicati fra il 1963 e il 2000, saliti nel frattempo a 121 più altri 12 in corso di stampa. [...] Qui non si potevano sollevare le obbiezioni opposte al Fantini: nessun dubbio che i titoli del candidato fossero strettamente afferenti alla materia, e per di più vertessero in cospicua parte sulla storia dello Studio padovano. Per fondare il suo diniego, la commissione si trincerò questa volta dietro motivazioni come quella che riportiamo dal verbale: “La produzione scientifica specifica ... è caratterizzata da una molteplicità di argomenti trattati, tanto da renderla alquanto dispera”. Una “dispersione” che i giudici mostravano di non gradire, preferendo una produzione ristretta a pochi e circoscritti argomenti, e magari di esigua mole, come nel caso di altri candidati ammessi all’idoneità, di cui si dirà fra poco.

 

In ogni caso, se “comparato” al giudizio formulato sull’Ongaro, quello verbalizzato in data 25 giugno 2001 su di un altro candidato, riconosciuto idoneo e in seguito chiamato a ricoprire la famigerata cattedra, appariva meno promettente. A Giorgio Zanchin, neurologo padovano associato e specialista in terapia delle cefalee, la commissione riconosceva infatti “un forte impegno nella ricerca della neuropatologia clinica”(materia che non rientra, che si sappia, nella storia della medicina), ma osservava che la produzione scientifica del candidato risultava “non particolarmente ampia”(si noti la finezza della litote), e “a carattere spesso sporadico”, “di buon livello ... ma di limitata originalità”. Ma soprattutto i commissari segnalavano la difficoltà di riconoscere l’apporto del candidato nei lavori in cui egli figurava coautore con alii (parte non trascurabile di quelli presentati), lavori in cui “il ruolo del candidato è di difficile definizione”. Di conseguenza, lo Zanchin non veniva dichiarato idoneo; la commissione chiudeva pertanto i suoi lavori riconoscendo idonei due soli candidati; al nostro era andato un voto soltanto.

 

Abbiamo pescato dal verbale della seduta “conclusiva” del 25 giugno, che in realtà conclusiva non fu, perché coll’avvicinarsi dell’autunno e l’ingiallire delle foglie, la commissione rimeditò le proprie conclusioni estive, nei tempi supplementari di una seconda conclusiva seduta accordatale dall’autorità accademica e tenutasi al 4 di settembre. Nella quale, ritornando sui suoi passi perduti, la commissione verbalizzava che l’apporto dello Zanchin a quei tali lavori era stato in realtà più rilevante di quanto non fosse in prima istanza sembrato, dato che il nome del candidato “rimaneva costante al variare degli altri nomi”- lasceremo ai competenti l’esegesi di questa sibillina espressione. Con 3 voti su 5 (1 voto andò a Fantini, 1 a Ongaro) Giorgio Zanchin venne così riconosciuto, in seconda istanza, idoneo, e tempestivamente chiamato a coprire la cattedra patavina.

 

* * *

 

Se c’è un insegnamento da trarre dalla vicenda (ce ne sarebbero in realtà più d’uno), si è che un sistema valutazional-comparativo come quello tuttora in auge nel già bel Paese mette una commissione, selezionata ad arbitrio di determinate combinazioni accademiche, nelle condizioni sia di stabilire le regole del gioco, che di modificarle in corso d’opera a seconda delle circostanze e delle convenienze, sapendo di poter contare sulla benevola neutralità degli organi burocratico-amministrativi preposti al controllo formale, ma anche sostanziale, dell’operato. [...]

 

I verbali concorsuali sono consultabili sul sito internet dell’Università di Padova: http://147.162.100.187/concorsi/Sessione2_00/commissioni/commissioni.htm >>

 

[Da: Oddone Longo: “Come si scrive la storia (della medicina)”, Belfagor, 59 (1), 31 gennaio 2004, pp. 102-6]

 

Arresto di commissari di concorso (24.VI.2004)

<<ROMA - Cinque cardiologi sono stati arrestati  dalla guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta sui presunti concorsi universitari truccati. Il provvedimento del gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis ha raggiunto i professori Livio Dei Cas, di 62 anni, primario cardiologo all'ospedale Civile di Brescia e docente universitario, Paolo Rizzon, di 72 anni, fondatore della scuola di cardiologia dell'Università di Bari, il pisano Mario Mariani, di 68, il milanese Maurizio Guazzi, di 69, e il fiorentino Luigi Padeletti, di 57. L'accusa è di associazione a delinquere, corruzione e falso. A tutti è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari.

L'ipotesi investigativa è di aver costituito e preso parte a un'associazione per delinquere attraverso la quale hanno fatto vincere a candidati a loro graditi diversi concorsi per docente ordinario e associato e per ricercatore nelle facoltà di cardiologia delle università di Bari, Firenze e Pisa. Per ottenere questo scopo i medici avrebbero anche controllato presso alcune università italiane l'elezione di componenti delle commissioni esaminatrici.

L'accusa era contenuta nell'avviso di proroga delle indagini preliminari notificato lo scorso 26 maggio dalla guardia di finanza a sette persone. Al centro dell'inchiesta della procura barese c'è una decina di concorsi che sarebbero stati truccati in diversi atenei italiani.

I magistrati avrebbero accertato che i concorsi erano solo una formalità per procedere all'assunzione dei docenti universitari (ordinari e associati, in forma più attenuata anche quella di ricercatori) perché l'indicazione del nominativo della persona che doveva risultare idonea al concorso era già stato definito in precedenza. Nell'ambito della stessa inchiesta il 19 maggio scorso fu bloccato un concorso indetto a Firenze e furono sequestrati i relativi atti.

Oltre ai cinque cardiologi arrestati, ricevettero avviso di proroga Giovanni Modica, di 74 anni, di Catania, e Mario Erminio Lepera, barese, di 41 anni. Lepera - in concorso con Rizzon - è indagato per tentativo di estorsione continuata per aver costretto qualcuno a far ottenere loro varie utilità.

Il reato di corruzione fa riferimento a presunti scambi di favori che si sarebbero fatti i componenti delle commissioni esaminatrici dei concorsi che, di volta in volta, sostiene l'accusa, si sono favoriti per far vincere a persone a loro gradite le gare. Tra coloro che avrebbero beneficiato delle assunzioni ci sono figli, nipoti, amanti e allievi dei cardiologi. >>

[Arrestati cinque cardiologi/ "Riuscivano a controllare le commissioni esaminatrici"”, la Repubblica, 24 giugno 2004]

 

Concorsi universitari e associazione a delinquere (25.VI.2004)


<<BARI - Concorsi universitari "pilotati" a medicina per favorire figli, nipoti, i propri allievi e anche, per alcuni, l'amante. Con questa pesantissima accusa sono finiti ieri agli arresti domiciliari cinque docenti universitari su ordine della magistratura barese. Sarebbero per gli inquirenti «un esempio del malcostume diffuso nel sistema universitario» le presunte irregolarità e gli abusi nello svolgimento di una decina di concorsi universitari per ordinario e associato in Cardiologia svoltisi negli ultimi anni tra Firenze, Pisa e Bari. I medici arrestati sono il primario cardiologo dell'Ospedale civile di Brescia e docente universitario, Livio Dei Cas, di 62 anni, il fondatore della scuola di Cardiologia dell'Università di Bari, Paolo Rizzon, di 72 anni, il direttore del Dipartimento cardiotoracico dell'Università di Pisa, Mario Mariani, di 68 anni, il cardiologo Maurizio Guazzi, di 69 anni, dell'Università di Milano, e il fiorentino Luigi Padeletti, di 57. L'ipotesi investigativa a carico degli arrestati è di aver costituito e preso parte a un'associazione per delinquere attraverso la quale hanno fatto vincere candidati a loro graditi in diversi concorsi per docente ordinario e associato e per ricercatore nelle facoltà di Cardiologia delle università di Bari, Firenze e Pisa. Per ottenere questo scopo i medici avrebbero anche controllato presso alcune università italiane l'elezione di componenti delle commissioni esaminatrici. I magistrati avrebbero accertato che i concorsi erano solo una formalità per procedere all'assunzione dei docenti universitari (ordinari e associati, in forma più attenuata anche quella di ricercatori) perché l'indicazione del nominativo della persona che doveva risultare idonea al concorso era già stato definito in precedenza. Era stato appunto questo il contenuto della denuncia fatta nell'ottobre del 2002 alla Procura di Bari, da cui prese l'avvio l'inchiesta, che si è avvalsa di numerose intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche delegate ai militari della sezione di pg della Guardia di Finanza presso la Procura di Bari. Uno dei partecipanti a un concorso per professore universitario di ruolo di prima fascia in Cardiologia a Bari, che era fissato appunto per l' ottobre 2002, indicò, qualche tempo prima che la gara si svolgesse, il nome del vincitore prescelto e le modalità con le quali si sarebbe giunti a tale designazione. Le indicazioni sarebbero state confermate – a detta degli investigatori – dalle intercettazioni ambientali e telefoniche avviate subito dopo la denuncia, anche se quel concorso non si è mai concluso e nel corso del tempo sarebbe stata modificata la scelta fatta in precedenza dagli indagati.>>

 

[Sandro Ianni: “L'accusa è di aver pilotato l'assegnazione di alcune cattedre a figli, nipoti, amanti e propri allievi / Concorsi truccati, arrestati 5 cardiologi/ L'inchiesta è partita da Bari, ma riguarda anche le università di Pisa e Firenze”, Il messaggero, “Interni”, 25 giugno 2004]

 

Ritorsioni contro i commissari di concorso che non cedono alle pressioni (2.VI.2005)

 

<<GENOVA – Ordinario di chirurgia all’ateneo di Genova e pochi mesi fa presidente di commissione di un concorso universitario, Edoardo Berti Riboli ha denunciato di essere stato oggetto di “forti pressioni da parte di un personaggio molto potente: voleva vincesse un suo candidato. Non avendo assecondato tale volontà, da allora sono vittima di gravi ritorsioni”. Per lanciare la sua accusa il professore – oggi preprensionato – ha scelto di comprare un’intera pagina de Il Giornale: “Non c’era altro modo per far conoscere a tutti questo scandalo”, dice. E mentre la procura di Genova ha preannunciato l’inevitabile apertura di un’inchiesta, Berti Riboli spiega: “Per non aver obbedito, il direttore generale dell’ospedale San Martino mi ha licenziato”. Chiamato in causa, Gaetano Cosenza ribatte: “Di questo concorso non so nulla e non ho mai licenziato nessuno. tanto è vero che Berti Riboli è andato in pensione per raggiunti limiti di età, a 67 anni”. Ma il professore non ci sta: “Io sono il primo caso dentro l’ospedale ad essere stato messo in pensione, nonostante avessi espresso la volontà di rimanere. Tutto questo è una conseguenza della mia presunta ‘mancata collaborazione’. È triste tutto ciò perché, sia in consiglio di facoltà che di dipartimento avevo spiegato di essere in difficoltà perché avevo svolto un concorso secondo le regole del buon senso e del giudizio libero, non coatto”. In tribunale è già pronto un fascicolo giudiziario con la pagina ritagliata dal quotidiano. “Il mio non è stato un atto di disperazione. Tutti sapevano di questa situazione gravissima, la maggioranza ha espresso il proprio sdegno ma pochissimi hanno mostrato di volersi battere per cambiare le cose. Io l’ho fatto e sono contento. Mi hanno detto che sono un Don Chisciotte, ma penso che se i Don Chisciotte fossero tanti, qualche volta vincerebbero”. >>

 

[“Compra una pagina di giornale / chirurgo denuncia ‘ritorsioni’”, la Repubblica, 2 giugno 2005, p. 28 [sic].]

 

Concorso in otorinolaringoiatria annullato dopo 16 anni (!) per falso ideologico totale (!) (8.X.2004)

 

[Il professor Leonardo Bosi, ordinario di fisica, si chiede:] “[...] chi perviene alla prima fascia ha meriti superiori? Se sì di quale tipo?” [e si risponde:] “Come ebbi a dire in un Consiglio di Facoltà, ispirandomi a considerazioni desunte dalla mia disciplina (Fisica), ‘mi considero una impurezza inserita in mezzo ad una struttura di bande’” [p. 6].

 

[L’occasione di questo commento è l’annullamento per “falsità ideologica totale commessa da pubblici ufficiali [leggi commissari] in atto pubblico” di un concorso a 16 posti di professore ordinario di ruolo di prima fascia, raggruppamento F1500 (Otorinolaringoiatria) celebrato nel 1988; si tratta forse della prima volta in Italia che questa sia la ragione dell’annullamento di un concorso pubblico. Nell’ordinanza depositata dalla Corte d’Appello di Roma il 12 ottobre 2004 si legge, tra l’altro:]

 

<<[...] agli imputati i quali, affetti da delirio di potere, erano convinti che il loro rango accademico li rendesse impunemente ‘legibus soluti’, sicché disponevano delle cattedre della loro materia come loro più conveniva, quasi si trattasse di beni privati di loro esclusiva pertinenza. [p. 60]

 

È vero pure che vi era un certo numero di baroni che detenevano saldamente nelle loro mani il potere di gestire illecitamente i concorsi, per la cura dei loro interessi personali e/o di famiglia, degli appartenenti al loro gruppo di potere, e che con la propria attività delittuosa unilateralmente violavano i diritti e calpestavano la dignità umana e professionale degli appartenenti sia all’opposto che al proprio gruppo di potere ed infine di coloro che erano rimasti privi di copertura per morte (o anche per grave malattia) del ‘patron’, con un cinismo autoritario che non tollerava limiti di sorta, a livelli inimmaginabili per la fantasia dell’uomo medio. [p. 61]

 

Va pure detto, con validità per tutti gli imputati, che il considerar possibile e normale che un commissario faccia proprio un atto valutativo (che la legge a lui solo demandava) proveniente da terzi estranei alla commissione ...(omissis)... è tesi abnorme, aberrante, assolutamente inammissibile e inaccettabile – nemmeno come ipotesi astratta – per la legge penale ed amministrativa, il buon senso comune, la logica umana, la correttezza dell’uomo medio, il comune senso etico e l’ordinaria decenza, che va respinta con fermezza. [p. 83]

 

Tale aberrante tesi comporta, invero, evidente violazione e radicale sovvertimento di tutti i princìpi che regolano l’istituto del concorso pubblico, in particolare quelli del collegio perfetto, del segreto d’ufficio, della terzietà, dell’imparzialità e neutralità del giudizio, della par condicio tra i candidati etc. [p. 83]

 

[...] visione perversamente privatistica del pubblico potere da parte di chi non ha la più pallida idea di quali siano le regole, le leggi, l’etica del p. u. commissario di pubblico concorso. [p. 119]>>

 

[Leonardo Bosi: “Finalmente finita la storia infinita?”, Università Oggi, n. 44, 25 ottobre 2004, pp. 1, 6; per il seguito, vedi Il Ministero rifiuta di «provvedere all’annullamento»... ;

 

Come far perdere il miglior candidato a un concorso per associato (15.IX.2005)

<<FIRENZE - "Era il migliore, l'abbiamo fregato". Quando i baroni universitari si applicano sono quasi più abili di quei meccanici che taroccano i motori delle auto, quelli che ripuliscono le candelette e i carburatori. "Abbiamo fatto una battaglia terribile, proprio mafia e contromafia. Fare giudizi in modo da fregarne tutti tranne uno o due non è facile, però sto uscendo fuori con una bella lingua italiana, mi sto divertendo".


I finanzieri intercettano i colloqui che Paolo Rizzon, ordinario di cardiologia di Bari, sta avendo con alcuni colleghi tra cui Mario Mariani, luminare di vastissima e acclarata fama, docente di cardiologia all'università di Pisa. Le conversazioni telefoniche sono parte dell'inchiesta, non ancora conclusa, della procura di Bari sui concorsi "pilotati" dalla Società italiana di cardiologia. Rizzon ha appena dovuto "fregare" il candidato Eugenio Picano in un concorso per associato di cardiologia alla scuola superiore Sant'Anna, e Picano è "uno che ha seicento punti di impact factor (il punteggio assegnato ai candidati in base alle citazioni ricevute per i loro lavori sulle riviste scientifiche ndr), mentre i più bravi degli altri ne hanno centoventi".


Come tutte le cose difficili, far perdere Picano è costato tanta fatica. Altra telefonata ad altro utente: "Non è neanche bello dover fare 'ste cose, insomma!... Almeno a me non è che piaccia tanto! E' per tener contento Mariani. Quindi continuo a pagare".

 

All'università ci sono infatti uomini d'onore: ogni parola è debito. E ogni impegno è un dovere, da hombre vertical. Verticale nel senso che se il papà insegna, un giorno o l'altro insegnerà anche il figlio. La teoria della diramazione per via successoria, la cosiddetta verticalizzazione della cattedra, è esemplarmente racchiusa dalla composizione accademica della famiglia Frati di Roma sulla quale, beninteso, non esiste ombra giudiziaria.

 

Il capostipite Luigi è prorettore della Sapienza e professore ordinario e preside della facoltà di Medicina. La figlia Paola è professore associato, Luciana, mamma di Paola e moglie di Luigi, insegna storia della medicina. Un altro Frati, Giacomo, più giovane, è ricercatore al Campus biomedico romano. Quando la linea verticale si interrompe, accade che si profili quella orizzontale. Moglie, se esiste, o anche solo fidanzata.


Ieri mattina il gip del tribunale di Firenze ha per esempio rinviato a giudizio, contestandogli il reato di abuso d'ufficio, un chiarissimo neonatologo fiorentino, il professor Firminio Rubaltelli, ordinario di Pediatria e capo all'unità intensiva di Careggi. E cosa avrebbe fatto Rubaltelli? Sarebbe andato in soccorso della dottoressa Giovanna Bertini. Giovanna ha 28 anni meno di Firminio e all'ospedale si è sempre mormorato che i due formassero davvero una bella coppia.


Interrogata sul punto, la Bertini sdegnata una volta ha risposto: "È un pettegolezzo infondato. Ci mancherebbe altro". I finanzieri, perquisendo le dimore degli inquisiti, hanno trovato però una lettera, dal tono amoroso, di Giovanna a Firminio: forse è meglio che si stia prudenti di questi tempi. Il professore sarà processato per avere ripetutamente aiutato la dottoressa Bertini alla quale, scrive il pm nella richiesta di rinvio a giudizio che il gip ha appena convalidato, è legato da "una relazione sentimentale" e anche da un rapporto di interesse in quanto i due sono soci nella srl Neonatologia online. Alla socia e fidanzata Rubaltelli avrebbe fatto in modo di assicurare dapprima, anno 2000, un incarico di ricerca all'ospedale di Careggi, poi, anno 2002, l'avrebbe aiutata a vincere un concorso di aiuto ospedaliero e infine, anno 2004, la stava aiutando per farle salire ancora un gradino: professore associato di pediatria.


Quest'ultima prova è stata ritenuta dall'accusa taroccata giacché il bando è parso cucito su misura per la dottoressa amica e socia. Infatti chi avesse voluto parteciparvi avrebbe dovuto documentare profili di studio e di impegno professionale in possesso soltanto della Bertini. Il professor Rubaltelli e la dottoressa saranno processati il 5 maggio dell'anno prossimo.

All'università nessun allarme e nessuna reazione. Non si è costituita parte civile. Solo l'azienda ospedaliera l'ha fatto. In Toscana tutto va bene. Gli ospedali sono ottimi, i chirurghi valenti, i docenti illuminati. Non si capisce perché la magistratura e persino i giornalisti si incuriosiscono sul reclutamento all'attività didattica.


"Io te lo dissi - non ti ricordi? - te lo dissi la prima volta: non può essere una penalizzazione essere un figliolo di qualcuno". È il 19 aprile 2003 e queste sono intercettazioni ordinate dalla procura di Bari. Gianfranco Gensini, ordinario di medicina interna nonché preside della facoltà di medicina di Firenze, conforta l'amico Mario Mariani, ordinario di cardiologia a Pisa. Mariani è sconcertato per le tante malelingue che assicurano che suo figlio Massimo sia stato aiutato nella sua attività di cardiochirurgo. Mariani: "La solita lettera anonima. Un delinquente". Gensini: "Che hanno scritto?". Mariani: "Solite storie della cardiochirurgia. Il nepotismo. Io mi sono rotto...". Gensini: "Si, sì, sì anche perché sennò va a finire che essere figli di qualcuno diventa una colpa grave". Di telefonata in telefonata, i finanzieri pugliesi raggiungono la Toscana. E si accorgono che c'è di tutto e di più.


Ogni figlio, è figlio di papà. Il professor Mariani ha mosso mari e monti per aiutare il figliolo Massimo e avviarlo alla carriera universitaria. Mariani è indicato dagli inquirenti, nell'inchiesta che ancora oggi non è conclusa, come uno dei vertici dell'associazione che avrebbe pilotato i concorsi e li avrebbe fatti deviare. Non sempre c'è inchiesta e non sempre c'è intrigo.


A Siena non è accaduto niente di penalmente rilevante, e c'è da dire che i protagonisti sono riconosciuti come eccellenti medici. Gian Marco è ricercatore di oculistica, il suo papà Piero Tosi è ordinario di anatomia patologica, nonché rettore dell'università di Siena e presidente della Conferenza dei rettori. Nicola, figliolo del magnifico rettore dell'Università, è divenuto ricercatore di economia agraria. Il papà Augusto Marinelli è ordinario di economia agraria ed estimo rurale. Sonia, figlia di Mario Prestamburgo, è professore associato a Udine. Il suo papà (già deputato dell'Ulivo e sottosegretario nel governo Dini) è ordinario a Trieste.


Come un veggente, un professore ordinario di filosofia antica dell'ateneo fiorentino un giorno scrive a una sua collega di Harvard una lunghissima mail nella quale predice promozioni e bocciature: "Una professoressa ha perso la testa per un giovane studioso, che quindi sarà promosso ordinario. Per fare carriera - scrive il professor Walter Lezsl - non bisogna fare buona ricerca e buon insegnamento, ma esercitare altre capacità, come l'attrazione sessuale oppure il servilismo": Nella mail Leizsl racconta tutti i dettagli dell'intrigo, le riunioni dei professori e le loro decisioni prima che i concorsi venissero svolti. Tutte le previsioni si sono avverate. La mail è agli atti giudiziari. Un'altra inchiesta è aperta.

 

[Antonello Caporale, Franca Selvatici: “La procura scopre prove manipolate per favorire amici e familiari/ Ieri a Firenze, l'ultimo caso: un professore rinviato a giudizio/"Troppo bravo, bocciamolo" Concorsi truccati negli atenei toscani”, la Repubblica, 17 settembre 2005].

 

Concorso truccato per ricercatore (21.IX.2005)

 

<<Caro Augias, ho letto su Repubblica l’articolo sui concorsi universitari truccati. Non mi sono stupito perché ciò che questo articolo documenta è solo, come credo tutti ormai sappiano, la piccola punta di un immenso iceberg. Io faccio il critico letterario; fra i testi miei e quelli che ho curato, ho pubblicato ventitre libri presso le più importanti case editrici italiane. A giorni sarà in libreria il Meridiano Mondadori delle opere scelte di Pietro Citati, da me curato.

 

Con questo, non ho certo mai pensato di essere “troppo bravo”; ma, almeno stando alla media dell’operosità universitaria nazionale, consideravo i miei titoli non esigui. Senza molta fiducia e quasi per scommessa, mi sono presentato pochi anni fa a un concorso per ricercatore presso un ateneo del centro-sud.

 

Il nome di colui che “doveva” vincere era sulla bocca di tutti, infatti vinse proprio lui, malgrado la scarsa caratura del suo curriculum. Io, dopo la prova scritta (che credo di aver svolto dignitosamente), non sono stato nemmeno ammesso agli orali.

 

Un professore ordinario che allora mi era amico, e che ben conosceva la realtà di quell’ateneo, mi spiegò che la commissione ‘aveva dovuto” respingermi subito, altrimenti, quando sulla bilancia finale fossero stati posti i titoli, non avrei potuto non vincere il concorso. Da allora ho rinunciato a tentare la scalata alla mitica, irraggiungibile Università. Nel frattempo continuo a scrivere e a pubblicare libri e articoli, e insegno lettere in una scuola media.>>

 

[Paolo Lagazzi, p.lagazzi@tiscali.it: “La mia storia in un concorso truccato”, la Repubblica, 21 settembre 2005, p. 20]

 

 

Gruppo di potere monopolistico nei concorsi di economia agraria (4.I.2006)

 

<<Il primo giugno 2004 il professor Quirino Paris, docente di economia agraria all'università di California, denunciò in una lettera aperta a tutti i colleghi italiani la "colonizzazione" della loro comune disciplina, ad opera di "un gruppo di potere monopolistico" in grado, a suo giudizio, di condizionare in tutta Italia non soltanto il reclutamento dei docenti ma anche le attività di ricerca scientifica. Qualche settimana più tardi riversò questa sua pubblica denuncia in un esposto inviato alla magistratura. L'inchiesta della procura di Firenze, scaturita da quell’esposto, è arrivata oggi a conclusione. La Guardia di Finanza ha trovato riscontri alle accuse. E il pm Francesco Pappalardo ha chiesto la sospensione temporanea dai loro incarichi pubblici di sei docenti universitari, a cui sono contestati l'associazione a delinquere e l'abuso d'ufficio. Nei prossimi giorni i sei professori saranno ascoltati dal gip che, come prevede il codice, deve interrogarli prima di decidere sulla richiesta del pm.


Fra i docenti di cui il pm ha chiesto l'interdizione temporanea dai pubblici uffici vi è il professor Mario Prestamburgo dell'Università di Trieste, gia deputato dell'Ulivo e gia sottosegretario alle politiche agricole nel governo Dini, presidente della Sidea (Societa italiana di economia agraria). È lui, secondo il professor Paris, il regista dei concorsi universitari della disciplina. In un supplemento di esposto presentato l'estate scorsa, Paris ha fornito tre prove matematico-statistiche (istogrammi, indice del Gini e calcolo delle probabilità) per dimostrare che tutte le commissioni di concorso per professore ordinario elette fra il ‘99 e il 2003 erano state predisposte con una ferrea ripartizione dei voti. Sembra che nel corso delle indagini sia stato sequestrate un programma elettronico che, secondo le ipotesi di accusa, consentiva di tenere una contabilità rigorosissima delle commissioni di esame.


Sono state anche raccolte le testimonianze di alcuni concorrenti che hanno ammesso di essersi ritirati dopo aver preso atto della presenza di candidati più favoriti e protetti. Fra i concorsi sotto accusa vi è quello vinto da Nicola Marinelli, giovane figlio del professor Augusto Marinelli, ordinario di economia agraria e rettore dell'università di Firenze. I1 17 ottobre 2002 Nicola Marinelli vinse un posto di ricercatore di economia agraria bandito dalla facoltà di medicina di Firenze. All'epoca non aveva ancora conseguito il dottorato di ricerca e aveva al suo attivo solo due pubblicazioni in proprio, ma all'esame non ebbe concorrenti. Gli altri tre candidati, infatti, non si presentarono alle prove. La commissione di concorso era presieduta dal professor Salvatore Tudisca, attuale preside della facoltà di agraria di Palermo. Ne faceva parte anche la professoressa Marta Cosmina, che insegna all'università di Trieste ed è una stretta collaboratrice del professor Prestamburgo.


Marta Cosmina e divenuta professore ordinario nel 2003, dopo aver vinto con il collega Giuseppe Marotta un concorso bandito dall'Università del Sannio a Benevento. In commissione c'erano fra gli altri i professori Carmelo Sturiali di Catania e Antonino Bacarella di Palermo, indicati nell'esposto di Paris come componenti del "gruppo di potere monopolistico", nonché il professor Vasco Boatto dell'Università di Padova. Come in altri settori universitari, anche nell'economia agraria è fitto l'intreccio delle parentele. La figlia di Mario Prestamburgo, Sonia, è docente di economia agraria a Udine. Così come sono docenti di economia agraria la moglie del professor Tudisca, Anna Maria Di Trapani, la figlia di Carmelo Sturiale, Luisa, la figlia di Antonino Bacarella, Simona, e il nipote Luca Altamore.

 

Per contro, secondo le accuse, il "gruppo di potere” è in grado di ostacolare la carriera di chi non canta nel coro o semplicemente dissente sul piano scientifico dalla maggioranza dei docenti. Nel 2003 una commissione di cui facevano parte il professor Antonino Bacarella di Palermo e Francesco Biella di Catania, non confermò nell'incarico di professor straordinario all'Università della Calabria Giovanni Anania, considerato a lungo uno dei migliori economisti agrari d'Europa. Anania ha vinto al Tar e al Consiglio di Stato, ma la nuova commissione di conferma non si è ancora riunita.>>

 

[Franca Selvatici: “CONCORSI, CHIESTE SEI SOSPENSIONI – Saranno ascoltati del gip, tutto nasce da un esposto che parlava di "un gruppo di potere" che pilotava le commissione – Riguardano Docenti di Agraria coinvolte nell'inchiesta sulle prove”, La Repubblica – Firenze, 4 gennaio 2006. Il supplemento di esposto del Prof. Paris può essere letto all’indirizzo:

http://www.justresponse.net/Paris_1.html

L’argomentazione tecnica di Paris è riprodotta integralmente tra gli “Articoli”. La sua “Introduzione” è nel prossimo documento.]



Concorsi pilotati: un’analisi statistica (IX.2005)


<<Introduzione

Nella relazione intitolata “L’Università vive il Paese” (20 settembre 2005), il professor Piero Tosi, rettore dell’Università di Siena e presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha scritto che i concorsi-truffa sono solo degli episodi nella vita dell’università italiana (pagine 10-11). Il professor Tosi ha ripetuto questa sua affermazione in una trasmissione radiofonica sui concorsi truccati il giorno 21 settembre 2005 durante la quale il sottoscritto ha sostenuto la tesi opposta, vale a dire che i concorsi truccati costituiscono un fenomeno generale del reclutamento universitario italiano (consultare http://repubblicaradio.repubblica.it/, Università, concorsi truccati)1. Se così non fosse, non si capirebbe la necessità di riformare ancora una volta la procedura del reclutamento universitario. A dimostrazione della mia tesi, presento in questo articolo un’analisi matematico-statistica di tutte le votazioni nei concorsi di prima fascia del settore AGR/01 (economia ed estimo rurale) tenutisi tra il 1999 e il 2003. Le votazioni per professore associato e per ricercatore mostrano un andamento identico. L’analisi matematico-statistica può essere estesa facilmente a tutti gli altri settori disciplinari, dato che in quasi tutte le votazioni per le commissioni di concorso si sono ottenuti risultati simili a quelli evidenziati nel settore AGR/01. […]>>


[Quirino Paris: “Concorsi truccati: dimostrazione matematica”, University of California, Davis, settembre 2005; vedi “Articoli”. Per questo articolo (e per le denunce di cui al documento precedente) sembra che il prof. Paris abbia ricevuto 7 querele, e che sia in corso un processo, con prossima udienza il 9 aprile 2007. Per Tosi, vedi Presidente della Conferenza dei rettori italiani… (25.II.2006) (NdC, 16.X.2006) ]



Il Ministero rifiuta di «provvedere all’annullamento» del concorso di otorinolaringoiatria (28.VIII.2006)

 

<<Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

 

[...] VISTO il D.M. 2.5.1990 con il quale sono stati approvati gli atti concorsuali e sono risultati vincitori i seguenti candidati [seguono 16 nomi]

 

VISTO l’art. 5, comma 9, della Legge 24 dicembre 1993, n. 537, ai sensi del quale sono state trasferite alle università le funzioni relative allo stati giuridico ed economico dei professori;

 

VISTA la legge 3.7.1998, n. 210;

 

VISTO il D.P.R. 23.3.2000, n. 117;

 

VISTA la legge 7.8.1990 n. 241, modificata ed integrata dalla legge 11.2.2005 n. 15, e in particolare

 

VISTE le sentenze del Tribunale Penale

 

 

[...]

 

CONSIDERATO che il Consiglio di Stato Sez. IV con recente decisione in data 1.12.2005 n. 564 ha confermato la consolidata giurisprudenza (Sezione IV: 20 aprile 1999, n. 671 – Sezione V: 17 marzo 1998, n. 303 – 3 febbraio 2000, n. 661 – 29 luglio 2000, n. 4213) secondo la quale l’annullamento di un atto non può fondarsi sulla mera esigenza del ripristino della legalità, ma deve tener conto della sussistenza di un interesse pubblico attuale e concreto alla rinnovazione dell’atto e ha anche evidenziato come l’art. 21 nonies della legge dell’11.2.2005, n. 15 sopraccitata abbia disciplinato l’annullamento d’ufficio di atti illegittimi;

 

CONSIDERATA la necessità di valutare se sussiste l’attualità dell’interesse pubblico all’annullamento del citato decreto di approvazione degli atti concorsuali, tenuto conto del lungo tempo trascorso, circa 16 anni, dall’adozione dei predetti atti e dell’intervenuta nuova disiplina in materia, che ha trasferito alle Università la relativa competenza, ai sensi della richiamata legge n. 210 del 1998;

 

CONSIDERATO in particolare che la predetta normativa non ha consentito ai professori vincitori del concorso in questione di partecipare alle procedure di valutazione comparativa per il medesimo livello e per lo stesso settore scientifico disciplinare ai sensi dell’articolo 2, comma n. 9, del Decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 2000, n. 117;

 

RITENUTO inoltre che in ogni caso un annullamento degli atti del concorso danneggerebbe i vincitori dello stesso non coinvolti nel giudizio penale;

 

CONSIDERATO che non si ritiene sussista l’attualità dell’interesse pubblico all’annullamento del richiamato decreto del 2.5.1990 di approvazione degli atti del concorso in questione poiché risulta dall’unita scheda relativa allo status dei vincitori redatta dal consorzio universitario CINECA, che gestisce con il sistema informativo il personale docente delle Università, che tutti i candidati vincitori, nominati straordinari nel 19900 hanno conseguito l’ordina[ria]to nel periodo 1993-1995, ad eccezione del prof. Carmelo CANNAVÒ, collocato a riposo nel 1996 e continuano a svolgere le loro funzioni;

 

DECRETA:

 

Art. 1 – In relazione all’istanza presentata dal prof. Adriano MAZZONE si dispone il non luogo a provvedere per quanto sopra evidenziato sulla posizione del ricorrente.

 

Art. 2 – Per le motivazioni espresse in premessa di dispone di non provvedere all’annullamento del decreto ministeriale del 2.5.1990 di approvazione degli atti del concorso sopraindicato e degli atti presupposti e conseguenti, non sussistendone i presupposti.

 

Roma, 28 aprile 2006

IL DIRETTORE GENERALE

(Dott. Antonello MASIA)

 

[Il testo completo del decreto ministeriale si trova in Università oggi, 22 giugno 2006, p. 7, con una premessa di L. Bosi intitolata: “La logica ministeriale: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto”.]



Come funzionano i concorsi universitari secondo la nuova normativa (7.XII.2012)


<< Prendo spunto da un recento concorso al quale ho partecipato (gli atti del concorso non sono stati ancora pubblicati e quindi non ne conosco l’esito), per iniziare a parlare del contestabile processo di reclutamento delle Università italiane. L’Università di Sassari ha bandito 29 posti da RTD (Ricercatore a Tempo determinato) ognuno dei quali con uno specifico oggetto di ricerca. L’art. 24, comma 2 A della Legge 240/2010 prevede che sia possibile inserire nei bandi un profilo “esclusivamente tramite l’indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari” (SSD) e non inserendo un progetto di ricerca specifico (come invece si fa per gli assegni di ricerca). Dunque i bandi dovrebbero essere illegittimi. Dico dovrebbero perché in realtà, in una interrogazione parlamente, il governo ha fatto sapere che non è proibito l’inserimento di un progetto nel bando. Ma si tratta di una interpretazione che non fa giurisprudenza: roba da giuristi, insomma. Ma, per un attimo, sorvoliamo sulla cosa, perché non è di questo che voglio parlare, ma di come e quanto sia facile, volendo, manipolare un concorso. Ognuno di questi 29 posti è valutato da una specifica commissione composta da 3 docenti di ruolo dello stesso SSD oggetto di concorso. Ogni commissione ha stabilito dei propri criteri con i quali valutare i candidati, come se, permettemi la metafora, per ogni incontro di boxe i commissari scegliessero, di volta in volta, regole diverse.


Rimanendo nella metafora della boxe e a voler essere maliziosi si potrebbe avanzare il sospetto che se il candidato che si vuole far vincere (magari uno dei tanti che in questi anni ha accettato di lavorare gratis all’Università o facendo fotocopie al professore di turno, secondo le più perverse usanze della cooptazione) ha un bel diretto si danno 4 punti al diretto, se ha un gancio così così si danno 2 punti e se invece è debole con il montante allora si da un solo punto per questo. Fuor di metafora, il dubbio che ogni commissione calibri questi criteri sul profilo del candidato prescelto è più che un semplice sospetto. Ovviamente ci sono dei criteri nazionali ai quali ogni commissione deve attenersi, anche se la legge, però, non specifica il peso che ad ogni singolo criterio deve essere dato. Mi spiego meglio.


La legge nazionale dice: devi valutare il gancio, il diretto e il montante, ma non dice quanto questi devono pesare sul risultato finale. Così, ritornando ai concorsi di Sassari anche se l’esempio potrebbe essere esteso a livello nazionale, le commissioni hanno seguito le indicazioni della legge (“Criteri e parametri per la valutazione preliminare dei candidati di procedure pubbliche di selezione dei destinatari di contratti di cui all’art. 24, comma 2, lettera c) della legge 30 dicembre 2010, n. 240”), ma poi sono state libere di scegliere il peso da dare ad ogni singolo aspetto. La legge, che per comodità chiamerò la 240, dice che devono essere valutati i titoli (Dottorato di ricerca di ricerca; eventuale attività didattica a livello universitario in Italia o all’Estero ecc..) e la produzione scientifica (ovvero le pubblicazioni), ma non dice il peso che ognuno di questi titoli e pubblicazioni deve avere. Così, all’interno dello stesso bando, abbiamo commissioni che mettono in palio 50 punti (suddivisi tra i vari titoli e pubblicazioni) e commissioni che ne mettono in palio 100 ed altre ancora che ne mettono in palio 60, una addirittura 49 punti.


Così, giusto per fare un esempio e per voler essere malizioso, se volessi far vincere un candidato cercherò di valorizzare i punti in cui lui è più forte. Ad esempio se so che il mio candidato ha diverse monografie darò molti punti alle monografie, mentre darò più peso agli articoli internazionali se so che il mio candidato ha articoli peer reviewed. Al contrario se il mio candidato non ha grosse pubblicazioni, allora metto tutto in un calderone e do 10 punti generici per l’originalità e l’innovatività delle pubblicazioni (aspetto, vien da sè, assolutamente arbitrario e soggettivo). Così un candidato che dovesse presentare (il limite massimo delle pubblicazioni è 12), ad esempio, 4 monografie e 8 articoli internazionali risulterebbe quasi uguale (la differenza sarebbe minima) al candidato che presente 1 monografia, un articolo nazionale e 10 capitoli scritti con altri in libri collettanei.


Ed ancora. Se un candidato non ha mai insegnato all’università (eppure secondo il bando di Sassari il candidato vincitore del concorso dovrà insegnare almeno 90 ore frontali l’anno) darò pochi punti (ad esempio 2 su 60); al contrario, se il candidato prescelto ha insegnato per tanti anni all’Università si potrebbero dare 6 punti su 60. E così via. Il gioco è piuttosto semplice, ma tragicamente vero e triste. Ora, mi si permetta di entrare nello specifico di un concorso che conosco bene perché vi ho partecipato direttamente. Qui la commissione ha deciso di assegnare 60 punti in totale (30 per i titoli e 30 per le pubblicazioni).


Di questi solo 2 per “svolgimento di attività didattica formalizzata a livello universitario in Italia o all’estero”, ovvero il 3% del totale. La commissione ha dunque arbitrariamente deciso che avere esperienza didattica in Italia o all’estero è quasi irrilevante per, tra le altre cose, insegnare. Aspetto, per quanto non illegittimo, molto discutibile. Per fare un esempio con il sistema di reclutamento anglosassone: nel concorso che ho vinto alla Northumbria University ho dovuto sostenere, tra le altre prove, anche una lezione di fronte agli studenti (visto che sono anche loro i fruitori del servizio che presto all’Università) e sono stato da loro giudicato, non per il contenuto ma per la chiarezza espositiva. Il loro giudizio ha concorso a formare la mia valutazione finale.


La commissione ha altresì deciso di assegnare 4 punti (il doppio rispetto all’attività didattica) per lo “svolgimento di attività pertinente il progetto di ricerca”. La cosa interessante è che la legge 240 non contempla questo titolo. Per tornare alla metafora della boxe, è un po come se i commissari scegliessero di inserire oltre al gancio, al diretto e al montante (previsti dalla legge) anche lo schiaffo. Ma ora il punto più interessante. Per le pubblicazioni la commissione ha deciso di mettere in palio 30 punti (metà del totale). Sino ad un massimo di 10 punti per “originalità, innovatività e importanza di ciascuna pubblicazione scientifica” senza distinguere tra articoli internazionali o quaderni di facoltà, tra monografie o capitoli in curatele.


Alcune commissioni, sempre dello stesso bando, hanno invece preferito (secondo me giustamente) dare il giusto peso ad ogni singola pubblicazione. Così, ad esempio, il concorso 11/D2 ha dato sino a punti 14 punti per “Pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali”, sino a 20 punti per le “Monografie” e sino a 6 punti per “Interventi a convegni con pubblicazione degli atti”. Questo perché non tutte le pubblicazioni sono uguali, anche se poi la commissione giustamente valuta quanto, nello specifico, dare ad ogni singola pubblicazione. Ma la suddivisione tra monografie, articoli e capitoli rispecchia dei criteri un po’ più oggettivi.


Tralascio gli altri aspetti (controversi ma non illegittimi) e mi soffermo sull’ultimo aspetto inserito nei criteri di valutazione, ovvero: “congruenza con l’oggetto specifico del progetto di ricerca”. Per questo aspetto non contemplato dalla legge, si da un massimo di 8 punti. Quindi in totale si danno sino a 12 punti (4+8) su 60 (ovvero ben il 20% del totale) per due cose non previste dalla legge e, dunque, tecnicamente illegittime. Cosa questa che, tra l’altro, cozza con i “principi enunciati dalla Carta Europea dei Ricercatori” ai quale la Legge all’art. 2. si richiama esplicitamente. Tra questi principi, come il CPU ha ricordato, la Carta inserisce l’esigenza di evitare bandi che contengano progetti tanto specifici da restringere eccessivamente il numero dei possibili partecipanti al concorso.


Ora che fare? Si tenga presente che sto scrivendo prima che gli atti vengano pubblicati e dunque non conosco ufficialmente il nome del vincitore e il punteggio finale assegnato ad ogni candidato (potrei, paradossalmente, anche essere io). Il concorso in oggetto, così mi assicurano i miei amici avvocati, sarebbe illegittimo e un eventuale ricorso al TAR lo annullerebbe quasi sicuramente. Vi è però da precisare che un ricorso al TAR costa tra i 3000 e 5000 euro, anche se è nato un comitato, il Secs Team, che aiuta nella raccolta fondi e le cui iniziative hanno portato all’annullamento negli ultimi mesi “di un concorso da ricercatore in economia politica presso l’Università del Piemonte Orientale e al differimento della nomina del vincitore di un concorso in politica economica presso l’Università dell’Insubria”.


Ne vale la pena la pena allora? Vediamo cosa potrebbe succedere, perché questo ci aiuta a capire perché il numero dei ricorsi è così basso e i candidati spesso tendano ad “accettare” certe cose. Mettiamo che il TAR accolga il ricorso e annulli così il concorso (non può infatti entrare nel merito e dire che Tizio è più bravo di Caio, ma può evidenziare eventuali vizi di forma o irregolarità nella procedura di valutazione) e dunque il concorso deve essere rifatto (spesso con la stessa commissione). Ora, vien da sé che, data l’arbitrarietà della commissione, le possibilità che vinca (a prescindere dai titoli) il promotore del ricorso, sono scarse.


E poi, anche qualora si vincesse un ricorso al TAR e poi si vincesse il concorso, si tratterebbe pur sempre di un posto triennale difficilmente rinnovabile senza la volontà di tutto il Dipartimento (promuovere un ricorso significa farsi nemici e, dunque, rinunciare alla carriera). E su questo, ahimè, si gioca. Insomma sarebbe una vittoria di Pirro perché ci si troverebbe dopo 3 anni disoccupato. Questa è una delle tante storture dell’accademia italiana che la riforma Gelmini ha acuito piuttosto che eliminare, aumentando il precariato da una parte e il potere dei baroni dall’altra. Più aumentano i precari, più aumenta il potere dei baroni visto che è da loro che dipende il futuro dei precari, cosa che alimenta il nepotismo, male incurabile delle Università italiane.


Sento tuttavia come mio dovere civile e morale, ma anche come membro della comunità scientifica (anche se non italiana), di denunciare pubblicamente la cosa, sperando possa servire per i prossimi concorsi e mi riservo il diritto di promuovere il ricorso come mezzo per riaffermare la legalità e ristabilire un criterio di meritocrazia. Con l’arbitrarietà dei giudici di gara anche un Cammeralle può perdere l’oro alle Olimpiadi, come in realtà è stato a Londra 2012.


Non sono così ingenuo da non prevedere le ritorsioni e i rischi ai quali vado incontro con questa denuncia pubblica, ma so altrettanto bene che l’Università italiana è un luogo dove, oltre ai baroni, vi sono ottimi ed onesti professori (e io ne conosco personalmente tanti) che, pur tra mille difficoltà, provano a lavorare per una Università migliore. Ma la vera riforma dell’Università, prima che legislativa, deve essere culturale e di costumi e passa anche dal saper prendere posizione contro certi malcostumi tipici del mondo baronale italiano. “La mia protesta infiammata – mi si perdoni la citazione di Zola presente fin nel titolo - non è che il grido della mia anima”.>>


[Massimo Ragnedda: “J'accuse. Come si manipolano i concorsi universitari”,

http://mragnedda.wordpress.com/2012/12/07/jaccuse-come-si-manipolano-i-concorsi-universitari/ ]

 


1 Una ricerca internet delle parole università & concorsi truccati (Google, 23 settembre 2005) ha prodotto 683 voci.