Ormai è evidente a tutti: dall'approvazione della legge 240/2010 (Gelmini) il processo di definanziamento e ridimensionamento del sistema universitario pubblico è stato continuo e inesorabile. Il MIUR e l'ANVUR (di nomina ministeriale) fanno un uso propagandistico e autoritario delle nozioni di merito ed eccellenza al fine di smantellare l’istruzione e la ricerca pubblica. Gli aumenti alla contribuzione studentesca e i tagli a borse e posti letto impediscono ai meno abbienti di studiare; il blocco del turn-over chiude le porte a migliaia di ricercatori precari obbligandoli all'esodo, mentre parallelamente continua il definanziamento della ricerca, della scuola, della cultura, dello spettacolo e la chiusura di musei, teatri, biblioteche. Già nel 2010 la protesta dei ricercatori è stata messa parzialmente a tacere con il miraggio di un piano di reclutamento straordinario, del tutto inadeguato rispetto all'eterogeneità complessa di problematiche che studenti, ricercatori, docenti e società civile avevano sollevato. Anche quest'anno, mentre il paese vive una situazione emergenziale, le procedure di abilitazione per i passaggi di carriera bandite il 27 luglio sembrano pensate apposta per distrarre il mondo accademico dallo strangolamento dell'università oltre che della scuola pubblica di ogni grado, e del paese tutto.
Dichiariamo quindi pubblicamente
che, come ricercatori universitari e degli Enti Pubblici di Ricerca a tempo indeterminato e professori associati, ci asterremo dal presentare domanda per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore universitario di prima e seconda fascia di cui al Decreto Direttoriale n. 222 del 20 luglio 2012.
Infatti queste abilitazioni
partono dal falso presupposto che il problema dell’università italiana sia la scarsa qualità e quantità della ricerca;
si fondano su metodi di valutazione completamente screditati e senza eguali nel mondo: criteri bibliometrici pseudoscientifici e contraddittori, che confondono la produzione e condivisione di saperi con la pubblicazione in riviste legate all’oligopolio dell’editoria internazionale privata;
inoltre tali criteri sono stati costruiti a posteriori e più volte modificati in corso d’opera per soddisfare le esigenze delle baronie e di altri gruppi di interesse;
sono accompagnate da disponibilità economiche sufficienti solo per un’infima percentuale di assunzioni, aprendo a scenari di competizione inter- e intra-dipartimentali lesivi della dignità della ricerca e dei ricercatori;
premiano comportamenti scorretti finalizzati ad aumentare il peso dei titoli accademici (moltiplicazione delle pubblicazioni, formazione di cordate per citarsi a vicenda) a scapito della libertà di ricerca, della creatività e dell'onestà intellettuale;
ignorano totalmente i titoli didattici nella selezione a ruoli principalmente caratterizzati da obblighi didattici aggiuntivi;
puniscono chi vuole esplorare nuovi campi di ricerca, premiando chi si allinea al mainstream; riducono la ricerca a una specie di prodotto soggetto a regole di mercato, incompatibili con la natura stessa dei processi di scoperta e innovazione e con la loro utilità sociale;
mettono in competizione precari e strutturati, privilegiando la “fedeltà di scuola” e le carriere lunghe anche se vuote di contenuti e di iniziativa rispetto al diritto al lavoro e a chi vorrebbe dare, attraverso l'insegnamento e la ricerca universitari, un contributo alla crescita scientifica e culturale dell'intera società.
Chiediamo
un piano di reclutamento lungimirante e provvisto di copertura finanziaria che dia priorità assoluta all’assunzione dei ricercatori precari, finalizzato alla valorizzazione del sistema universitario pubblico e non al suo smantellamento;
la chiusura dell'ANVUR e l'introduzione di criteri analitici di valutazione per l'attività scientifica e didattica, scientificamente ed eticamente adeguati e rispettosi della libertà di ricerca sancita dalla Costituzione;
il rispetto del limite del 20% del FFO per il totale della tassazione studentesca, sia per studenti in regola con gli esami sia per i fuoricorso;
un finanziamento adeguato, concreto e costante dell'università, della scuola pubblica e del diritto allo studio e la fine di politiche di mistificazione e disinvolta falciatura che danno il più chiaro segno della continuità tra i ministeri Gelmini e Profumo;
il riconoscimento del ruolo cruciale della didattica, della ricerca di base, della cultura e degli studenti. per il futuro del paese e per restituire dignità alle nuove generazioni.
Invitiamo
i professori ordinari che condividono la nostra analisi a rifiutarsi pubblicamente di concorrere per le commissioni di abilitazione.
Va da sé che non chiediamo l'astensione di ricercatori a tempo determinato o comunque precari.
L'elenco delle adesioni viene aggiornato periodicamente a questo indirizzo: http://bit.ly/M6A94w
Agosto 2012