Maurizio Torrealta
Fusione fredda, nuove
armi, uranio impoverito*
Le inchieste dei rainews24 sono iniziate per una strana coincidenza, due diversi giornalisti, lavorando su 2 argomenti in apparenza diversi, si sono resi conto, in realtà, di avere affrontato lo stesso problema da due lati differenti.
Il primo giornalista, Angelo Saso, stava conducendo una inchiesta sulla strana storia di un gruppo di ricercatori dell’Enea che avevano verificato le condizioni per raggiungere la riproducibilità dell’esperimento della Fusione fredda e nonostante i successi ottenuti dalla loro ricerca, erano stati abbandonati al silenzio senza nessuna giustificazione o critica dell’attività svolta.
Il secondo giornalista Flaviano Masella stava indagando sulla presenza inspiegabile di uranio arricchito in un cratere di una bomba lanciata da Israele nel sud del Libano.
Questi due argomenti apparentemente slegati sono risultati connessi uno all’altro. Il primo giornalista per capire meglio i motivi di questo inspiegabile atteggiamento dell’ Enea nei confronti del famoso Rapporto 41 che confermava la validità della fusione fredda, aveva deciso di andare ad intervistare Martin Fleischmann, uno dei due inventori della Fusione Fredda, e in quel colloquio era venuto a conoscenza che il reale motivo della ostilità che la fusione fredda aveva incontrato era determinato dal fatto che il caricamento di idrogeno nei metalli pesanti aveva importanti sviluppi militari che esigevano il più totale segreto su quei processi. In particolare se invece di caricare con deuterio il palladio, si fosse caricato un reticolo di uranio, la liberazione di energia una volta raggiunta un certa soglia di caricamento sarebbe stata 800 volte superiore all’energia necessaria per il caricamento ed avrebbe liberato una energia in forma di calore, microonde e raggi gamma che avrebbe prodotto microfusioni e microfissioni nucleari.
L’altro giornalista raccogliendo i dati sulla radioattività nell’area di Khiam, aveva trovato che nel campione del cratere della bomba, il rapporto U238/U235 era 108, questo dimostrava un leggero ma evidente arricchimento dell’ uranio, mentre in altri crateri era presente una percentuale di uranio 238/235, intorno al 137,88 per cento, che si avvicinava a quella dell’uranio naturale; il giornalista aveva anche scoperto che era stato trovato uranio arricchito nei campioni di urina di un abitante della zona. Risultati contradditori e poco compatibili con l’ipotesi una esplosione nucleare classica, ma che invece potevano essere spiegabile con nuovi processi fisici del tipo di quelli descritti da Fleischmann nella inchiesta del collega.
La sciarada si è arricchita di altre variabili, in altri campi di battaglia è stato trovata un percentuale rilevante di uranio 236, elemento che non esiste in natura e anche quando viene casualmente prodotto nei reattori nucleari, si trova in percentuali 10mila volte minori di quelle rintracciate sul campo di battaglia . Dunque cosa sta avvenendo sui campo da guerra, quali ordigni nuovi vengono usati? Quali processi fisici vengono utilizzati? Il cosiddetto uranio impoverito fa parte di questi nuovi processi? Alcune analisi svolte da nostri ricercatori sui brevetti delle bombe all’ Uranio Impoverito sembrano portarci proprio in questa direzione.
Inserito: 29 aprile 2008
Scienza e Democrazia/Science and Democracy