Nota editoriale
Il testo trascritto nel file PDF accluso è quello della prima edizione, del gennaio 1976.
Riproduco la mia prefazione alla seconda edizione di Imperatrice nuda apparsa per il CIVIS (“Centro Informazioni Vivisezioniste Internazionali Scientifiche”) nel 2005. In quest’ultima edizione il libro si può richiedere al sito:
www.hansruesch.net (posta elettronica: info@hansruesch.net).
Il seguito di Imperatrice nuda è apparso in italiano, un quarto di secolo dopo che in inglese, in un’edizione rinnovata con il titolo di La figlia dell’imperatrice (Viterbo, Stampa Alternativa 2006).
Prefazione a Imperatrice nuda
È una circostanza notevole,
ma non sorprendente, che i libri più importanti sulla medicina degli ultimi trent’anni sono stati scritti da non medici. I due che
vengono prima alla mente sono fra loro contemporanei: Nemesi medica (1975-1976) del filosofo e
sociologo Ivan Illich, e il libro che qui si presenta
in una nuova ristampa, Imperatrice nuda (1976).
Hans Ruesch era un
romanziere di successo, prima di esibire con quest’opera una vena di critico e
polemista che fa pensare ai vertici del genere, come
Voltaire.
In diversa maniera, i due
libri sono capolavori di demistificazione della medicina moderna. Il primo,
anche perché orientato piuttosto su un’analisi di taglio socio-culturale ed
etico che su una critica scientifica, era destinato a
un maggior successo accademico, ma è il secondo che aveva una maggiore capacità
di impatto politico immediato. Questo spiega la tormentata storia editoriale di Imperatrice nuda,
che l’autore sintetizza brillantemente nell’Appendice (1989). Ma i libri veramente
importanti hanno una vitalità che impedisce di sopprimerli una volta che sono
usciti (sia pure per un colpo di fortuna). Imperatrice
nuda, in una versione ampliata, è stata tradotta in nove lingue, compresi giapponese, ebraico e finlandese. Ed è forse un
segno di tempi migliori in arrivo se Stuart e Terry Hirschberg, i compilatori
di una ben organizzata antologia per l’università americana, Past to Present. Ideas That Changed Our
World (Prentice Hall 2003), hanno
inserito ampi stralci della versione inglese di Imperatrice nuda accanto a brani tratti
da L’origine delle specie di Charles Darwin, L’anello
di re Salomone di Konrad Lorenz,
e L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud.
Illich concludeva il suo
memorabile saggio con una diagnosi impietosa:
Il vero miracolo della medicina moderna è diabolico.
Consiste nel far sopravvivere non solo gli individui, ma
intere popolazioni, a livelli disumanamente bassi di salute personale.
In un certo senso, il libro
di Ruesch spiega come questo miracolo diabolico, continuamente rinnovato, è
stato ed è possibile. Una delle chiavi risiede nella metodologia della ricerca
medica attuale, che in larga misura investiga i segreti della salute e della
malattia umane sperimentando, spesso
in maniera crudele, su animali come topi,
criceti, gatti, cani, maiali, scimmie ecc.:
centinaia di milioni ogni anno. Un programma di ricerca che si poteva prevedere
fallimentare già in partenza (sulla base delle ben note differenze anatomiche,
fisiologiche, immunologiche, etologiche
ecc. tra le specie animali) è riuscito invece a diventare quello dominante
nella moderna biomedicina.
Dicevo all’inizio che il
fatto che i libri più importanti sulla medicina siano stati scritti da non
medici non è sorprendente. La ragione è che, per quanto
un professionista possa padroneggiare meglio di un
laico il linguaggio di una certa disciplina (e anche questo non è scontato!),
questo tipo di competenza non è il solo né il principale requisito per
un’analisi dei difetti del sistema di pensiero e di tecniche (il paradigma, per usare il termine dello
storico della scienza Thomas Kuhn)
nel quale il professionista è immerso. I pesci possono soffrire
dell’inquinamento dell’acqua in cui vivono, ma sarebbe
azzardato aspettarsi da loro un’indagine sulle cause di tale inquinamento.
Ciò che inquina la ricerca
medica – oltre all’inerzia accademica, comune del resto a tutto il sapere istituzionale – è il condizionamento da parte di interessi non secondi a nessun altro per volume di affari
e internazionalità. Questa non è un’esagerazione. L’industria farmaceutica
costituisce il più redditizio degli investimenti, e di gran
lunga – più di banche, finanza, petrolio, editoria, bevande e quant’altro. Un’industria che gode di
una tale supremazia economica, e che di fatto influenza direttamente e
pesantemente la politica delle cosiddette ‘democrazie occidentali’
(a cominciare dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti), non cambia
facilmente la propria rotta, anche se è una rotta di collisione con gli
interessi della collettività. Così, per salvaguardare questa supremazia si
corrompono e ricattano ricercatori e riviste, si nascondono per anni o decenni
i dati scomodi, si prosegue con l’avvelenamento farmacologico
di massa, e nel contempo si inebetisce l’opinione
pubblica con una martellante propaganda sui benefici della ricerca biomedica,
la quale è invece direttamente coinvolta
in quell’avvelenamento. Con tutto ciò, non si deve
credere che l’industria farmaceutica sia onnipotente. Nessun potere è
onnipotente se i cittadini si mobilitano contro di esso
in nome dei propri interessi vitali. Ma a tale scopo
occorre che siano consapevoli di chi sia il nemico e di come combatterlo.
Imperatrice nuda dà un fondamentale contributo in tal senso. La sperimentazione animale a
scopo medico – la vivisezione – ha
portato fuori strada la medicina in innumerevoli occasioni, con danni difficili
da sopravvalutare. Se è ancor oggi un elemento centrale nella valutazione di efficacia e tossicità dei farmaci e di altre sostanze
chimiche, lo si deve alla sua estrema ‘flessibilità’, intesa come la capacità
di ottenere i risultati più favorevoli ‘su ordinazione’,
e di permettere allo stesso tempo un alleggerimento delle responsabilità
dell’industria nei casi, fin troppo frequenti, di danni sulle persone (“Dai
risultati ottenuti mediante i test sugli animali non era possibile prevedere
l’effetto tossico...”).
Per rendersi conto
dell’entità del problema, basterà riflettere sulla circostanza che la “reazione
avversa da farmaco” (cioè l’avvelenamento dovuto a un farmaco correttamente prescritto) è negli
Stati Uniti la quarta causa di morte. E se questa
posizione elevata nell’infelice graduatoria sorprende, basterà citare un caso
recente, quello di un antiartritico della Merck, il Vioxx, commercializzato a partire dal 1999 e ritirato solo
poche settimane fa. Esso, da solo, ha provocato morti per un numero stimato
attorno a 28.000 (ventottomila) – per
intenderci, dieci volte il numero delle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001 alle “Torri Gemelle” di New York. Una
guerra al ‘terrorismo farmaceutico’
sarebbe tanto giusta e, anzi, necessaria, quanto sono state illegittime e
controproducenti quelle scatenate contro Afghanistan e Iraq. Ma
si può star certi che nessun presidente degli Stati Uniti la dichiarerà mai.
Sono le stesse case farmaceutiche, in primo luogo, ad avergli permesso di
occupare il suo posto.
Gli sfruttatori fondano la
loro permanenza sulla capacità di controllare, con lusinghe, inganni e
intimidazioni, il comportamento delle masse degli sfruttati. Questi potrebbero
rovesciarli in qualsiasi momento, data l’evidente disparità numerica, ma ciò
non avviene, perché gli sfruttati – il che nel caso della medicina
vivisezionista significa tutti noi –
non si rendono conto né della propria forza (se si organizzassero), né di chi li sfrutta e
come. Il libro di Ruesch che qui si ripresenta al lettore è un formidabile
strumento per una presa di coscienza del problema nei
suoi vari aspetti (scientifico, storico ed etico), e fornisce anche preziose
indicazioni politiche.
Un’avvertenza: il lettore
non si faccia bloccare dalle descrizioni di alcuni
esperimenti (soprattutto nella parte II), spesso francamente indistinguibili
dalle fantasie di una mente malata, eppure attestati sulle più prestigiose
riviste di ricerca biomedica. Era necessario, per la completezza della
denuncia, che l’autore le riportasse; non è affatto
necessario che il lettore le legga tutte. Il mio consiglio è di saltarle a piè
pari ogni volta che sembri il caso, e passare al paragrafo o alla pagina
successiva. Il libro ‘regge’ in maniera eccellente anche a questo trattamento,
e non mancherà di dischiudere anche al più impressionabile dei lettori (al
quale esprimo la mia comprensione) tesori di saggezza.
Marco Mamone Capria
Università di Perugia
novembre 2004
Inserito: 3 gennaio 2007; ultima
revisione: 10 gennaio 2007
Scienza e Democrazia/Science and Democracy