Lettera aperta                                                     Perugia, 6 Luglio 2007

 

Alla cortese attenzione della

Presidente della Giunta Regionale

Maria Rita Lorenzetti

 

e p.c.

Al Sindaco di Terni

Paolo Raffaelli

 

Al Rettore dell’Università di Perugia

Francesco Bistoni

 

All’Amministratore Delegato

Dell’Isrim

Andrea Moriconi.

 

Oggetto: Protocollo d’Intesa per il centro Universitario di ricerca, in campo chimico, farmaceutico, medico, ambientale, agrario e…, a Pentina -  Terni

 

Gentile Presidente,

è con  molta preoccupazione che la LAV  - Lega Anti Vivisezione dell’Umbria  viene a conoscenza che la realizzazione del Laboratorio di Biotecnologie di Pentina (Terni) –  previsto dal Protocollo d’Intesa, firmato dalla Regione dell’Umbria, dall’Università di Perugia, dalla Città di Terni e dall’Isrim – include l’apertura di un  nuovo grande STABULARIO: uno stabulario in grado di contenere, fra gli animali destinati alla sperimentazione, anche i primati.  

 

Se lo stabulario dovesse fare davvero parte di un progetto apparentemente così  lusinghiero e importante, qual è la realizzazione di una  nuova struttura per la Ricerca, la LAV ravvisa, e denuncia all’opinione pubblica, che tale circostanza rende inaccettabile il progetto stesso.

 

Le motivazioni della LAV riguardo l’installazione di una nuova struttura di utilizzo di animali sono di natura etica e scientifica: la LAV ritiene che la realizzazione di  un  tale progetto  rappresenti molti passi indietro rispetto alle nuove frontiere tecniche e morali della scienza e delle richieste della società civile.

 

Questa scelta risulterebbe, tra l’altro, incompatibile in considerazione del  programma della Coalizione di Governo che, in merito all’utilizzo di animali nella ricerca, a pagina 153 recita: «[…] in linea con la normativa ed alla luce dei più recenti studi scientifici in materia, occorre promuovere e favorire la ricerca effettuata con metodi alternativi all’utilizzo degli animali e progressivamente abolire la ricerca e la sperimentazione che ne faccia uso […]».

 

Prevedere, oggi, un nuovo impianto di ricerca con uso di animali, significa

 

 

Lei, certamente, saprà che sulla ricerca sugli xenotrapianti pende una moratoria dell’OMS per i rischi associati a questa tecnica e, certamente, sarà venuta a conoscenza con preoccupazione del fatto che  «ogni anno viene diagnosticato un cancro a più di 10 milioni di persone. Si stima che entro il 2020 ci saranno 15 milioni di casi in più all’anno».[1] Questo avviene nonostante gli sforzi scientifici e i notevoli investimenti finanziari nella “guerra contro il cancro”.

 

Eppure, solo in Italia,  più del 24% degli animali, impiegati nei vari comparti della ricerca di base, è utilizzato in esperimenti riguardanti il cancro umano: in Italia al 1987 il 25% dei decessi è causato da tumori maligni, il 40% da malattie del sistema cardiocircolatorio.

 

Quanto all’AIDS «non esiste alcun trattamento efficace né vaccinazione disponibile e i farmaci sviluppati provocano gravi effetti collaterali», nonostante la “guerra contro l’AIDS” proceda da oltre 25 anni durante i quali milioni di animali sono stati impiegati per studiarne i meccanismi e trovare terapie efficaci. Anche in Italia, presso l’Istituto Superiore di Sanità, si lavora da anni ad un vaccino utilizzando macachi.[2]

 

Lei, certamente, vedrà, come noi vediamo, ritirare dal mercato numerosissimi farmaci ogni anno: farmaci che, usciti dalla vivisezione e testati clinicamente sugli umani, risultano,  per questi ultimi, inutili, dannosi o addirittura mortali.

Le sue preoccupazioni non possono che investire anche altri campi della ricerca vivisezionista, da quello delle analisi sugli alimenti a quello sull’ambiente passando per la didattica e tutte le sostanze chimiche.

 

Pensiamo che, se il mondo scientifico e politico internazionale ha recepito le istanze della società civile che richiede sempre di più la sostituzione dell’uso degli animali nella ricerca, l’Umbria non può credere di procedere a un «inizio vero, importante e concreto di un percorso per la ricerca e per orientare questa regione verso un nuovo sviluppo», considerato anche  che «la ricerca e l’innovazione sono tasselli importanti per il Patto per il territorio […]» –  come lei ha tenuto a dire in occasione della firma del Protocollo d’Intesa  di cui all’oggetto[3] rimanendo al tempo stesso  legata a metodi antiquati, inaffidabili, orrendi, indegni  e crudeli.

 

Per questo motivo, noi della LAV – Lega Anti Vivisezione, vogliamo credere che quanto appreso non corrisponda a verità, e siamo certi che le sue parole saranno chiare e di conforto riguardo il futuro e il lavoro di quanti si affidano  ad una ricerca realmente scientifica, fortemente e inderogabilmente morale, capace di restituire salute, dignità, orgoglio al mondo umano.

 

Riteniamo, inoltre, che una decisione di questo tipo avrebbe richiesto l’apertura di un dibattito pubblico a cui fossero invitati i rappresentanti di tutte le associazioni operanti nel campo etico e scientifico dei diritti dei consumatori, dei malati e degli animali, e invero la cittadinanza tutta.

 

La LAV dell’Umbria  si riserva, qualora quanto appreso corrisponda a verità, di promuovere insieme  alla LAV Nazionale e al mondo dell’associazionismo, tutte le azioni di protesta che risultassero necessarie allo scopo di impedire questo sperpero di denaro pubblico mirato alla costruzione dell’ennesimo monumento alla pseudoscienza e alla crudeltà.

 

Nel ringraziarla anticipatamente per il radicale ripensamento, a cui la invitiamo, della posizione della Regione nel progetto di cui sopra, ci preme inviarle, allegato alla presente, un testo che spiega cos’è la vivisezione, tratto da un famoso romanzo di Curzio Malaparte, La Pelle.* Un racconto che, forse, tutti abbiamo letto ma che, certo, troppi di noi hanno dimenticato.

 

 

Distinti saluti.

 

 

 

 

Graziella Gori

Responsabile LAV Umbria.

 

Tel -  fax 075 690225

E mail. g.gorilav@libero.it 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.oltrelaspecie.org/vi3_malaparte.htm

 

 



[1] Dati relativi all’anno 1999-2000  (fonte: Gazzetta Ufficiale n. 279 del 30.11.2001): “Distribuzione percentuale della mortalità per grandi gruppi di cause, in Italia, 1987” – ISTAT, Le regioni in cifre, 1990 (da Barbuti S., 1985).

[2] Rimandiamo alla lettura di: Un’altra ricerca è possibile – Metodi sostitutivi alla sperimentazione animale,  LAV, 2007; e, per la “qualità” della citata ricerca all’ISS, alla puntata del 22 Ottobre 2004 di Report-Rai3, “Uomini e topi”, www.report.rai.it  

 

[3] Il Messaggero, 19 Luglio 2005.