Roberto Germano
Il discredito patologico
“Le notizie sono ciò che qualcuno vuole eliminare.
Tutto il resto è
propaganda.”
(Rubin Frank, ex direttore del notiziario NBC)
L’occasione:
un meeting annuale di premi Nobel, svoltosi a Lindau (amena località turistica
sul lago di Costanza, in Baviera) nei mesi di Giugno e Luglio 2004.
Il
protagonista: il Premio Nobel per
La
prima slide della sua conferenza
mette in guardia l’uditorio senza mezzi termini:
ATTENZIONE
I lettori
potrebbero trovare fastidiose alcune delle idee
espresse
in questo intervento;
esse
possono confliggere con varie credenze profondamente radicate.
Il titolo
dell’intervento di Brian Josephson è “Pathological Disbelief” (Incredulità
Patologica), con ovvio riferimento all’ormai abusata espressione di “Pathological
Science” (Scienza Patologica). Facciamo una breve premessa sul significato e
l’origine di quest’ultima espressione.
Scienza patologica
Tale termine,
ritornato di moda negli ultimi anni, fu coniato mezzo secolo fa dal
chimico-fisico statunitense Irving Langmuir (1881-1957, premio Nobel per
Langmuir cita
una serie di esempi, in cui, malgrado la perfetta onestà e l’entusiasmo dei
protagonisti, si genererebbe un fenomeno psicologico, che si può chiamare
“autoinganno”, che condurrebbe a “vedere” dati sperimentali e fenomeni nuovi
laddove non ce ne sono. Infatti, tali pseudo-fenomeni non resisterebbero ad
analisi ulteriori di altri ricercatori indipendenti. Langmuir cita come esempi
di fenomeni rivelatisi inesistenti: l’effetto Davis-Barnes (1929), i raggi N di
Blondlot (1903), i raggi mitogenetici di Gurwitch (1923), l’effetto Allison (dal
Langmuir
sottolinea che in tutti casi si tratta di presunti fenomeni che hanno dapprima ricevuto
molta attenzione, e molti articoli sono stati pubblicati, anche per 15 o 20
anni, ma che poi sono scomparsi nell’oblio.
Le
caratteristiche distintive della “scienza patologica”, cioè i “sintomi” che
caratterizzano tale “malanno”, secondo Langmuir, sono:
1) L’effetto massimo osservato si produce per una causa di intensità appena misurabile, e l’ampiezza dell’effetto è sostanzialmente indipendente dall’intensità della causa.
2) L’effetto ha un’ampiezza che rimane prossima al limite di sensibilità dello strumento; oppure sono necessarie molte misure a causa della bassa significatività statistica dei risultati.
3) L’accuratezza dichiarata è eccezionale.
4) C’è bisogno di teorie fantastiche contrarie all’esperienza.
5) Le critiche sono affrontate con scuse “ad hoc” estemporanee.
6) Il
rapporto percentuale tra sostenitori e critici raggiunge circa il 50%, ma poi l’attenzione
verso il presunto fenomeno decade gradualmente fino alla totale dimenticanza.
Discredito patologico
Il punto
fondamentale che il premio Nobel per
a) un fenomeno non esistente viene considerato reale (es.°: raggi N, poliacqua, ecc…)
b) un fenomeno reale viene considerato inesistente (es.°: deriva dei continenti, meteoriti, ecc..)
Mentre
Langmuir nel suo discorso del 1953 considera soltanto il punto a), Josephson
affronta le problematiche del punto b).
Come
mai, in alcuni casi, l’establishment scientifico nega veementemente dei
fenomeni per cui esistono forti evidenze sperimentali? Facciamo degli esempi di
questa “incredulità patologica” che conduce senza passaggi intermedi al
“discredito patologico” e ad una infondata ridicolizzazione.
Caso
1: le meteoriti.
Le meteoriti hanno origine extraterrestre? Degli argomenti a favore erano gli avvistamenti,
nonché le pietre trovate sul sito dell’apparente atterraggio, spesso calde. Degli
argomenti contrari, ma scorretti, erano quelli molto diffusi del tipo: “gli oggetti
che cadono dallo spazio contraddicono le leggi della meccanica”, “non ci sono
pietre nel cielo al di fuori della Terra”.
C’erano poi spiegazioni alternative: le meteore sono illusioni ottiche,
oppure sono pietre colpite dai fulmini. Un motivo di chiarimento finale fu un
meteorite abbastanza grande che cadde vicino Parigi…
Caso 2: la deriva
dei continenti. Gli argomenti a favore, compresi da Wegener già
nel 1912, erano che le coste del Sud America e dell’Africa si corrispondono a
incastro (già Bacone nel 1620 l’aveva detto), e che si trovano fossili e rocce
similari sulle due coste, e che c’è del carbone in Antartide (e quindi alberi
nel passato, il che implica un clima molto diverso dall’attuale). L’argomento
contrario: i continenti non possono spostarsi! Il che ci fa capire quanto facilmente
la “comunità scientifica” possa liquidare delle “idee bizzarre”, malgrado siano
supportate da forti evidenze. Poi pian piano altre osservazioni geologiche
portarono alla teoria della tettonica a placche. Wegener ne parlò fin dal 1912;
eppure, ancora 40 anni dopo, cioè fino agli anni ’50 del XX secolo, i commenti
degli scienziati di fama erano di questo tipo: un parto della fantasia; vaneggiamenti di un malato grave della
malattia della rotazione della crosta e dell'epidemia dello spostamento dei poli;
ricerca del tutto fallita; come possa muoversi un continente, formato da uno
spessore di ben
E
fin qui si tratta di due eclatanti esempi, ormai “risolti”, del passato.
Josephson, però, passa a considerare altri casi, questa volta del presente e
per di più ancora considerati “irrisolti” da molti. Cominciamo dalla cosiddetta
Fusione Fredda.
Fusione Fredda
“Non ho ancora mai visto alcun problema che,
per quanto sia complicato,
quando lo affronti
dal giusto punto di vista
non diventi ancora più complicato”
(Paul Anderson)
Caso
3:
1)
Non
conosciamo alcun processo che possa generare una tale quantità di calore come
quella riportata da Fleischmann e Pons e che allo stesso tempo non generi molte
più radiazioni di quelle da essi osservate.
2)
Gli
esperimenti non sono immediatamente riproducibili da altri, quindi le
osservazioni devono essere sbagliate.
Il
piccolo particolare che il calore comunque si generava, ed in enorme eccesso
rispetto a fenomeni puramente chimici, fu messo in secondo piano… Inoltre il
fenomeno è poi stato replicato in moltissimi laboratori in giro per il mondo,
mostrando sempre più ricche fenomenologie di tipo nucleare.
Riproducibilità Fusione
Fredda
(Indagine condotta nel 2003
da Steven Krivit; risposte: 24, su 43 interpellati)
Ciò
che sembra avvenire nella Fusione Fredda è una fusione tra nuclei di Deuterio.
Naturalmente i nuclei, essendo composti da un protone (carica positiva) ed un
neutrone (carica nulla), sono carichi positivamente e quindi sono sottoposti ad
una notevole repulsione, tanto più forte quanto più li si vuole avvicinare. Se
si riesce ad avvicinarli abbastanza, invece, prevale la cosiddetta "forza
nucleare forte", quella che tiene uniti i nuclei, composti da neutroni e
protoni. Così i nuclei si fondono. Provare a immaginare che ciò possa accadere
in un piccolo esperimento da laboratorio, mentre nelle stelle la fusione dei
nuclei avviene a milioni di gradi di temperatura, è obiettivamente difficile.
Ma il peggio non è questo. Il fatto è che quando due nuclei di Deuterio si
fondono, danno origine momentaneamente ad un insieme "bollente" di
quattro nucleoni, omologo all'isotopo dell'Elio detto Elio 4 (ha 4 nucleoni: 2
protoni e due neutroni), ma stracarico di energia. Questo insieme così
energetico è altamente instabile e non vive a lungo, in quanto tende a cedere
questa sua grande energia, e se il sistema è chiuso e isolato (non scambia
materia ed energia con l'esterno), l'insieme si deve spezzare. Con una
probabilità circa uguale avvengono due tipi di frammentazioni: o salta via un
neutrone e un nucleo di Elio 3, oppure salta via un protone e un nucleo di
Trizio (l'isotopo dell'Idrogeno che ha un neutrone in più del Deuterio). In
realtà, è molto importante sottolineare, che c'è anche un'altra possibilità.
Quest'ultima
possibilità, però, è generalmente rarissima (in condizioni "normali",
cioè nel vuoto, avviene una volta ogni milione di eventi). In questo caso
l'insieme non si spacca, ma, invece, salta via un nucleo di Elio 4, insieme ad
un energetico fotone ad alta frequenza (raggio gamma). Ciò è spiegabile
teoricamente col fatto che il sistema dei quattro nucleoni "bollenti"
potrebbe trovare il modo di scambiare energia coll'esterno (quindi non essere
più un sistema chiuso). Naturalmente, tale scambio energetico non può essere
basato su di un meccanismo termico perché i tempi tipici dei fenomeni nucleari
sono dell'ordine di 10-21s, cioè incomparabilmente più brevi dei
meccanismi termici. Lo scambio energetico deve, invece, avvenire tramite un
meccanismo elettromagnetico, la qual cosa è rarissima di norma, ma vedremo che
può diventare invece il meccanismo principale, in determinate condizioni di
"coerenza elettrodinamica".
Nel
caso della Fusione Fredda, accade che rispetto alla gran quantità di calore
rilevata, che dovrebbe essere generata dall'energia cinetica dei numerosi
frammenti, la quantità di prodotti nucleari è, invece, davvero esigua, perché
il terzo caso sopra discusso, invece di essere rarissimo diviene, al contrario,
il meccanismo principale. Secondo la "norma", invece, Fleischmann e
Pons sarebbero dovuti morire a causa dell'irraggiamento nucleare. Come sentire
un silenzio di tomba in una discoteca stracolma di gente: irreale, per il
paradigma dominante.
~ 50 % ~ 50 % ~ 0.000001 % + + + ~~~ Quando
due nuclei di Deuterio si fondono, danno origine momentaneamente ad un
insieme "bollente" di quattro nucleoni, omologo all'isotopo
dell'Elio detto Elio 4 (che ha 4 nucleoni: 2 protoni e due neutroni), ma
stracarico di energia. Questo insieme così energetico è altamente
instabile e non vive a lungo, in quanto tende a cedere questa sua grande
energia, e se il sistema è chiuso e isolato (non scambia materia ed energia
con l'esterno), l'insieme si deve spezzare; con una probabilità circa
uguale avvengono due tipi di frammentazioni: o salta via un neutrone e un
nucleo di Elio 3, oppure salta via un protone e un nucleo di Trizio
(l'isotopo dell'Idrogeno che ha un neutrone in più del Deuterio). In
realtà, è molto importante sottolineare, che c'è anche un'altra
possibilità. Quest'ultima possibilità, però, è generalmente rarissima (in
condizioni "normali", cioè nel vuoto, avviene una volta ogni
milione di eventi). In questo caso l'insieme non si spacca, ma invece
salta via un nucleo di Elio 4 insieme ad un energetico fotone ad alta frequenza
(raggio gamma).
Assoluta impossibilità
della Fusione Fredda
E
se invece - come abbiamo appena accennato - le reazioni nucleari nei solidi, in
certe condizioni, potessero avvenire in maniera del tutto diversa dal modello
corrente? Se ponessimo la domanda ad un qualunque professore di fisica (tranne
alcuni), la risposta sarebbe nettamente negativa per almeno tre ordini di
motivi, che si può provare ad esprimere in maniera abbastanza intuitiva, ma
che, ovviamente, sono anche sorretti da un complesso formalismo matematico.
Ci
può essere differenza fra una reazione nucleare che avviene nel vuoto e una
reazione nucleare che avviene in un solido cristallino? No!!
Perché:
Per
una farfalla "effimera", la cui vita dura una giornata, un nubifragio
di un quarto d'ora rappresenta una tragedia significativa della sua vita,
mentre per un elefante centenario è solo una bella doccia.
Quindi
la fusione nucleare "fredda" è assolutamente impossibile. Almeno così
è nel paradigma dominante. Niente di sconvolgente: anche il Sole è impossibile
secondo il paradigma dominante. Infatti, secondo il modello teorico
generalmente accettato che cerca di rendere conto del funzionamento del Sole
(il cosiddetto "modello standard" del Sole) ci si aspetterebbe di
rilevare una certa quantità di particelle dette neutrini. Così non è. Se ne
rilevano meno. Questo fatto è comunemente noto come l'enigma dei neutrini
mancanti.
Ma,
fino ad ora, nessuno ha messo in dubbio l'esistenza del Sole.
Pseudoscetticismo
Josephson fa
notare che il comportamento collettivo della “comunità scientifica” che
scaturisce da queste descrizioni ha una componente patologica, nel senso che le
conclusioni a cui essa è giunta sono diverse da quelle a cui sarebbe approdata
se avesse esaminato i dati disponibili con maggiore obiettività, cioè senza
avere così netti pregiudizi iniziali.
Egli cita uno schema comportamentale di coloro che potremmo chiamare pseudoscettici, in quanto tale figura psicologica si autodefinisce scettico senza averne le caratteristiche distintive:
1) Non esprimono le loro critiche in quei contesti in cui sarebbero soggetti a “peer review”, vale a dire “revisione dei pari”, come invece si fa (si deve fare) quando si pubblica su riviste scientifiche internazionali.
2) Non vanno in laboratorio a svolgere l’esperimento insieme agli sperimentatori che essi criticano, né provano a riprodurre l’esperimento per proprio conto.
3) Fanno delle asserzioni in maniera tale da sottintendere che sono basate scientificamente, mentre sono soltanto congetture.
4) Utilizzano ,a piene mani e senza scrupoli sia satira, che ridicolizzazioni, fino a giungere a veri e propri insulti.
5) Quando si mostra loro delle possibili spiegazioni, avanzano delle ragioni ad hoc per rifiutarle. Queste ragioni spesso consistono in una brusca affermazione che le spiegazioni violano qualche legge di conservazione.
6) Rifiutano
totalmente l’evidenza se non risponde ad ogni possibile domanda fin
dall’inizio
Brian
Josephson individua dei “fattori di rischio” che, in effetti, hanno facilitato
questi sviluppi nel caso della Fusione Fredda:
1)
Gli
annunci furono drammatici, e apparvero non in accordo con la conoscenza
preesistente.
2)
I
critici per la maggior parte lavoravano in ambiti differenti rispetto a quelli
rilevanti per la ricerca vera e propria (es.° fisica nucleare o fisica dei
plasmi, in contrapposizione a elettrochimica e calorimetria). Ciò può condurre
a problemi sulla valutazione della metodologia sperimentale, e a focalizzare su
dettagli irrilevanti, oltre al “fattore tribale” di appartenere a una
differente “comunità scientifica”.
3)
La
riproducibilità non fu immediata, poiché era condizionata sia da dettagli
metodologici sia dai materiali utilizzati.
4)
Prevalenza
immediata dell’approccio aggressivo.
Un
altro fattore di rischio che ritengo importante aggiungere a quelli individuati
da Josephson è l’interesse militare. Infatti,
Gli indizi sono questi:
Un
possibile scenario interpretativo è che un proiettile di Uranio impoverito, caricato
opportunamente di Deuterio fino a una certa soglia molto elevata (l’Uranio
tende ad assorbire facilmente idrogeno e Deuterio), quando impatta sull'obiettivo
alle velocità enormi tipiche di questi proiettili, ovviamente si comprime. Si raggiunge
così la densità critica di Deuterio nell'Uranio che dà origine a uno stato di
pre-fusione nucleare fredda che innesca a sua volta un fenomeno di fissione
nucleare sui generis, con grande emissione di calore e raggi gamma.
Saremmo
di fronte, quindi, a un'arma nucleare, ma tattica (può agire su aree limitate)
perché non ha bisogno di dover raggiungere la massa critica, e quindi potenze
necessariamente di molto superiori.
Dunque,
buona parte dei fenomeni sociologici inquisitori e antidemocratici propri della
saga della Fusione Fredda troverebbe una semplice spiegazione ipotizzando un
cosciente e ben riuscito tentativo di insabbiamento di segreti militari.
Tutti
questi fattori fino a qui discussi sono le cause principali che hanno condotto a
una situazione in cui sulla Fusione Fredda si è raggiunta una “conclusione”
errata e ad essa ha aderito pressoché tutta la comunità scientifica.
Inoltre,
una volta formatasi l’idea che questo campo di ricerca è “patologico”, tutte le
pubblicazioni in questo ambito tendono ad essere rifiutate dalle riviste
scientifiche internazionali. Il normale processo di “review” si interrompe
bruscamente.
Ciò
conduce spontaneamente al mito…
Dalla scienza al mito
Ciò
che è avvenuto con
Tale
mito consiste in un “racconto elaborato” che in principio potrebbe anche essere
vero.
Le
due principali (e alternative) attitudini verso tale “racconto” possono essere:
1)
Accettarlo
senza approfondire seriamente.
2)
Approfondirlo
prima di decidere se accettarlo o meno.
L’attitudine
1) si manifesta quando c’è una forte disposizione ad accettare il mito, perché esso
conferma il proprio sistema di credenze.
L’approccio
2) è la reazione più scientifica, ma che talvolta risulta scavalcata, specie se
ci sono in ballo forti emozioni. Tutto questo conduce alla domanda chiave:
VERSO QUALI ALTRE TEMATICHE PREVALE QUESTA SITUAZIONE DI ACCETTAZIONE
MITICA DI UN GIUDIZIO NON SCIENTIFICO?
“Esistono molte scienze,
ma pochi scienziati.”
(Proverbio arabo)
Memoria dell’acqua (“effetto
Benveniste”)
Caso
4: la memoria dell’acqua. Anche in questo caso, chi mi conosce, forse ne sa già
qualcosa…[5] In
generale, qui il “problema” è dato dai comportamenti “anomali” dell’acqua,
messi in evidenza da diverse ricerche sperimentali sia in ambito biologico che
fisico-chimico (omeopatia, Piccardi, Benveniste, proprietà magnetiche
dell’acqua e dei sistemi biologici) che non sono ancora “rientrati nei ranghi”
in un paradigma accettato da tutti gli scienziati di ogni ordine e grado…
D’altronde qual è attualmente una spiegazione convincente del motivo per cui
alla temperatura di
Nel
caso degli esperimenti di Benveniste[6],
le osservazioni da lui fatte a partire dal 1988 e negli anni seguenti sono
state:
L’obiezione
standard è: le soluzioni altamente diluite sono “acqua pura”, questo perché la
maggior parte delle persone pensa all’acqua come un insieme caotico di molecole
di H2O che si muovono a caso. Ma gli esperti dell’acqua sanno che
l’”acqua pura” non è per nulla così semplice!! Ci sono sempre dei “cluster” di
molecole, e dagli studi teorici di Elettrodinamica Quantistica Coerente (QED
Coerente) che abbiamo citato prima (Preparata, Del Giudice) si prevede
addirittura una struttura bifasica dell’acqua. Bisogna dire che già Roentgen
(il padre dei raggi X) nel 1892 propose per la prima volta che l’acqua avesse
una struttura a due fasi, prospettando questo modello empirico per spiegare
l’andamento della solubilità in soluzioni acquose in funzione della temperatura.
Tale spiegazione fu fin troppo facilmente bollata come inadeguata, data
l’impossibilità di comprendere come potessero esistere due tipi diversi di raggruppamenti
di molecole uguali, pur nelle stesse condizioni termodinamiche. In questo caso,
invece, tale struttura scaturisce proprio dai calcoli di elettrodinamica
quantistica. La fase “incoerente” è costituita da molecole d’acqua nello stato
fondamentale (ground state), cioè come nella fase gassosa (vapor d’acqua); tali
molecole sono disposte densamente negli interstizi attorno a dei grandi
raggruppamenti in cui le molecole interagiscono coerentemente con un intenso
campo elettromagnetico “autogenerato“. Tali “domini di coerenza”, con un raggio
di 250 Å (25 nm) e i cui centri distano 750 Å (75x10-9m), sono
“isole molecolari” che a una data temperatura sono sopravvissute all’attacco
delle fluttuazioni termiche che tendono a imporre loro il disordine. La densità
di queste molecole è simile a quella del ghiaccio. Tutte queste molecole
oscillano in fase con un campo elettromagnetico “autogenerato”, secondo dei
meccanismi che sarebbe lungo riportare in questa sede, del valore di 0.26 eV,
vale a dire della frequenza di 5.5x1013 Hz. Le molecole oscillano a
tale frequenza tra il ground state e
lo stato energetico eccitato E = 12.06 eV (si noti che la soglia di
ionizzazione è vicinissima Eion ≈ 12.6 eV; siamo nel lontano
ultravioletto). E’ importante comprendere che grazie a questi calcoli si
possono prevedere per la prima volta teoricamente, con un approccio di base,
“ab initio”, cioè direttamente dai calcoli di elettrodinamica quantistica, una
serie di parametri sperimentalmente misurabili dell’acqua, tra cui:
Si
capisce come da questa visione scaturiscano possibilità sperimentali che
potrebbero andare ad inquadrare tante delle numerosissime “anomalie”
riscontrate da molti ricercatori, tra cui lo stesso Benveniste.
Tornando
alla “cronaca” del discredito, cosa accadde a Benveniste? La pietra dello
scandalo fu l’articolo apparso sulla famosa rivista internazionale Nature, il 30 Giugno 1988:
E.
Davenas, F. Beauvais, J. Amara, M. Oberbaum, B. Robinzon, A. Miadonna, A. Tedeschi,
B. Pomeranz, P. Fortner, P. Belon, J. Sainte-Laudy, P. Poitevin and J. Benveniste
"Human basophil
degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE"
Nature, 333 (1988), pp. 816-818.
In
questo articolo vengono descritti una serie di esperimenti condotti utilizzando
diluizioni omeopatiche del cosiddetto anti-IgE (un anticorpo responsabile di
reazioni allergiche), che malgrado ciò – vale a dire essendo scomparso dal
solvente acqua - induceva comunque in misura statisticamente significativa la
degranulazione dei basofili umani in coltura (cioè il rilascio di istamina, da
cui la reazione allergica). Da ciò il tormentone di “memoria dell’acqua” con
cui è passato alla storia questo celebre quanto controverso risultato
sperimentale.
Ebbene,
i referee di Nature non poterono
trovare alcun errore nella ricerca di Benveniste! Tant’è vero che l’articolo fu
pubblicato. Ma questo articolo veniva opportunamente preceduto da un
altro, anonimo (ma, scritto probabilmente dal direttore di Nature, cioè John
Maddox), dal titolo “Quando credere all’incredibile”, in cui si evidenziava
l’inspiegabilità teorica dei fenomeni descritti, e si invitavano i lettori a
sospendere il giudizio fino a ulteriori controlli:
"When to believe
the unbelievable", Nature, 333 (1988),
p. 787.
Inoltre,
successivamente, il Direttore di Nature organizzò dei “controlli”… che si sostanziarono
nella visita, lunga una settimana, al laboratorio di Benveniste di tre ospiti
ben assortiti: un famoso illusionista ed ipnotizzatore statunitense, James
Randi (membro attivissimo dello CSICOP, Committee for the Scientific
Investigation of Claims of the Paranormal, lo zio d’america dell’italiano
CICAP, per intenderci), appunto il direttore di Nature, John Maddox, ed il
sedicente “acchiappa-frodi” Walter Stewart. Ebbene, cosa accadde alle
pluriennali ricerche di Benveniste, riprodotte in laboratori italiani,
israeliani, e canadesi, da ricercatori di valore internazionale che firmavano
lo “scandaloso” articolo, durante tali “magici” e “ipnotici” “controlli”,
effettuati da tre persone e durati una settimana, descritti da Benveniste come
uno “spettacolo da circo”? Ovviamente, l’attitudine dei tre era di scovare il
trucco, la frode, l’imbroglio, dovunque esso fosse, e in ogni caso essi ben
certi della fallacia dei risultati pubblicati da Benveniste. I risultati della “verifica” dei tre, furono
prontamente pubblicati su Nature il 28 Luglio 1988 (rapidissimamente, cioè
soltanto 28 giorni dopo la pubblicazione di Benveniste, e senza alcun
“referaggio” internazionale!!!):
J. Maddox, J. Randi and
W. W. Stewart, " 'High dilution' experiments a delusion", Nature, 334 (1988), pp. 287-90.
Nella
sua replica su Nature, Benveniste li
accusò di “caccia alle streghe” e di “maccartismo”. In effetti, ci chiediamo:
questi “risultati” dei nostri tre elementi sono stati riprodotti da qualche
scienziato? E quali scienziati avevano fatto da referee al loro articolo? Si tratta di domande retoriche, anche
perché l’articolo, malgrado il titolo ben netto, parlava sì di “pseudoscienza”,
ma non chiariva il mistero della memoria dell’acqua, né accusava alcuno di
alcunché!! Per cogliere l’attitudine dei tre non basta leggere l’articolo, ma
bisogna interpretarne le intenzioni: si dichiaravano ben sicuri della buona
fede di Benveniste (quale magnanimità!), però riferendosi alla coautrice
Davenas, ringraziandola per i conteggi, insinuavano che non fosse in buona fede,
cosa che poi Randi ha, in effetti, dichiarato esplicitamente anche se soltanto
privatamente. Si concludeva poi che c’erano stati degli errori di campionatura
statistica.
Inoltre,
un biologo o un medico avrebbe trovato semplicemente divertente il supposto “scandalo”
sollevato dai 3 “investigatori” rispetto al fatto che la ricerca era stata
finanziata da una società farmaceutica interessata a quei risultati poi
effettivamente ottenuti (avviene così nella quasi totalità dei casi). In quanto
non-biologi, poi, i 3 “investigatori” probabilmente non erano certo perfettamente
consapevoli dell’argomento su cui volevano “investigare”, e siccome non c’è
stato alcun referee esperto che abbia
valutato il loro successivo articolo, questo fa capire bene che valore potesse
avere la nettezza delle loro conclusioni contro la ricerca pluriennale di
Benveniste. Eppure, è proprio da tale articolo che è esploso, e si è propagato
violentemente, il discredito totale verso quelle ricerche!
Un
articolo successivo di Benveniste, poi, che con un controllo a doppio cieco,
contraddiceva le conclusioni di Maddox, Stewart e Randi, non fu accettato per
la pubblicazione da Nature. Malgrado
ciò Benveniste continuò a sviluppare le sue tecniche sperimentali, ma le
riviste rifiutavano di pubblicare i suoi articoli.
Nel
caso di Benveniste si riproduce ancora una volta lo stesso tipo di fenomeno dei
3 casi precedentemente esaminati: si può dare una mazzata fatale ad un campo di
ricerca da parte di alcuni specifici individui “ostili” che si ergono a
“giudici” definitivi. Cioè: avere potere è più importante che avere ragione!
Esaminiamo
quindi due importanti “veicoli di potere”:
1.
Il
“libero” server dei preprint degli
articoli nel campo della fisica: arxiv.org
2.
Il
Comitato per l’Investigazione Scientifica sulle affermazioni sul Paranormale
(CSICOP[7]
negli USA, CICAP in Italia, e “filiazioni” varie…)
1.
Riguardo al primo punto, ciò che non sarebbe così ovvio è che c’è comunque un
filtro nella pubblicazione immediata, pur non essendoci opera di review. Il filtro è connesso al fatto
che l’articolo possa essere considerato “inappropriato”, concetto che spesso
non è distinto da “non ortodosso”!! Proprio per mettere il dito nella piaga, nel
2002 Brian Josephson inviò ad arxiv.org un articolo di review di Edmund Storms sulla Fusione Fredda, ed effettivamente –
come previsto - se lo vide rifiutare come “inappropriato”, e dopo una sua
richiesta di spiegazioni, il fatto fu seguito poi da incredibili arrampicate
sugli specchi nel tentativo di giustificare quella scelta.
2.
Il secondo punto, invece, ci conduce direttamente all’ultimo “fastidiosissimo” caso
che il Premio Nobel Brian Josephson considera:
Caso 5: Il Paranormale.
“Nessuna
dottrina è così falsa
da non contenere qualche verità [...]
nessuna
discussione tanto frivola
da non poter trarre da essa qualche insegnamento”
(Pietro
Abelardo)
Ricordiamo
che lo CSICOP, o il CICAP, si sono auto-eletti, negli ultimi anni, quali
giudici non solo delle questioni legate al paranormale, ma anche di tutto ciò
che essi stessi considerano essere pseudo-scienza, tra cui, guarda caso, essi
enumerano con gran convinzione proprio le ricerche connesse alla “Fusione
Fredda” e alla “memoria dell’acqua”!! Ho avuto modo di sperimentare il loro
approccio, dopo esserne quasi entrato a farne parte, pensando inizialmente che
la loro azione fosse davvero utile ed in perfetta buona fede. Per fare soltanto
un esempio: queste organizzazioni propagandano moltissimo il “Premio James
Randi da 1 milione di Dollari”, premio da assegnare a chiunque faccia un
esperimento (sotto il loro controllo) che riesca a mostrare la fondatezza del
paranormale oppure – attenzione! colpo di scena! – che dimostri che sia
possibile distinguere scientificamente l’acqua “pura” dall’acqua “omeopatica”…
Eppure, sono anni che il professore di chimica-fisica dell’Università di Napoli
Vittorio Elia chiede di parteciparvi senza che gliene sia data la possibilità!!!
Con metodi calorimetrici il prof. Elia può evidenziare proprio ciò che richiede
la “versione omeopatica” del Premio Randi (e ha pubblicato su questo molti
articoli su riviste internazionali peer
reviewed), eppure sono almeno 7 (SETTE) anni che il CICAP mena il can per
l’aia e non gli permette di partecipare al premio!!
Guarda
caso, un noto esponente dello CSICOP è ad esempio l’illusionista James Randi
(ricordate il caso Benveniste?).
Qual
è l’esperienza del premio Nobel Brian Josephson al riguardo? Riproduciamo di
seguito le brevi considerazioni di Josephson pubblicate in un libretto accluso
ai francobolli emessi nel centenario delle Poste Reali Britanniche e che ha
sollevato, in Gran Bretagna e negli USA, un immenso polverone.
La Fisica e i Premi Nobel
“I fisici cercano di ridurre la
complessità della natura ad una singola teoria unificante; di tali teorie quella
che ha avuto più successo e la più universale, la teoria quantistica, è
associata a diversi premi Nobel, per esempio quelli a Dirac e ad Heisenberg. Gli
originali tentativi di Max Planck, un centinaio di anni fa, di spiegare
l’esatta quantità di energia irradiata da corpi caldi, si trasformarono in un
processo capace di catturare in forma matematica un mondo elusivo e misterioso
comprendente “interazioni fantasma a distanza”, ma abbastanza reali da condurre
ad invenzioni quali il laser ed il transistor.
La teoria quantistica si combina
attualmente in maniera fruttuosa con la teoria dell’informazione e della
computazione. Tali sviluppi possono condurre alla spiegazione di processi
ancora non compresi all’interno della scienza convenzionale quale la telepatia,
un’area in cui
Apriti
cielo!
Ed
ecco il commento del rappresentante dello CSICOP, l’illusionista James Randi,
nel suo tipico stile dialogico:
Non c’è alcuna evidenza certa
dell’esistenza della telepatia, dell’ESP o non importa come la vogliamo
chiamare, e penso che sia il rifugio dei farabutti per varie situazioni
rivolgersi a qualcosa come la fisica quantistica, che usa un linguaggio
completamente diverso dall’inglese ordinario che siamo abituati ad usare ogni
giorno, semplicemente per dire, oh ecco dove sta la risposta, perché lì è tutto
molto confuso in ogni caso. No! Non è molto confuso, e penso che la sua
opinione sarà differente da quella del mondo scientifico in generale…
Facciamo
mente locale e ricordiamoci che a parlare è un illusionista che ci sta
enunciando la sua opinione su di un Premio Nobel per
A
parte questa considerazione, ciò che Randi dice non sembra proprio “dimostrare”
un bel nulla, a parte “mostrare” bene, invece, lo stile in cui sono abituati ad
esprimersi i membri dello CSICOP.
Vediamo
l’opinione dello psicologo Nicholas Humphrey, un altro “autorevole” membro
dello CSICOP. In effetti, non è neppure un tentativo di argomentazione, ma un
semplice fiat: “Bene, penso che
l’idea che la fisica quantistica spieghi il paranormale è un’idea non
necessaria, perché non c’è nulla da spiegare”. È vero che Humphrey ha scritto
un libro sull’argomento, ma Brian Josephson, che l’ha letto, non trova in esso
alcun argomento che stia in piedi ad un’attenta
analisi:
http://www.tcm.phy.cam.ac.uk/~bdj10/psi/
Vediamo
ora alcune altre reazioni.
Professor
Herbert Kroemer della Santa Barbara University:
“Sono molto scettico. Pochi di noi
credono che la telepatia esista, né pensiamo che la fisica possa spiegarla… Se
l’ufficio postale statunitense [sic] ha fatto qualcosa del genere, un sacco di
noi si arrabbierà”.
I
sondaggi hanno mostrato che la percentuale di scienziati che credono che la
telepatia probabilmente esiste è una percentuale non trascurabile. Quindi,
perché la gente si arrabbi in queste circostanze è un interessante fenomeno
psico-sociologico (violazione di un tabù? O cosa?). In effetti, la rabbia
sembra essere una caratteristica comune nelle situazioni di questo tipo… Come
mai? Perché anche soltanto citare la telepatia non è lecito in un contesto scientifico?
Perché si sa che la telepatia non esiste! E’ stato provato scientificamente? Nient’affatto![8],
eppure in genere nella comunità scientifica si ritiene che coloro i quali
credono che la telepatia esista siano degni di censura.
Vediamo
cosa dice David Deutsch, della Oxford University, che viene considerato uno dei
padri degli studi teorici sulla “computazione quantistica”:
“È una totale spazzatura. La telepatia
semplicemente non esiste. Le Poste Britanniche si sono lasciate ingannare nel
supportare idee che sono completamente insensate”.
Naturalmente,
niente traccia dell’espressione “Secondo me”, che normalmente si usa far
precedere affermazioni di tal genere. Riguardo alla sensatezza delle idee, può
essere interessante ricordare che Deutsch sostiene con forza una cosiddetta “interpretazione”
dei “paradossi” della meccanica quantistica detta “teoria dei Multiversi”, che
è davvero molto particolare, perlomeno bizzarra come “interpretazione” dal
punto di vista logico, in quanto prevede nientepopodimenoche la generazione
continua di un’infinità di universi “paralleli” per ogni evento quantistico che
accade in ogni istante e per ogni infima particella di ciascun universo[9]…
Deutsch
continua, non sembrando per nulla consapevole di quale orrendo sepolcro imbiancato
vada a sollevare, dicendo:
“Se gli ingegneri e i
dottori accettassero il livello di prove accettata dai sostenitori del
paranormale, i ponti cadrebbero di continuo in giro per il Paese, e i nuovi
medicinali ucciderebbero più di quanto curano”.
Inoltre,
è rilevante notare che Deutsch non ha ancora mai risposto alle e-mail delle
persone che gli chiedono se egli abbia mai davvero studiato la letteratura
parapsicologica.
In
effetti, perché preoccuparsi dei fatti, quando è molto più semplice fare il “critico
teorico” comodamente seduto in poltrona?
Stravaganti tabù vigenti nella società
occidentale nel XXI secolo
"Anteponi l'impossibile che è verosimile
al possibile che non è credibile."
(Aristotele, Poetica)
Se state leggendo questo scritto è perché il curatore che lo ha selezionato (e
non censurato) ha una mente abbastanza libera da non essere rimasto invischiato
in nessuno di questi tabù del XXI secolo di cui ha parlato Josephson e di una
parte dei quali mi occupo in vari modi da una decina d’anni; veri e propri
argomenti “vietati”, sia per l’uomo comune che per lo scienziato o il filosofo.
Nessuno
ci impedisce realmente di parlarne, se ne giungessimo a conoscenza; ma, anche
quando riusciamo a percepirli, ne abbiamo terrore! Talvolta, addirittura
pensarci fra sé e sé mette inquietudine, timore del ridicolo, principalmente; o
forse si tratta addirittura di paura della verità quando essa ci appare
inattesa, rispetto alla “normalità” sia pur falsa?! Una sorta di timore della
pazzia, forse?
Come
può accadere ciò?
Colpisce
davvero nel segno ciò che ha detto il grande astrofisico osservativo Halton
Arp, cioè che mentre fino a qualche anno fa non si poteva fare a meno di
discutere dei rapporti tra scienza e religione, ora non è più così perché è
successo il peggio per entrambe: la religione ha acquisito la terminologia
scientifica, mentre la scienza è divenuta una religione coi suoi bei dogmi!
Su
quanti e quali argomenti, infatti, abbiamo mutato radicalmente opinione negli
ultimi 5 anni? E negli ultimi 10 o… 20 forse? Su quanti e quali argomenti
abbiamo un opinione che diverge totalmente dalla maggioranza?
Credo possa
essere interessante in questo contesto tornare con la mente ad una storia recente
che tendiamo a dimenticare, quella della presunta “impossibilità teorica” del
volo umano a motore. Giusto per citare un esempio, nello stesso periodo in cui
stava per esplodere nel mondo la febbre dei biplani (a partire dal primo volo a
motore registrato ufficialmente, in Francia, effettuato dal brasiliano Alberto
Santos-Dumont il 12 Novembre del 1906), il professore di matematica ed
astronomia alla Johns Hopkins University, Simon Newcomb, aveva pubblicato un
articolo sul The Independent che
“dimostrava” scientificamente l’assoluta impossibilità del volo umano a motore,
che avrebbe richiesto, a suo dire, la scoperta di qualche nuova forza della
natura!!
Ciò
accadeva non più in là dei tempi dei nostri nonni.
Se
si va un poco più indietro nel tempo, è facile ricordare che lo stesso famoso
Michael Faraday fu accusato di ciarlataneria quando annunciò di poter generare
una corrente elettrica semplicemente muovendo un magnete in un avvolgimento... Che
nesso poteva mai esserci tra il notissimo e antichissimo fenomeno del
magnetismo e la moderna elettricità?! Oggi la cosa è più che ovvia, e si utilizza
ad esempio nella dinamo che alimenta la lampadina della bicicletta.
Quando
Antoine Laurent Lavoisier, il padre della chimica moderna, scoprì che esisteva
un gas: l'ossigeno, fondamentale per il fenomeno della combustione, e che la
causa fino ad allora individuata, cioè il "flogisto", invece non
esisteva, tutti spararono a zero contro di lui sulle più importanti riviste
scientifiche del tempo! Ma, d’altronde, lo stesso Lavoisier aveva i suoi
limiti, e li dimostrò tutti quando fu chiamato a pronunciarsi sull'origine
delle meteore (cfr. Caso 1). C'erano allora varie teorie sull'origine delle
meteore, una delle quali (quella giusta) era quella secondo cui si trattava di
pietre che cadevano dal cielo, come oggi sappiamo bene... Lavoisier disse che
le meteore non potevano certo essere pietre che cadevano dal cielo per il
semplice motivo che tutti sanno che nel cielo le pietre non ci sono...
Effettivamente c'era poco da discutere!!
Citiamo
soltanto un altro esempio, tratto dall'ambito medico: la storia di Ignaz
Semmelweiss. Nel 1847 questo medico svizzero intuì una cosa che per noi oggi è
banale. Perché le puerpere morivano in così gran numero? Perché c'erano diffuse
infezioni a causa del fatto che i medici non si lavavano le mani, né disinfettavano
gli strumenti! Anzi, spesso, subito dopo aver dissezionato i cadaveri, senza
lavarsi le mani, andavano a far partorire le donne!! Ebbene gli altri medici lo
trattarono come un folle, per diversi anni. Pubblicò finalmente un libro:
ancora peggio! Infine, fu rinchiuso in manicomio e lì morì a seguito di una
ferita conseguente ad una colluttazione con un infermiere e successiva
setticemia... L'ironia della sorte.
In
questi primi albori del XXI secolo, gli dèi hanno di sicuro già iniziato a ridere
di gusto dei numerosi tabù “scientifici” che con meschina bigotteria tutt’oggi tristemente
ingessano ogni residuo entusiasmo vitale della vasta e viscosa schiera dei piccoli
intellettualoidi benpensanti.
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Inserito: Aprile 2, 2008
Scienza e Democrazia/Science and Democracy
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Mamone Capria, Liguori Editore (2003), 259-275; R. Germano, “Il signor Rossi e
[2] Membro della Royal
Society, è stato anche Presidente della Società Elettrochimica Internazionale.
[3] Chi ha un minimo di
esperienza di ricerca sperimentale sa che vuol dire metter su un nuovo
esperimento e svolgere una campagna di misure “interessanti”. Emettere un
“sentenza definitiva” soltanto 5 settimane dopo l’annuncio è un fatto
intrinsecamente dubbio.
[4] A questo proposito si
può ricordare che anche le prime trasmissioni di onde radio di Guglielmo
Marconi non erano "riproducibili". Ora se ne conosce il motivo (i
venti solari che influenzando l'alta atmosfera perturbavano distruttivamente i
già debolissimi segnali), ma allora era un problema per Marconi schivare queste
critiche, indiscutibilmente razionali, dei numerosi detrattori. Le superò, poi,
definitivamente, nel modo che conosciamo: realizzando la radio.
[5] R. Germano, AQUA. L’acqua elettromagnetica e le sue mirabolanti avventure,
Bibliopolis (2007); R. Germano,
“Acqua fresca e Omeopatia, ovvero un Comitato per il Controllo delle
Affermazioni Normali?” in Scienze, Poteri
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and R. Germano “The ‘Memory of water’: an almost deciphered enigma. Dissipative
structures in the extremely diluted aqueous solutions”, Homeopathy, 96, 3, 163-169 (2007).
[6] Nato a Parigi nel 1935,
studia medicina e nel ’67 diviene direttore clinico alla Facoltà di Medicina di
Parigi; sempre alla fine degli anni ’60 è ricercatore all’Istituto sulla
Ricerca sul Cancro del CNRS e poi si occupa di patologia sperimentale in
California. Nel 1970 scopre il "Platelet-Activating Factor" (“fattore
attivante delle piastrine del sangue”). Nel 1978 diviene Direttore di Ricerca
INSERM (Istitut National de
[7] Lo CSICOP ha recentemente mutato il suo
nome in Committee for Skeptical Inquiry (CSI).
[8] Ad esempio, si veda
l’interessantissimo saggio colmo di dati sperimentali statisticamente
significativi di Dean Radin, The
Conscious Universe – The Scientific Truth of Psychic Phenomena, Harper
Edge, 1997; nonché i due saggi di Rupert Sheldrake, anch’essi fortemente
sperimentali: I poteri straordinari degli
animali, Mondadori, 2000, e La mente
estesa, Urra-Apogeo, 2006.
[9] David Deutsch, La fabbrica della realtà, Einaudi, 1997.