Paolo De Bernardi

 

Pro e contro le vaccinazioni:

un recente scambio sul Corriere della Sera

a cura di Marco Mamone Capria

 

 

 

Prevenire il cancro, eppure sul vaccino si scatena l’ ideologia

[Corriere della sera, 23 febbraio 2007, p. 52; rubrica: “Opinioni”]

 

Il ritorno della polio in Pakistan, dove decine di migliaia di famiglie rifiutano il vaccino (fino al punto di uccidere un medico che lo somministrava) temendo un complotto americano per sterilizzare i bimbi musulmani, sembra una storia di ignoranza e fanatismo lontana anni-luce dal nostro mondo raziocinante, protetto, perfino asettico. Non è del tutto così: anche nei Paesi ricchi, dove l’imprenditore filantropo Bill Gates spende miliardi di dollari per cercare di proteggere l’Africa nera da alcune epidemie mortali [NOTA 1] e dove alcuni tipi di tumore cominciano ad essere combattuti con successo attaccando i virus che sono alla loro origine, le resistenze non mancano.

 

«Cosa c’è di più popolare di un vaccino che previene il cancro?» si chiedeva qualche giorno fa, stupefatto,il Washington Post commentando le resistenze che sta incontrando, negli USA, la somministrazione del vaccino contro il papilloma virus, responsabile del 70% dei carcinomi dell’utero. Ventidue Stati Americani, dalla California alla Florida, stanno discutendo leggi che prevedono obbligatoriamente la vaccinazione (solo per le adolescenti), ma le controversie hanno bloccato ogni decisione. Subissato dalle critiche anche il governatore del Texas, Rick Perry, che ha deciso in questo senso, forte dei suoi poteri. Contro il vaccino anti-cancro si è creata una strana coalizione che va dalla sinistra anticapitalista in guerra con le multinazionali farmaceutiche a molti conservatori, soprattutto integralisti evangelici, per i quali vaccinare gli adolescenti contro una malattia che si trasmette per via sessuale equivale a incentivare i rapporti prematrimoniali.

           

Il quadro è migliore in Europa, dove le campagne di sensibilizzazione funzionano meglio. L’Italia si è data un programma di vaccinazione contro il papilloma virus avanzato, che si spera funzioni anche senza obblighi specifici. Ma pure da noi si deve combattere periodicamente col riemergere della diffidenza su alcune vaccinazioni infantili che è poco giustificata.

           

Quello del vaccino contro il cancro all’utero è un «caso di frontiera»: mentre per molte altre malattie come la poliomielite l’obbligo di vaccinazione nasce dall’interesse pubblico a evitare il diffondersi delle epidemie, qui le modalità di trasmissione della malattia lasciano spazio a opposizioni di tipo ideologico o religioso. Negli Usa, poi, l’elevato costo della vaccinazione (360 dollari) e le pressioni del produttore (la Merck [NOTA 2]) per una sua rapida diffusione, hanno contribuito a inasprire le polemiche. Ma la diffidenza nei confronti dei vaccini in genere, l’idea che l’immunizzazione dovrebbe essere facoltativa, è sempre più diffusa, come mette in luce Vaccine, un saggio di Arthur Allen [NOTA 3]. Il libro, che tratta gli scettici da irresponsabili, è destinato a suscitare altre polemiche, ma offre un punto di vista illuminante sui danni che possono derivare dalla cultura della «scelta facoltativa»: i dubbi sui possibili effetti collaterali di alcuni vaccini (quasi mai provati) vengono ingigantiti, mentre si dà per scontata la sconfitta definitiva di malattie terribili, in realtà battute solo temporaneamente, grazie alle vaccinazioni forzate del Dopoguerra. Ma che possono tornare in ogni momento, se non continua la profilassi. In alcuni Paesi è già successo: è il caso dell’epidemia di difterite in Russia. [NOTA 4]

 

Oggi viviamo ancora sui successi degli anni ’50, frutto, anche, degli enormi investimenti dei governi per vaccinare i loro soldati. E dell’uso degli eserciti come serbatoi di  cavie. Ora tocca alle industrie investire e le sperimentazioni sono divenute molto più lunghe e costose. È giusto, ma il risultato è quello di una fuga da produzioni non più redditizie: negli anni Sessanta erano 26 le industrie Usa che producevano vaccini, oggi ne sono rimaste solo quattro.

 

Massimo Gaggi

 

*    *    *

 

 

Corriere della Sera, 26 febbraio 2007, p. 29

INTERVENTI E REPLICHE

 

Le polemiche nel campo delle vaccinazioni

 

Sul Corriere del 23 febbraio nell' articolo dal titolo «Prevenire il cancro, eppure sul vaccino si scatena l’ideologia» a firma di Massimo Gaggi, ci si rammarica del fatto che in Europa si debba «combattere periodicamente col riemergere della diffidenza su alcune vaccinazioni infantili che è poco giustificata». Si sottolinea inoltre che «la diffidenza nei confronti dei vaccini in genere, l' idea che l’immunizzazione dovrebbe essere facoltativa, è sempre più diffusa»; questa idea, secondo Gaggi (che si appoggia ad un saggio di A. Allen, Vaccine), è tanto nefasta quanto infondata, perché: «I dubbi sui possibili effetti collaterali di alcuni vaccini (quasi mai provati) vengono ingigantiti». Ebbene, vorrei far notare che questi «dubbi, quasi mai provati e ingigantiti», sono riportati in circa 1.200 titoli (da me posseduti) della letteratura medico-scientifica (parliamo di Lancet, Jama, European Journal of Pediatrics, American Journal of Epidemiology, ecc., per intenderci), dove centinaia e centinaia di medici-ricercatori hanno provato effetti collaterali e dannosità dei principali vaccini in circolazione. Si parla di demielinizzazioni del sistema nervoso, autismo, diabete mellito, encefaliti, sindrome di Guillain Barré, immunosoppressione, ecc. Riportando quasi un centinaio di tali studi medici più significativi, ho preparato un breve saggio (pubblicato sul sito Scienza e Democrazia http://www.dipmat.unipg.it/ mamone/sci-dem), dove ho cercato di mostrare che non c'è affatto una monolitica unanimità all' interno della comunità scientifica sulle vaccinazioni.

 

Paolo De Bernardi                     debernardi.paolo@libero.it

 

[(NdC) Il riferimento è a

P. de Bernardi: “Le vaccinazioni di massa: panacea o strumento maltusiano della tecnocrazia?”,

(html, pdf )]

 

 

[REPLICA]

 

Dubitare e discutere è sempre opportuno (i giornali servono anche a questo). Ho voluto segnalare che ideologia e religione attraversano il campo delle vaccinazioni non solo nel mondo islamico, ma anche in Occidente (sia pure con intensità ben diversa). Quanto alla diffidenza nei confronti dei vaccini in genere, ho citato un libro che, ho avvertito, susciterà polemiche. Ma che offre molti elementi conoscitivi: sull' autismo, ad esempio, nota che chi collega la rapida diffusione della malattia negli Usa a una sostanza (uno stabilizzatore) presente in alcuni vaccini, dimentica che l’Associazione Psichiatrica ha ripetutamente cambiato la definizione della patologia, allargando ogni volta il numero dei bambini identificati come autistici. Da quando gli americani si sono allineati agli standard internazionali, i casi di autismo diagnosticati in molti Stati Usa non hanno superato quelli della Danimarca, Paese che non ha mai usato lo stabilizzatore «incriminato». Non sta a me formulare giudizi strettamente scientifici, ma credo che anche in questo campo i pericoli, che ci sono sempre, vadano confrontati col male che si vuole debellare, scegliendo il rischio minore. Ho la sensazione che oggi le resistenze crescano non perché i vaccini sono più pericolosi ma perché stiamo perdendo la memoria delle drammatiche conseguenze di malattie che ormai consideriamo debellate. È successo vent’anni fa in Russia, dove molti non vaccinavano più i bimbi contro la difterite. Poi, con i soldati di ritorno dall' Afghanistan, tornarono i batteri: fu una strage. [NOTA 4]

 

Massimo Gaggi

 

NOTE

 

[1] [NdC] A proposito della filantropia di Bill Gates, un quotidiano statunitense ha recentemente pubblicato un articolo, ripreso da Vittorio Zucconi su la Repubblica («“Così fa del male il benefattore Gates”», 8 gennaio 2007, p. 21), che scrive:

 

La sua Fondazione, che ha diffuso sul mondo più di 30 miliardi di dollari in opere di bene dalla nascita nel 2000 è ora accusata in una lunga e documentata inchiesta del più importante quotidiano della costa pacifica, il Los Angeles Times, di alimentare questa munificenza con i profitti degli investimenti delle multinazionali più «socialmente irresponsabili», dagli impianti dell’Eni italiana in Nigeria a quelle farmaceutiche monopoliste che rifiutano di abbassare i prezzi dei medicinali contro l’Aids, proprio una delle piaghe contro le quali la Fondazione Gates si batte.

 

La questione dei «medicinali contro l’Aids» dipende crucialmente dal credito che si vuole assegnare alla teoria ortodossa – la più amata dalle transnazionali farmaceutiche – secondo cui l’AIDS è una malattia infettiva e contagiosa (a trasmissione prevalentemente sessuale) causata da un fattore unico, il retrovirus HIV. Chi conosce le gravissime obiezioni a tale teoria (vedi i contributi nella categoria AIDS in questo sito) considera la lotta per “garantire” ai paesi del Terzo Mondo tali medicinali ad alta tossicità (invece di acqua potabile, cibo sano, strutture igieniche, presidî medici essenziali e scuole) come una delle maggiori frodi messe in piedi dal capitalismo transnazionale.

 

[2] [NdC] La Merck è stata protagonista di quello che è forse il peggiore scandalo farmaceutico del decennio, con il suo antiartritico rofecoxib (nomi commerciali: Vioxx, Arofexx, Coxxil, Dolcoxx, Miraxx), che nei soli Stati Uniti si stima abbia causato in quattro anni (tra la fine del 1999 e quella del 2004) qualcosa tra 39.000e 61.000 morti. Sul sito citato alla nota successiva si legge del vaccino Rotateq della Merck, contro il rotavirus, ritirato a metà febbraio 2007 perché aveva provocato 28 casi (ufficialmente riportati: i numeri veri saranno sicuramente superiori) di seri disturbi intestinali (potenzialmente mortali), 16 dei quali hanno richiesto un intervento chirurgico.

 

[3] [NdC] L’autore ha aperto un sito (http://vaccinethebook.typepad.com) con aggiornamenti e correzioni.

 

[4] [Nota di PDB] Nella sola Russia, nel periodo 1990-96, i casi riportati furono circa 115.000 e i morti 3.000; circa il 70% dei casi riguardava persone maggiori di 14 anni. La maggior parte delle fonti non può far a meno di osservare che: 

 

la diffusione della malattia è stata  facilitata dal sovraffollamento (la maggior parte dei casi sono stati segnalati nelle grandi città), dalle migrazioni seguite al disfacimento dell'URSS.

 

Una nota della Direzione Generale Servizi di Igiene Pubblica, del 27 VIII 1994, firmata dall'allora Ministro R. Costa, riportava i seguenti dati, forniti dall’Ufficio Regionale Europeo dell'OMS, ri-guardo all'epidemia in corso nell’ex Urss:

 

Casi di difterite sono stati registrati nei Paesi limitrofi, più frequentemente in relazione con viaggi o soggiorni nelle aree epidemiche. Le aree urbane densamente popolate sono state maggiormente interessate dai fenomeni epidemici, che in circa il 10% dei casi hanno coinvolto collettività quali istituzioni scolastiche e ospedali. [...] ampi movimenti di popolazione che possono avere contribuito alla diffusione di ceppi tossinogenici di C. diphtheriae

 

Come per gli altri casi, la difterite colpisce tanto i vaccinati quanto i non vaccinati. Ad esempio, in Italia, l'unico caso di difterite del 1991 colpì una bambina non vaccinata, mentre nel 1995 l'unico caso di difterite verificatosi colpì una bambina vaccinata. A questo punto mi sento propenso a ritenere che la principale causa della difterite in Russia sia stata l'applicazione di dure politiche neoliberiste, volute dal filoamericano Eltsin, a seguito del disfacimento dell'URSS. Politiche i cui punti qualificanti sappiamo essere le privatizzazioni selvagge e i tagli allo stato sociale, che espongono le fasce più deboli della popolazione ai rigori delle cosiddette “leggi di mercato e di concorrenza”, dove, insomma, chi è ricco diventa più ricco, mentre chi è povero affonda. Queste politiche che hanno come primo imperativo quello di restituire i soldi al Fondo Monetario Internazionale e alle banche dispensatrici di “aiuti”, devono evidentemente tagliare ogni assistenza sociale e agevolazione ai ceti che prima del 1989 godevano di interventi statali per scuola, riscaldamenti, medicine. Col turboliberismo (imposto dal FMI, come condizione per avere prestiti) tutto questo è stato cancellato e si sono prodotte migrazioni e inurbamenti pauperistici, con peggiorate condizioni igieniche, alimentari, sovraffollamenti. E lì, il prima inerte e silente Corynebacterium diphtheriae ha trovato modo di replicarsi incontrollatamente, determinando l'epidemia, che colpisce, come al solito, tanto i vaccinati quanto i non vaccinati.

 

 

 

 

Inserito: 26 marzo 2007

Scienza e Democrazia/Science and Democracy

www.dipmat.unipg.it/~mamone/sci-dem