Angelo Baracca
La pace vale uno Scudo!
Contributo al dibattito collettivo:
aggiornato al 2 gennaio 2009
Una ricetta per il disastro
Uno Scudo si aggira per l’Europa! Abbiamo percepito la sua minaccia, lotteremo contro di esso con tutte le forze. Ma non facciamoci illusioni. Non solo perché abbiamo visto fin dove può arrivare l’arroganza del potere, ma soprattutto perché lo Scudo (questo Scudo) non è che un passo, una componente di un sistema militare non solo statunitense, ma mondiale, che ci porta sempre più vicini alla catastrofe! Il sangue versato a Gaza è ancora fresco, ma quell’azione rivela il vero segno – certo il più spietato – di un sistema di relazioni mondiali che, con l’incalzare della crisi finanziaria ed economica e della crisi ambientale e delle risorse, ha come unico cinico scopo la salvaguardia e il rafforzamento delle posizioni di potere. Il sangue versato a Mumbai si è raggrumato, ma solo la scandalosa complicità degli organi di (dis)informazione con il potere occulta alla sudditanza pubblica l’asse perverso che dagli anni ’90 si è stabilito tra New Delhi, Tel Aviv e Washington[1] (la rete di complicità si irradia anche alle radici dei corrotti stati arabi, se è vero che l’offensiva militare israeliana a Gaza è stata preannunciata dal capo dei servizi segreti egiziani, Gen. Suleiman!).
A nessuno
sfugge come quel “Grande Gioco” che dall’Ottocento ruotava sull’Afghanistan sia
divenuto la sfida per il controllo dell’Asia sud-orientale, delle sue risorse,
dei suoi corridoi, del suo ruolo strategico: l’India è schierata con
Le grandi
crisi mondiali nel corso della storia sono spesso sfociate in cataclismi
mondiali. Non dimentichiamo che
Vorrei cercare di portare un modesto contributo a una riflessione e a qualche informazione più generali su questo sistema mondiale, perché ormai mondiali sono i problemi. Comincerei col riportare alcuni passi di un articolo del Bulletin of the Atomic Scientists di
Are we at least doing a better job of keeping
World War III or a nuclear calamity at bay? I think not. The wars in Iraq and
Afghanistan show that we have already, sooner than I would have thought
possible, unlearned the main lesson of Vietnam--that occupying faraway
countries usually ends badly. (This lesson was articulated in the so-called Powell
Doctrine back when former Secretary of State Colin Powell was a reasonable
person.)
In addition,
Then there's the matter of
Una polveriera con la miccia accesa
Prima di passare agli aspetti specificamente militari (arsenali nucleari, difese missilistiche, ecc,), che rischiamo di portarci a privilegiare un piano “tecnico”, mi sembra opportuno richiamare ancora l’attenzione sull’allarmante quadro mondiale, poiché sono le crescenti tensioni internazionali e gli scontri per l’egemonia o il controllo delle risorse a rendere ancora più inquietante il rischio di una guerra nucleare.
Il focolaio di tensioni sempre
più esplosive è costituito dalla regione che va dal Caucaso, al Medio Oriente e
a tutta l’Asia Sud Orientale: un’area alla quale Zbigniew
Brzezinski si riferiva[5]
con un termine molto eloquente di “Balcani Eurasiatici”. La mappa della fig. 1
è solo un esempio[6] degli esercizi di “distruzione creativa”[7],
il cinico “Risiko” che si gioca nei circoli del potere (si notino in
particolare il dimezzamento del Pakistan e lo smembramento dell’Arabia
Saudita). Condoleezza Rice qualificò la guerra di Israele al Libano dell’estate
2006 come un passo verso un “nuovo Medio Oriente”. Il sanguinario attacco
israeliano a Gaza ribadisce la linea intransigente di piegare le popolazioni
arabe a leadership politiche servili. Ma autorevoli politici hanno avanzato
l’ipotesi che il sistema degli Stati mediorientali possa disintegrarsi.[8]
Fig. 1. MAP OF THE NEW MIDDLE EAST. Note: The following map was prepared by
Lieutenant-Colonel Ralph Peters. It was published in the Armed Forces Journal
in June 2006, Peters is a retired colonel of the U.S. National War
Academy. (Map Copyright Lieutenant-Colonel Ralph Peters 2006).
Although the map does not officially reflect Pentagon doctrine, it has been
used in a training program at NATO's
Il raid di Israele in Siria del 6 settembre 2007 [9] fu un campanello d’allarme anche in relazione a possibili azioni militari contro l’Iran. E mentre la guerra in Afghanistan sembra fuori controllo, Obama sembra intenzionato a rafforzare l’intervento americano, ed anche il suo orientamento rispetto all’Iran desta molta preoccupazione: alla vigilia delle elezioni statunitensi infatti il New York Times rese noto l'emergere di un consenso bipartisan su una strategia aggressiva.[10] Infatti, un rapporto di settembre del Bipartisan Policy Center (di cui fanno parte il consigliere di Obama sul Medio Oriente, Dennis Ross, noto per la sua linea aggressiva, e altri consulenti per la politica estera e la difesa) dichiara riferendosi alla nuova Amministrazione, con un linguaggio simile a quello di Bush: «Crediamo che un attacco militare sia un'opzione concreta e debba rimanere l'estremo rimedio per ritardare il programma nucleare iraniano»[11]; tale attacco militare «avrebbe come obiettivo non solo le infrastrutture nucleari iraniane, ma anche la sua infrastruttura militare convenzionale, al fine di impedire una risposta iraniana», proponendo che gli USA rafforzino immediatamente la propria presenza militare nel Golfo Persico.
Rimane un’incognita quella che
sarà la politica della nuova Amministrazione verso
L’attacco militare a Mumbai rischia di mettere in crisi i faticosi negoziati di distensione tra India e Pakistan e di aprire la strada ad un governo indiano più radicale. Quanto alle incursioni statunitensi in territorio pachistano, l’opinione pubblica americana è manipolata, e in maggioranza considera con favore gli attacchi per eliminare i terroristi[14].
È assai probabile che i paesi al centro di queste crisi abbiano la volontà di evitare il ricorso estremo alle armi nucleari: ma il succedersi degli eventi può superare qualsiasi capacità di previsione, queste armi possono costituire una tentazione molto forte, o disperata, mentre strutture militari sempre più sofisticate, diversificate e complesse formano un sistema intrinsecamente sempre meno controllabile.
Arsenali, sistemi e strategie nucleari
Ecco perché sono convinto, in
particolare, che i dati quantitativi sulle riduzioni numeriche delle testate
negli arsenali mondiali possano risultare anche fuorvianti. Non solo perché è
difficile capire se, rispetto alle circa 70.000 testate che avevano costituito
il massimo mondiale verso il 1986, oggi (anche a prescindere dalle incertezze)
dobbiamo contare circa 10.000 testate strategiche
schierate operative, o sia piuttosto più corretto riferirsi a un totale di
20.000-25.000 che comprendono testate tattiche,
testate inattive di risposta, testate
in attesa di smantellamento[15] (quante
di queste potrebbero in caso di emergenza venire reinserite nell’arsenale
operativo?); o se nel fatidico 2012, scadenza del trattato SORT[16],
faranno fede per gli USA le 2.200 testate operative conteggiate per il
trattato, o dovremo invece preoccuparci che ne rimarranno più di 5.000, e che
per smantellare quelle rimosse si dovrà aspettare per lo meno il 2023! [17] Le
incertezze sono ancora più grandi per la Russia[18], che
ha un numero sconosciuto (più di 2.000?) di testate tattiche (rimosse ma non smantellate in base al trattato INF del
1987, e per le quali è stato velatamente minacciato di riportarle nell’arsenale
operativo come risposta allo Scudo missilistico statunitense), e le cui
capacità di smantellamento delle testate sono ancor più ridotte.
Ma al di là della problematicità dei dati quantitativi (facilmente reperibili in Internet), il punto che mi sembra cruciale è che a fronte di queste diminuzioni “relative” vi è stata una modernizzazione, complessificazione, flessibilizzazione, articolazione del sistema, che lo rende molto più efficiente e micidiale. Si tenga presente che vengono ancora mantenuti aspetti della dottrina nucleare della Guerra Fredda che determinano forti tensioni e aggravano i rischi di guerra nucleare per errore, in primo luogo il mantenimento di un grande numero di testate nucleari in stato di allerta, pronte al lancio (launch on warning) e puntate su obiettivi strategici dell’altro paese[19]: una delle misure che vengono raccomandate con più urgenza per allentare la tensione nucleare, prima ancora di ulteriori riduzioni quantitative, è la riduzione dello stato di allerta delle testate[20].
Dopo che nel 2001
Ma quanti begli Scudi madama Dorè
Nel contesto
che abbiamo delineato, anche per il problema dello “Scudo” la prima cosa da
sottolineare è che di “Scudi” ne esistono tanti, sia come collocazione
geografica, sia come tecnologia e funzioni: un sistema, anche qui, molto
articolato e flessibile. (Può essere interessante ricordare che l’origine dei
progetti di difesa missilistica può essere fatta risalire al programma
missilistico dei nazisti durante
In primo
luogo, i progetti
statunitensi non si limitano all’Europa: il Pentagono ha creato sei basi
militari permanenti in Afghanistan lungo il confine interno con
In secondo luogo, lo “Scudo” contro il quale ci mobilitiamo non è che uno dei tanti componenti di un sistema estremamente complesso di layered missile defense, una difesa “a strati”, che sembra delineare una nuova frontiera della guerra del futuro, che si sta per diffondendo a tutti i paesi, non solo nucleari: sembra ripetersi quello che accadde alla fine degli anni ’50 quando vennero sviluppati i missili balistici, che poi hanno rivoluzionato arsenali e strategie rispetto alla prima fase in cui le testate nucleari erano solo “a gravità”, trasportate unicamente dai bombardieri strategici.
L’architettura del sistema che si prospetta è estremamente complessa: si prevedono difese missilistiche (Ballistic Missile Defense, BMD) strategiche, tattiche, di teatro; ed inoltre destinate ad intercettare i missili di un attacco nucleare nelle distinte fasi di volo. Proviamo a procedere per gradi, per capire come si inquadrano i componenti dello “Scudo” che si vogliono schierare in Europa.
Uno schizzo generale.[24] L’”occhio” del sistema è costituito dal System-Low-the-missile-warning e dai satelliti a raggi infrarossi destinati a seguire la traiettoria. I progetti principali sono:
hdue della Marina, il Navy Area Theater Ballistic Missile Defense, e il Navy Theater Wide;
hdue dell’Esercito, il THAAD (Theater High Altitude Area Defense), e il sistema Patriot PAC-3;
hdue dell’Aviazione: l’Airborne Laser, e lo Space Based Laser (basato invece nello spazio).
Ma l’Esercito ha altri due programmi, il Tactical High Energy Laser, e la protezione mobile per le truppe Medium Extended Air Defense. Vi sono poi due programmi sviluppati per conto di Israele: la difesa di teatro Arrow ed un laser antimissile. Vi sono ancora il sistema di satelliti di allarme SBIRS-High, la rete Cooperative Engagement Capability della Marina per la gestione del campo, e molti altri progetti collaterali. Vi sono poi navi da guerra equipaggiate con il citato sistema Aegis di gestione del campo di battaglia ed i missili intercettori SM-3, per colpire missili a corto e medio raggio.
Classificazione degli intercettatori per le diverse fasi di volo dei missili, e dei sensori[25] (dic. 2007)
a) Intercettori
hFase terminale:
qPatriot Advanced Capability-3 (AC-3): destinato alla difesa contro missili balistici a corto raggio (ma anche
aerei e cruise): consiste in
lanciatori (da terra o dall’aria) con testata esplosiva. È il più maturo
tecnologicamente del sistema BMD, 712 missili schierati nel 2008.
qTerminal High Altitude Area Defence (THAAD): con capacità di intercettazione sia fuori che dentro
l’atmosfera: lanciatori montati su camion, dotati di intercettore “hit-to-kill”. Test eseguiti nel 2007,
prime unità previste nel 2009.
hFase intermedia (mid-course):
qGround Based Mid Course Defence (GMD): è questo il sistema che si
vuole schierare in Polonia e Repubblica Ceca. Intercettori a più stadi
basati a terra, dotati di un “kill
vehicle” esoatmosferico, corredati da radar traccianti basati a terra o in
mare e sistemi di Controllo di Fuoco e Comunicazione (GFC/C). Schierati 40
missili in Alaska,
qAegis Ballistic Missile Defense: lanciato
da navi equipaggiate con apposito radar, per
intercettare, mediante “hit-to-kill”,
missili a breve e medio raggio. Erano previsti per la fine del 2008 3 cruisers e 13 destroyers equipaggiati con sistema Aegis. Sviluppo previsto nel 2013 per intercettare missili
intercontinentali (ICBM).
qMultiple Kill Vehicle (MKV): intercettori a lungo raggio con “kill vehicle” esoatmosferici per intercettare ecolpire testate
multiple e contromisure. Capacità operativa prevista per il 2014.
hFase di spinta (boost):
qAirborne Laser (ABL): Boeing 747 modificato, son super-laser per
distruggere missili in salita riscaldando il metallo. Previsti test decisivi
2009.
qKinetic Energy Interceptor (KEI): intercettore “fast-burn”
mobile basato a terra o in mare vicino a un sito di lancio nemico. Test in
corso, capacità operativa da determinare.
b) Sensori: per individuazione, tracciamento missili, puntamento,
allarme precoce.
qRadar
Sea- Based X-band (SBX): testato per GMD
nel 2007. Da schierare in Alaska.
qRadar
AN/TPY-2: parte del THAAD, attivo dal
2006.
qSpace
Tracking and Surveillance System (STSS):
prima noto come SBIRS-Low, satelliti su
orbita bassa, 2 previsti nel 2008.
qSpace-based Infrared System-High (SBIRS-High): satelliti su
orbita alta. Previsto 2008
qUpgraded
Early-Warning Radar (UEWR): radar per
allarme precoce migliorato.
Da questo quadro mancano alcuni dei sistemi citati in precedenza: di
fatto nel 2006-2008
A fine 2007 era avvenuta l’installazione preliminare di quattro
sistemi: missili di difesa basati a terra per la fase intermedia (GMD, la
componente centrale di difesa dai missili a lungo raggio:
É ovvio che gli interessi economici in gioco sono colossali! I
finanziamenti della MDA sono passati da $ 6.700 milioni nel
Tabella. I primi dieci contractors per le difese antimissilistiche, 2001-2004 (in miliardi
di $)
Fonte: Federal Prime Contracts: Fiscal Year
2004 (
|
|||||
COMPAGNIA |
2001 |
2002 |
2003 |
2004 |
TOTALE |
Boeing |
$1,350 |
$2,090 |
$2,060 |
$2,930 |
$8,436 |
Lockheed Martin |
$557 |
$1,420 |
$403 |
$1,220 |
$3,601 |
Raytheon |
$225 |
$434 |
$655 |
$647 |
$1,962 |
Northrop Grumman |
$104 |
$131 |
$190 |
$534 |
$960 |
Computer Sciences Corp. |
$169 |
$163 |
$224 |
$187 |
$743 |
BAE Systems |
$78 |
$84 |
$92 |
$93 |
$347 |
Sparta |
$52 |
$48 |
$87 |
$77 |
$264 |
L-3 |
$56 |
$57 |
$43 |
$50 |
$206 |
Teledyne |
$36 |
$51 |
$58 |
$58 |
$203 |
SAIC |
$47 |
$35 |
$70 |
$17 |
$169 |
La mia modesta opinione è che sarà molto difficile arrestare una deriva e un salto qualitativo del sistema militare di queste dimensioni! Che oltre tutto non solo è in corso d’opera, ma sta dilagando a tutte le maggiori potenze militari: l’Europa non è che un caso. Questa considerazione ovviamente non significa che non si debbano moltiplicare l’impegno e le campagne, soprattutto cercando di informare l’opinione pubblica. Vediamo appunto brevemente gli sviluppi.
Europa e . . . NATO
Non aggiungo
molto sui progetti statunitensi per l’Europa, perché sono l’aspetto più noto e
su cui si è sviluppato un considerevole movimento, a partire da Praga e a
livello europeo: il quadro precedente mostra la collocazione del sistema
specifico nel sistema complessivo, “fino a
Ma la
considerazione generale che premettevo prende forza anche per il fatto che
anche
· il progetto del multi-layered “system of systems” (Active Layered Theatre Ballistic Missile Defence, ALTBMD) di difesa di teatro per le proprie truppe in missione, contro missili balistici a breve e medio raggio;
· nel
summit dell’Alleanza dell’aprile
· il “NATO.Russia Council” lavorerà per creare le condizioni per condurre con Mosca operazioni congiunte di difesa missilistica di teatro (TMD) durante missioni di risposta alle crisi.
Ma non basta.
Uno . . . “Scudetto”anche per l’Italia?
È già, perché
il nostro paese – a parte il giallo della firma del progetto statunitense da
parte del governo Prodi, che si comportò come i ladri di galline – coltiva
ambizioni proprie! Ha dell’incredibile che
1) Il
progetto MEADS[28] (Medium Extended Air Defence System, basato sul sistema statunitense
SAM), firmato nel 1995 tra Italia (15 %) USA (60 %), Germania (25 %) e Francia
(che poi si è ritirata), è sviluppato da un Consorzio Lockheed Martin/Daimler-Chrysler/Alenia Marconi Sistemi, costo previsto $
3,4 miliardi per il solo sviluppo del sistema: un sistema complesso (radar
di controllo di fuoco e di sorveglianza, computer di gestione della battaglia,
comando, controllo e comunicazione, missili, lanciatori, ricarica tori), molto mobile di difesa di area (
2) Il sistema
Surface Air Moyenne Portée/Terre
(SAMP/T) per intercettare missili balistici tattici, aerei e missili cruise, il cui sviluppo, ancora con la
partecipazione di Alenia, è in corso da più di un decennio con
Questi sviluppi sono fondamentali per comprendere il processo (mai interrotto) di militarizzazione dell’Italia e di totale integrazione nel sistema militare Atlantico e statunitense, di cui fanno parte, tra i tanti, l’ampliamento della base militare di Vicenza, come la stazione terrestre USA strategica che sorgerà a Niscemi per il controllo del Mobile User Objective System (MUOS) di comunicazione satellitare ad alta frequenza che integrerà comandi, centri dì intelligence, radar, cacciabombardieri, missili da crociera, aerei senza pilota.[29]
Al mercato dei sistemi di difesa
missilistica! Escalation generale, rischi crescenti
Ma l’adozione di sistemi di difesa contro i
missili balistici sta dilagando a macchia d’olio in tutti i paesi importanti
del mondo, più o meno dipendenti dagli USA, con un giro di affari
impressionante.[30]
L’adozione di questi sistemi viene senza dubbio giustificata come una misura,
risolutiva, di sicurezza nazionale. Al contrario, come abbiamo osservato, in
primo luogo più il sistema è complesso, più è delicato, suscettibile di
reazioni incontrollabili, soggetto a rischi di errori: che aumentano
spaventosamente in specifici teatri di guerra, dove le tensioni sono esplosive
tra paesi geograficamente vicini e/o politicamente instabili, esposti a oscure
manovre di servizi segreti o altri gruppi. In secondo luogo, ogni salto
tecnologico negli armamenti induce in chi si sente minacciato o sfidato
risposte ulteriori, che alimentano una spirale inarrestabile di
militarizzazione, proliferazione, e corsa generale agli armamenti (che
naturalmente fa la felicità, e faraonici profitti, del poderoso complesso
militare industriale, che sembra una delle poche componenti vitali – o meglio
mortifere – del sistema produttivo!). Si ripete l’escalation della “guerra globale al terrorismo”, che prometteva un
mondo più sicuro, mentre mina ogni giorno di più la sicurezza generale, i
diritti fondamentali e la stessa convivenza civile, imbarbarendo le nostre
società: soprattutto perché il termine “terroristi” viene affibbiato dai
potenti, i quali praticano invece impunemente il “terrorismo di stato”. Così la
violenza di Israele verso i palestinesi alimenta la deriva della loro
disperazione verso le frange più estremiste; un prodotto della guerra all’Iraq
è che migliaia di combattenti si sono sparpagliati nell’intero Vicino Oriente,
in Europa e nell’Asia centrale animati da un’ideologia ancor più radicale di al
Qaeda e induriti dall’asprezza dei combattimenti.[31] «La
minaccia islamica ha sostituito quello che è stato il pericolo comunista
durante la guerra fredda: un nemico globale che giustifica una guerra globale»[32]. I
nuovi sistemi di difesa missilistica sono proprio in mano ai potenti e diretti
verso i loro nemici, per conservare e
rafforzare il potere (e fare lauti affari)! Anche a costo di un olocausto
nucleare!
Veniamo ai dettagli. Sistemi Patriot sono stati venduti, o lo saranno, a Arabia Saudita, Corea del Sud, Egitto, Germania, Giappone, Grecia, Israele, Kuwait, Olanda, Polonia, Spagna, Taiwan.
Gli Emirati Arabi Uniti sembrano intenzionati ad acquistare il THAAD, contro la minaccia iraniana[33].
Israele – Israele anche in questo campo
è all’avanguardia[34]. Già
ha il famoso sistema intercettore Arrow
di difesa contro i missili balistici, costruito dalle Israel Aerospace Industries con
India – L’India si sta dotando di sistemi di allarme precoce e di difese missilistiche, con l’aiuto degli USA, di Israele e della Russia, ha avviato anche una propria ricerca[35] e sembra prossima ai primi test[36]. Questi programmi avranno un grande impatto politico e psicologico sia sul Pakistan che sulla Cina, alimentando una corsa agli armamenti, missilistici e nucleari. Si tratta di scelte molto pericolose e destabilizzanti: i tempi di volo dei missili balistici tra i due paesi variano tra 8 e 13 minuti a seconda del bersaglio, e questo accorcia i tempi di reazione per prendere una decisione ponderata (si valuta che il sistema russo richiede 20 minuti tra queste procedure e l’uscita dei missili dai silos per essere lanciati), ingigantendo i rischi di falsi allarmi e reazioni nucleari per errore: la sola risposta razionale ad un allarme è il lancio immediato della ritorsione, prima che i propri missili siano distrutti. Il Pakistan sconta un’inferiorità che lo porta a rafforzare le proprie forze missilistiche, alimentando l’escalation.
Cina – La Cina, ha sempre criticato le difese antimissile[37], ma potrebbe rispondere a quelle indiane con misure che comunque sarebbero destabilizzanti: aumento dello stato di allerta dei suoi missili, contromisure tecnologiche, aumento del numero di testate rivolte all’India, fino allo sviluppo di proprie difese antimissile.
Taiwan – D’altra parte Pechino è molto
preoccupata anche dai progetti di Taiwan, che da alcuni anni sviluppa un controverso programma di difesa
missilistica da $ 18 miliardi centrato su tre basi di missili Patriot, forniti dagli USA, che sembra
inteso proprio a contrastare la minaccia militare della Cina[38].
Giappone – Ma
Nell’agosto 2006 vi furono grandi proteste pubbliche quando il Giappone, preoccupato per i test missilistici della Corea del Nord, richiese lo schieramento nella base navale di Yokosuka di un cruiser Aegis della marina statunitense.
Nel 2006 il
contratto con gli USA è stato ulteriormente rafforzato per condividere i
rispettivi avanzamenti tecnologici. Il Giappone sta sviluppando una capacità
antimissilistica esoatmosferica,
Corea del Sud – In quel contesto
regionale anche
Sta per cadere anche l’ultima frontiera? La
militarizzazione dello spazio
Ma l’escalation, la spirale armamentista, non si ferma qui. Agli effetti destabilizzanti della diffusione dei sistemi di difesa antimissile si aggiunge un ulteriore fattore di estrema gravità: l’introduzione di armi basate nello spazio attorno alla Terra, con sistemi d’attacco completamente nuovi[45].
Gli USA hanno
sistematicamente rifiutato di considerare le ripetute proposte di negoziare un
trattato che vieti la militarizzazione dello spazio[46],
rivendicando il diritto di sviluppare e schierare tali armi, e negando invece
agli avversari l’uso di capacità spaziali ostili ai propri interessi nazionali.
L’Amministrazione Bush ha dichiarato chiaramente la volontà di espandere le
capacità militari nello spazio e di mantenere un ruolo dominante, investendo
miliardi di Dollari, per acquisire capacità offensive superiori. Secondo il
Gen. Cartwright, comandante dello Strategic
Command, «lo scopo di sviluppare armi nello spazio è di consentire alla
nazione di sferrare un attacco ‘molto rapidamente’». Il 31
agosto 2006 Bush firmò
Washington
sta istituendo partnerships spaziali
con Canada, Italia, Israele, Giappone, Australia, Gran Bretagna ed altri, per
attirare la loro industria aerospaziale in questo costosissimo progetto di
portare la corsa agli armamenti nello spazio. Il Pentagono pianificherebbe
addirittura la possibilità di spedire truppe attraverso lo spazio in due ore in
qualunque punto caldo della Terra[47], e
Che cosa farà Obama? Le premesse purtroppo non sembrano incoraggianti: anche se si è ben guardato dal pronunciarsi su questo problema, ha affermato l’intenzione di promuovere le tecnologie avanzate, le capacità di guerra elettronica, la cyber security, per garantire la futura capacità di «estendere il potere globale».[50]
Ma anche in questo campo si profila già una competizione e un’escalation a livello mondiale che potrebbero risultare inarrestabili, ed innescare un ulteriore salto di qualità irreversibile nei sistemi militari.
Cina – Il 28 settembre 2008
Nonostante le informazioni finora disponibili siano scarse, il passaggio ravvicinato alla ISS e la natura ambigua del BX-1 stanno suscitando a Washington preoccupazioni su un presunto vantaggio acquisito della Cina in questo settore, e sul possibile cambiamento nella sua politica spaziale: una reazione che si registra sistematicamente negli USA, per la paranoia di perdere la supremazia, e che di solito scatena reazioni estremamente negative!
In effetti,
lo scorso luglio
India – Diversa ma non meno
significativa la prima missione lunare dell’India con il veicolo spaziale Chandrayaan-I lanciato il 22 ottobre,
che dovrebbe orbitare intorno alla Luna per due anni. Questo lancio dovrebbe
preparare la prima missione indiana con un equipaggio umano a bordo e lo sbarco
sulla Luna (2015): la comunità internazionale è per ora d’accordo nel
considerare
Last
but not least: nuovi rischi di proliferazione e programmi nucleari “civili”
Gli allarmi
di proliferazione nucleare sono via via aumentati, sia quelli reali (i test
dell’India e del Pakistan del 1998,
Quanto siano strumentali, o falsi, o tardivi gli allarmi è stato dimostrato in modo clamoroso dagli sviluppi delle torbide vicende del padre dell’atomica pachistana, A. Q. Kahn. Erano già emerse le complicità e le forniture illegali che questi aveva ricevuto dai paesi più insospettabili[54], ma lo scandalo esploso nell’agosto 2008 riguardante le spie svizzere Urs e Marco Tinners ha portato alla ribalta relazioni ancora più torbide[55]: sembra accertato che essi erano al soldo della cia, che li avrebbe pagati 4 milioni di dollari per 4 anni perché fornissero informazioni e tecnologie contraffatte a Libia, Pakistan e Iran (anche altri?), e che l’eliminazione dei documenti da parte delle autorità svizzere sia stata voluta dagli USA per occultare questi legami, più che per la preoccupazione che i documenti potessero cadere nelle mani dei soliti terroristi.
Bisogna insistere sempre che i rischi di proliferazione nucleare sono il prodotto dell’esistenza degli arsenali nucleari, dell’insistenza crescente delle potenze nucleari (in primo luogo gli USA) sul ruolo decisivo di queste armi, e della conseguente inevitabile attrazione che l’arma nucleare esercita su chi non l’ha e per di più si sente minacciato proprio da armamenti nucleari!
La IAEA
denuncia che vi sono più di 30 paesi che possiedono materiale fissile
sufficiente e le e capacità tecnico scientifiche per produrre armi nucleari[56]. Che
cosa accadrà se una crisi internazionale porterà all’uso effettivo delle armi
nucleari? Paesi come
I rischi che terroristi, o i cosiddetti “attori non statuali”, o anche Stati possano entrare in possesso di materiali o tecnologie nucleari sono aggravati dagli enormi depositi di materiali fissili accumulati nel mondo, del rifiuto a negoziare un trattato internazionale che vieti la produzione di materiali fissili per fini militari[59] (FMCT, Fissile Material Cutoff Treaty): prevalgono sempre le presunte convenienze nazionali. E ritorna un contraddizione di fondo: se il problema del terrorismo viene richiamato come il più grave nel mondo attuale, a poco valgono contro di esso grandi arsenali nucleari, o difese antimissile, o armi spaziali, che hanno chiaramente ben altre motivazioni!
Ma l’ipocrisia, ed i grandi interessi in gioco, emergono anche con l’attuale campagna filo nucleare di rilancio in tutto il mondo dei programmi di costruzione di reattori nucleari di potenza per usi civili: il classico volere «la botte piena e la moglie ubriaca». In primo luogo, quali bersagli migliori per un attacco terroristico delle centrali nucleari?[60] Ma anche a prescindere da questo (e da tutte le altre considerazioni che non è il caso di fare qui sulle scorie e la pesante eredità dei programmi nucleari), il problema di fondo rimane l’ulteriore diffusione di una tecnologia intrinsecamente dual-use come quella nucleare. Dovrebbe essere superfluo ricordare ancora che tutti i paesi che hanno realizzato la bomba atomica sono passati attraverso la costruzione di reattori nucleari[61]. I reattori, di 3a generazione, che vengono proposti attualmente producono plutonio e attinidi che sono materiali militari, e residui radioattivi di cui basterebbe un quantitativo, o un attentato ad un deposito, a costituire una “bomba sporca” micidiale.
Un paese come
I controlli sui futuri programmi nucleari civili devono essere eseguiti dalla IAEA, il cui budget attuale rende già problematico eseguire tutti i controlli sugli impianti esistenti, e dovrebbe quindi venire considerevolmente aumentato. Ma gli inganni che si nascondono dietro il sistema di controlli è clamorosamente dimostrato dal “cavallo di Troia” nel regime di non proliferazione (un vero attentato!) costituito dal citato accordo tra USA e India, con il riconoscimento dello status di potenza nucleare di questa al di fuori del TNP, e l’autorizzazione alla IAEA ad ispezionare gli impianti “civili”, mentre in quelli militari Nuova Delhi potrà continuare a fare quello che vuole, anzi di più visto che le forniture di materiali nucleari civili libererà tutte le risorse per quelli militari.
Il movimento per la pace e il disarmo deve assolutamente affrontare anche il problema dei programmi nucleari “civili” perché una visione e un’azione unitarie sono necessarie per cercare di fermare i folli programmi e le strategie che ci stanno portando verso la catastrofe.
Proposte, obiettivi, iniziative
Un’analisi
come questa non può concludersi senza cercare di individuare, sia pure
sommariamente, obiettivi concreti su cui muoversi per contrastare questo trend allarmante. Non voglio certo
parlare delle iniziative di carattere prettamente politico, che spettano ai
movimenti e alle forme di organizzazione, che possono sempre riservare
sorprese, come è avvenuto nei mesi scorso con l’Onda anomala studentesca. Vi è
certamente uno spazio enorme di iniziativa, che dipende però fortemente dalla
capacità di diffondere queste notizie e creare un’opinione pubblica consapevole
della gravità della situazione. Praga ci ha dimostrato che questo è possibile.
Anche i cinque cittadini della zona di Aviano che hanno citato in giudizio
presso il Tribunale di Pordenone il Governo degli USA per la presenza delle
testate nucleari nella base dimostrano quanto spazio di iniziativa esista:
quanti tra la popolazione italiana sanno, non dico di questa causa, ma anche
della presenza di 90 testate nucleari in Italia? Quanti, anche fra noi, sanno
che il 2 dicembre c’è stata un’udienza della Cassazione per stabilire se è
legittimo che cittadini possano citare in giudizio uno Stato? Non è ancora nota
la sentenza, che sarà decisiva non solo per il proseguimento di questa causa,
ma per dare sostanza alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che
all’Art. 8 stabilisce: «Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità
di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti
fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge». Sarà quindi
un banco di prova fondamentale per garantire questo spazio, il diritto di
persone di qualsiasi parte del mondo – palestinesi, irachene, iugoslave,
cecene, come italiane, tedesche, e così via – di potere effettivamente
difendere i propri diritti – quei “Diritti Umani” la cui violazione viene
sempre strumentalmente addossata agli
altri – contro gli abusi degli Stati e gli atti di “terrorismo di stato” (ricordate
quando Sharon doveva essere processato da un tribunale in Belgio?). Sappiamo
che il governo tedesco è in possesso di un documento che conferma tutta la
pericolosità del DU (uranio depleto), ma lo tiene nascosto[62]:
quel governo tedesco che rifiuta di pagare i risarcimenti ai lavoratori coatti
dai nazisti, e il 23 dicembre (in combutta con Berlusconi e Frattini) ha
presentato un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia proprio perché non
venga riconosciuto a un cittadino il diritto di citare in giudizio uno Stato! I
diritti umani fondamentali e i rischi di guerra nucleare non sono problemi
diversi
Mi limiterò ad elencare molto schematicamente, senza nessuna pretesa di completezza e in forma aperta, alcuni obiettivi e alcune scadenze su cui credo sia possibile lavorare, informare e creare consapevolezza e mobilitazione.
Il nostro governo si appresta ad indicare i siti per la localizzazione delle centrali nucleari: è più che mai necessario allargare l’informazione e creare mobilitazione. Il movimento antinucleare è vivo anche in Francia, Spagna, Slovacchia e altri paesi, e poiché i programmi di rilancio del nucleare sono internazionali è necessario che anche il movimento acquisti una dimensione internazionale.
Occorre naturalmente allargare l’opposizione al progetto di Scudo in Europa, ed intensificare le pressioni sui governi e le alleanze per la ripresa del processo di disarmo nucleare. Ad esempio informazione e iniziative sul problema delle testate nucleari in Italia e in Europa[63]. Il problema dei porti nucleari. Opposizione alle basi militari sul nostro territorio.
Per questi
obiettivi si avvicinano scadenze cruciali: in particolare, il sessantesimo
anniversario della NATO nel 2009, e
Per queste scadenze ci sono alcuni obiettivi chiari che dobbiamo affermare: misure immediate che allentino le tensioni e allontanino i rischi (eliminazione dello stato di allerta delle armi nucleari); revisione del Concetto Strategico della NATO, con la rinuncia al riferimento sostanziale agli armamenti nucleari[64]; riproposizione delle Nuclear Free Zones [65] in Medio Oriente, nel Mediterraneo, nei paesi dell’Europa Orientale, in Europa, nella penisola coreana.
Inserito: 9 gennaio 2009
Scienza e Democrazia/Science and Democracy
[2] Le
vittime civili furono più di 30 milioni; la sola URSS ebbe più di 21 milioni di
morti http://www.liberliber.it/biblioteca/g/galassi/la_costituzione_e_le_vicende_politico_istituzionali_ital_etc/html/c_app1.htm
(
A proposito
dell’intervento e del ruolo degli USA raccomando il bel saggio di Jacques R.
Pauwels, Il Mito della Guerra Buona,
Datanews, 2003: sulla base di un’amplissima documentazione e con uno stile
agile e coinvolgente, l’autore rivede il ruolo degli USA sulla scena
internazionale a cavallo della guerra, riferendolo alla necessità di uscire
dalla recessione con gli investimenti militari, e agli interessi economici
della grandi corporations, le quali
fecero spudoratamente e cinicamente affari tanto con Hitler, come con Churchill
e con Stalin. Gran parte degli imprenditori nutriva grandi simpatie per Hitler,
le maggiori imprese statunitensi (Du Pont, Union Carbide, Westinghouse, General
Electric, Singer, Kodak, ITT, ecc.) collaborarono attivamente con
[3] A proposito di occasioni perdute, documenti sovietici
finora segreti mostrano che nell’incontro del dicembre
E ancora per inciso, chissà perché tanti
eminenti, e potenti, statisti si schierano per il disarmo nucleare quando...
non lo sono più, come Henry Kissinger (Segretario di Stato 1973-77) e George
Shultz (Segretario di Stato 1982-89), che con William Perry e Sam Nunn
firmarono il famoso articolo di due anni fa: “A world free of nuclear weapons”,
Wall Street Journal, 4 gennaio 2007,
p. A.15.
[4] , “The bursting global
security bubble”, Bulletin of the Atomic
Scientists,
[5] Zbigniew
Brzezinski, The Grand Chessboard:
American Primacy and Its Geo-strategic Imperatives,
[6] Mahdi Darius Nazemroaya, «Plans for Redrawing
the
[7] Termine usato dal
Professor Mark LeVine, “The New Creative Destruction”, Asia Times,
[8] Joschka Fischer, “Is the
http://www.dailystar.com.lb/article.asp?edition_id=10&categ_id=5&article_id=91696
[9] A parte la legittimità di un «giustiziere» che si
arroghi il diritto di fare piazza pulita scavalcando l’ordine e le autorità
internazionali, rimangono molti punti oscuri (Israele ha occultato delle prove)
e la vicenda è lungi dall’essere chiarita. Fonti diplomatiche di Washington e
Gerusalemme avrebbero affermato che in un precedente raid gli israeliani
avrebbero prelevato materiale militare segreto si sarebbe dimostrato di origine
nucleare, per cui gli usa
avrebbero dato l’approvazione all’attacco (Uzi Mahnaimi e Sarah Baxter, « Israelis seized nuclear material in Syrian
raid », The Sunday Times, 23
settembre 2007,
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/middle_east/article2512380.ece).
Si è poi concretizzata l’accusa che
http://online.wsj.com/article/SB122826791151574655.html#articleTabs%3Darticle).
[10] «New Beltway
Debate: What to do about
[11] «Meeting the
Challenge. u.s. policy toward
Iranian nuclear development», Report of an independent task force sponsored by
the Bipartisan Policy Center, co-presidenti Senatori Daniel Coats e Charles
Robb, Settembre 2008,
http://www.bipartisanpolicy.org/ht/a/GetDocumentAction/i/8448.
[12] Margherita Paolini, «Caucaso tra guerra e energia», il manifesto, 19 agosto 2008, pp. 10-11.
[13] Alicia Godsberg,
«War in
[14] Anthony DiMaggio, «
[15] Inoltre negli USA sono immagazzinati più di 12.000 pits di plutonio e circa 5.000 secondari
di testate termonucleari; nulla di ciò è ovviamente noto per
Robert Norris e Hans
Kristensen aggiornano costantemente il Nuclear
Notebook per il Bulletin of the Atomic
Scientists (“US nuclear forces”, Russian nuclear forces”, ecc).
Aggiornamento annuale sipri Yearbook 2008: Armaments, Disarmament and International
Security, Printed in
ALCUNE INFORMAZIONI TECNICHE SULLE
TESTATE NUCLEARI
(Per maggiori dettagli A. Baracca, A
Volte Ritornano. Il Nucleare, Jaca Book, 2005, Appendice 7.1).
Vi è in primo luogo la distinzione tra armi nucleari strategiche e tattiche. Non esiste una definizione univoca (
Per le testate strategiche si distinguono: (a)
quelle attive, pronte per l’uso,
suddivise di solito a loro volta in testate schierate
(deployed, pienamente operative),
non schierate, di risposta (responsive force, immagazzinate, ma
pronte a tornare operative, nel giro di giorni, settimane, o mesi a seconda
delle testate), di scorta (spare, con i componenti a vita breve
rimossi); (b) testate non attive, con
le componenti a vita limitata non installate e senza le ultime modifiche; (c) testate rimosse in attesa di essere
smantellate.
É importante tenere presente che in una testata
nucleare vi sono dei componenti a vita limitata, in particolare il trizio
(radioattivo, vita media 12 anni), che nella tecnica delle testate boosted aumenta l’efficienza e la
rapidità dell’esplosione (A. Baracca, A
Volte Ritornano, cit., pp.290-92). Il trizio viene inserito solo nelle
testate pronte al lancio. Quelle che invece non hanno il trizio inserito
richiedono un certo tempo per essere portate allo stato operativo. Vi sono
inoltre altre misure per de allertare le testate e renderle meno pronte: in
particolare la separazione delle testate dai lanciatori.
[16] Strategic
Offensive Reductions Treaty, noto anche come “Trattato di Mosca”, venne
firmato nel 2002 da Bush e Putin, dopo che era decaduto il trattato START-II:
anche se formalmente il SORT prevede per il 2012 un tetto di testate
strategiche inferiore a quello che prevedeva lo SYART-II, non impone però
obblighi e controlli per lo smantellamento delle testate rimosse, che invece lo
START-II imponeva, per cui sono chiare le incertezze che abbiamo indicato.
[17] Hans Kristensen, «Estimates
of the us nuclear weapons
stockpile, 2007 and 2012», 2 maggio 2007, http://www.fas.org/blog/ssp
[18] Per informazioni continuamente aggiornate sulle forze
nucleari strategiche russe e su molti altri problemi connessi raccomandiamo il
blog dello specialista nucleare Pavel Podvig, http://russianforces.org/current/
[19] Inoltre, nel 2005 i bombardieri a lungo raggio
statunitensi sono ritornati in stato di allerta, invertendo parzialmente la
decisione del 1991 di deallertarli, e praticano periodiche esercitazioni di
lancio di testate nucleari (non si dimentichi il B-52 che portò a spasso per
errore nei cieli degli USA sei testate nucleari senza che l’equipaggio e la
base se ne accorgessero!). Lo stesso avviene per i sommergibili in
pattugliamento di deterrenza nell’Atlantico e nel Pacifico. Nell’agosto del
2007 anche i bombardieri strategici russi hanno ripreso i voli a lungo raggio
su base permanente dopo 15 anni di sospensione: non è chiaro se trasportino
testate nucleari («Russian bombers flights draw norad concern», Global Security Newswire, Nuclear Threat
Initiative, 11 marzo 2008,
http://www.nti.org/d_newswire/issues/2008/3/11/62A90FFA-99FE-4984-A518-A5D95DFBBCDA.html).
[20] il Bulletin of
the Atomic Scientists raccomanda come misura immediata di “ridurre
la prontezza di lancio delle forze nucleari degli usa e della Russia e rimuovere completamente le armi nucleari
dalle operazioni giornaliere dei loro militari”: «‘Doomsday Clock’ moves two minutes closer to midnight» (http://www.thebulletin.org/media-center/announcements/20070117.html). É
una delle tante raccomandazioni anche del bellissimo rapporto finale della Weapons of Mass Destruction Commission, Weapons of Terror: Freeing the World of
Nuclear, Biological, and Chemical Arms, 227 pagg., Stoccolma, 1 Giugno
2006: www.wmdcommission.org.
[21] Per una discussione più approfondita e la traduzione
dei passi più rilevanti rimando a A. Baracca, A Volte Ritornano. Il Nucleare, Jaca Book, 2005, Par. 7.7 e App.
7.3.
[22] «National Security
and Nuclear Weapons in the 21th Century», Department of Energy e Department of
Defense: http://www.defenselink.mil/news/nuclearweaponspolicy.pdf..
Le citazioni che seguono sono tratte dal
lucido commento di Hans Kristensen, «Nuclear
Policy Paper Embraces Clinton Era “Lead and Hedge” Strategy», http://www.fas.org/blog/ssp/2008/09/policypaper.php#more-342.
[23] Si veda lo studio, che costituisce anche una buona
introduzione: Missile Defense Agency
historian's office, “National missile defense: an overview (1993-2000)”, 2000,
http://www.mda.mil/mdalink/html/nmdhist.html; anche Najam Rafique, “From
SDI to NMD: implementing the republican dream”, 2001, http://www.issi.org.pk/journal/2001_files/no_3/article/2a.htm#top.
Verso la fine
della guerra, il Pentagono mise in atto l’Operazione
Paperclip per prelevare e portare negli USA i migliori scienziati nazisti,
fra questi l’intera equipe di Werner von Braun, che poi ha sviluppato le
capacità missilistiche statunitensi.
[24] Riportiamo quanto esplicitamente prevedeva la citata Nuclear Posture Review del 2001:
«La difesa missilistica è molto più efficace se è layered, cioè capace di intercettare i
missili balistici di qualsiasi raggio d’azione in tutte le fasi del loro volo.
[…] Sono allo studio molte opzioni a breve e medio termine (2003-2008) che
potrebbero fornire una capacità di difesa missilistica d’emergenza, che
includono:
· un singolo laser aerotrasportato (Airborne Laser) per l’intercettazione
nella fase di spinta (boost-phase)
può essere disponibile per operazioni limitate contro i missili balistici di
tutti i raggi d’azione;
· un sistema rudimentale basato a terra per la fase di
volo intermedia […] può essere disponibile contro minacce di raggio d’azione
più lungo contro gli USA; e
· un sistema Aegis con base in mare potrebbe essere
disponibile per fornire capacità per la fase di volo intermedia contro minacce
a breve e medio raggio d’azione.
[…] gli USA potrebbero schierare nel periodo
2006-2008:
· 2 – 3 aerei con Airborne
Laser
· basi addizionali basate a terra per la fase di volo
intermedia
· 4 navi con sistemi per la fase di volo intermedia
basati in mare
· sistemi terminali […]
Il Department of
Defense (DoD) svilupperà la costellazione di satelliti SBIRS-low con orbita bassa per supportare la
difesa antimissile. […]»
[25] SIPRI Yearbook 2008,
Appendix
FASI DI VOLO DI UN MISSILE BALISTICO
E PROBLEMI DI INTERCETTAZIONE
Si distinguono tre fasi del volo di un missile
balistico:
qla fase di
spinta (boost phase) è la fase
iniziale, nella quale i motori sono accesi;
qquando i motori vengono spenti segue la fase intermedia, di volo inerziale, in
cui il missile vola con la velocità acquisita sotto il solo effetto della forza
di gravità, al di fuori degli strati densi dell’atmosfera terrestre;
qinfine la fase
di rientro nell’atmosfera, per dirigersi sul bersaglio.
In linea di principio sarebbe più facile colpire il
missile nella fase di spinta, quando esso è più lento ed i motori sono accesi
per cui il missile è più facilmente individuabile: ma la durata di questa fase
è molto breve, ed occorrerebbero sistemi di intercettazione schierati in
prossimità del paese attaccante (o piattaforme orbitanti). Nelle altre fasi di
volo il problema diventa più complesso: in particolare nella fase di rientro
l’attaccante può sviluppare molte contromisure, relativamente semplici ed
economiche, come esche e false testate; si stanno studiando anche veicoli di
rientro manovrabili, per “dribblare” l’intercettatore, ma il problema presenta
non poche difficoltà, anche se si hanno notizie di progressi in questa
direzione della Russia e della Cina.
Un missile balistico intercontinentale ha un tempo di
volo che si aggira sui 20-30 minuti, ma esso è ovviamente molto minore se il
missile è lanciato da un sommergibile nell’oceano, o in prossimità della costa
nemica, o tra due paesi vicini, come India e Pakistan.
Si deve poi
tenere conto che i missili balistici non sono i soli sistemi d’attacco, ma
questo può comprendere missili da crociera (cruise)
che volano vicino al suolo e rendono problematica l’intercettazione radar, e
testate da campo di battaglia; sono poi possibili attacchi missilistici dal
mare aperto (offshore), ovviamente
molto più insidiosi (senza contare ovviamente attacchi terroristici con mezzi
diversi, per i quali il sistema di difesa è assolutamente inutile).
[26] http://www.nato.int/issues/missile_defence/practice.html;
http://www.nato.int/docu/review/2005/issue3/english/features2.html.
Kevin Mooney, “Reagan’s Vision for Missile Shield Now Shared in
[27] Ref. precedente, e
James
Fergusson, “Ballistic missile defence: implications for the alliance”, NATO
Fellowship Report, giugno 2000. http://www.nato.int/acad/fellow/98-00/fergusson.pdf
[28] “MEADS Medium Extended Air
Defence System,
http://en.wikipedia.org/wiki/Medium_Extended_Air_Defense_System
[29] Antonio Mazzeo, “Sorgerà a Niscemi la stazione
terrestre USA del piano di riarmo spaziale MUOS”, 11 settembre 2008,
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=21066
[30] Sito molto informato e continuamente aggiornato:
Missile Defense,
http://www.spacewar.com/missiledefense.html
[31] Vicken Cheterian, “L’Iraq dà vita a una generazione
di jihadisti più radicale di quella di al Qaeda”, Le Monde Diplomatique/il manifesto, dicembre 2008, pp. 14-15.
[32] Michel Warschawsky, “Barak sogna il blitz krieg ma
l’aria sta già cambiando”, il manifesto,
2 gennaio 2009, p. 6.
[33] “UAE to Purchase THAAD”, 1
settembre 2008, http://www.missilethreat.com/
[34] Si veda ad esempio
Martin Sieff,
“Olmert backs Iron Dome of layered missile gefense for
http://www.spacewar.com/reports/Olmert_Backs_Iron_Dome_Of_Layered_Missile_Defense_For_Israel_999.html
[35] “Seeking
a Ballistic Missile Shield” (Editorial), Hindu, 30.11.2006:
http://www.hindu.com/2006/11/30/stories/2006113004631000.htm.
[38] «
http://www.spacewar.com/reports/Ballistic_Missile_Defense_Key_To_Defending_Taiwan.html;
«Proposed missile defense upgrade for
http://www.spacedaily.com/reports/Proposed_missile_defense_upgrade_for_Taiwan_announced_999.html.
[39] SIPRI Yearbook 2008, cit.,
Appendice
[40] «
[41] Jim Wolf,
Reuters,«Japanese missile defense test
fails off
[42] “
[43] “South Korea To Unveil New Sub And
Destroyer”, Seoul (AFP)
[44] «S. Korea May Join
us-Led Missile Defense Network», The Korea Times, 20 gennaio 2008, http://www.koreatimes.co.kr/www/news/nation/2008/01/113_17627.html;
South Korea Buys Raytheon Patriot Air And Missile Defense Capability
Upgrade, 10 marzo 2008,
[45] Si possono trovare molte notizie e dettagli sul sito
del Global Network Against Weapoms and Nuclear Power in Space:
http://www.space4peace.org/
[46] Michael Krepon, «Russia and China Propose a Treaty Banning Space Weapons, while the
Pentagon Plans an asat Test», 14
febbraio 2008, http://www.stimson.org/pub.cfm?ID=568.
[47] Tom Vanden Brook,
«Pentagon envisions spaceship troops», Usa
Today, 14 ottobre 2008.
[48] Bruce Gagnon , «nasa plans moon base to control pathway
to space», 13 dicembre 2006,
http://www.space4peace.org/articles/nasa_moon_base.htm
[49] , «The proliferation of
space warfare technology», Bulletin
of the Atomic Scientists,
[50] Michael Bruno, «Obama
To Support Defense, Space Technology», Aviation Week, 5 novembre 2008,
http://www.aviationweek.com/aw/generic/story.jsp?id=news/TECH11058.xml&headline=Obama%20To%20Support%20Defense,%20Space%20Technology&channel=defense
[51] «U.S. Plans Test of
Anti-Satellite Interceptor Against Failed Intelligence Satellite», 15 febbraio
2008,
http://www.fas.org/blog/ssp/2008/02/us_plans_test_of_anti-satellit.php#more-195.
[52] Una rassegna a tutto il 2007 è fornita dal sipri
Yearbook 2008, cit., Cap. 8, Shannon N. Kyle, «Nuclear arms control and
non-proliferation», pp. 337-56.
[53] V. ad esempio la rassegna in A. Baracca, “Problemi e
prospettive degli armamenti nucleari: aggiornamento”, Par. 10.5.5, pp. 489-91,
in: L’Industria Militare e
[54] Si veda la recente intervista di Stefania Maurizi,
«Così ho venduto la bomba», L’Espresso,
20 giugno 2008, http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Cosi-ho-venduto-la-bomba/2030375/11,
e il blog della Maurizi: http://www.stefaniamaurizi.splinder.com/
[55] William J.
Broad e David E.
Sanger, « In Nuclear Net’s Undoing, a Web of Shadowy Deals», The New York Times, 24 agosto 2008,
http://www.nytimes.com/2008/08/25/world/25nuke.html
[56] V. ad esempio: S.D.. Drell e J.E. Goodby, The Gravest Danger: Nuclear Weapons,
Hoover Institution Press, Stanford, CA, 2003; S. Kothari e Z. Mian, Out of the Nuclear Shadow, Zed Books,
[57] V. ad esempio F. Barnaby e S. Burnie, Thinking the unthinkable: Japanese nuclear
power and proliferation in East Asia, Oxford Research Group, agosto 2005, www.oxfordresearchgroup.org.uk (il sito contiene altre informazioni interessanti). Japan can construct nuclear bombs using its power
plant plutonium, Nuclear Control Institute,
[58] Rimando ad esempio alla discussione nel mio A Volte Ritornano. Il Nucleare, Jaca
Book, 2005: paragr. 7.6, e una pesante ipoteca sul carattere vincolante del
TNP, paragr. 7.4.
[60] I criteri e le misure per prevenire un attacco
esterno ad impianti nucleari sembrano del tutto inadeguati anche dopo le
ulteriori restrizioni imposte dopo l’11 settembre. La statunitense Nuclear Regulatory Commission (NRC)
richiede ai proprietari degli impianti di essere in grado di difendersi
dall’attacco di un gruppo terroristico, nello schema di un “design basis threat”, e per verificare
sperimenta periodicamente falsi attacchi in questo schema: «tre falsi
attaccanti riuscirono a entrare rapidamente e a simulare la distruzione di
abbastanza apparecchiature da provocare un meltdown,
sebbene gli operatori ricevano il preavviso tipicamente di sei mesi del giorno
in cui il test avverrà. … Non vi è nessun regolamento che assicuri che le
guardie di un impianto nucleare abbiano le capacità necessarie» (Daniel Hirsch,
David Lochbaum e Edwin Lyman, “The NRC’s dirty little secret”, Bulletin
of the Atomic Scientists, Vol. 59, n. 03 (May/June 2003), pp. 44-51,
http://www.thebulletin.org/article.php?art_ofn=mj03hirsch).
[61] Per chi voglia approfondire questi aspetti rimando ai
miei due saggi ed alle relative Appendici tecniche: A, Baracca, A Volte Ritornano, 2005, cit.; e A.
Baracca, L’Italia Torna al Nucleare?,
2008, cit.
[62] Devo questa notizia a Andrea Martocchia, che ha
diffuso in rete un’intervista da German-Foreign-Policy <newsletter@german-foreign-policy.com>
[63] Negli ultimi anni quasi la metà delle testate a
gravità nei paesi europei della NATO sono state rimosse, ma non quelle in Italia! Si veda: Hans Kristensen, «u.s. Nuclear Weapons Withdrawn From the United Kingdom», 26
giugno 2008, http://www.fas.org/blog/ssp/2008/06/us-nuclear-weapons-withdrawn-from-the-united-kingdom.php.
Queste armi sono ormai obsolete, ed è
probabile che lo stesso governo USA le consideri tali: forse sono più i nostri
governanti a volerle, come uno status
symbol. Un recente rapporto ha anche denunciato problemi di sicurezza nella
custodia di queste testate: Hans Kristensen, “usaf Report: ‘Most’ Nuclear Weapon Sites In Europe Do Not
Meet US Security Requirements”,
http://www.fas.org/blog/ssp/2008/06/usaf-report-%E2%80%9Cmost%E2%80%9D-nuclear-weapon-sites-in-europe-do-not-meet-us-security-requirements.php.
[64] I passi
fondamentali dal The Alliance’s Strategic
Concept: Approved by the Heads of State and Government participating in the
meeting of the North Atlantic Council in Washington DC on 23rd and 24th April
1999: NAC-S(99)64, 23 April 1999:
“La presenza delle forze convenzionali e
nucleari degli USA in Europa rimane vitale per la sicurezza dell’Europa, che è
legata in modo inseparabile a quella del Nord America.”
“Le sole forze convenzionali
dell’Alleanza non possono assicurare una deterrenza credibile. Le armi nucleari
forniscono un contributo unico per rendere incalcolabili e inaccettabili i
rischi di un’aggressione all’Alleanza.
Esse rimangono quindi essenziali per mantenere la pace.”
“[Le forze
nucleari della NATO] continueranno a svolgere un ruolo essenziale assicurando
l’incertezza nella mente di qualsiasi aggressore sulla natura della risposta
dell’Alleanza a un’aggressione militare. Esse dimostrano che un’aggressione di
qualsiasi tipo non è un’opzione razionale. La garanzia suprema della sicurezza
degli Alleati è assicurata dalle forze nucleari strategiche dell’Alleanza, in
particolare quelle degli Stati Uniti.”
[65] Esistono le seguenti zone denuclearizzate (Nuclear Weapon-Free Zones)
Trattato per
Trattato per
Trattato per
Trattato per
Vi sono poi altri trattati che vietano specificamente esplosioni
nucleari di qualsiasi tipo e lo smaltimento di scorie radioattive: il Trattato sull’Antartide (1959), il Trattato sullo Spazio Esterno (1967), e
il Trattato sui Fondi Marini (1971).