RAFFAELE CAPONE

Le opposizioni alle evidenze scientifiche in campo ambientale e sanitario: il caso Radio Vaticana

Introduzione

In questa memoria viene riportata la vicenda di Radio Vaticana come esempio legato a tematiche riguardanti la ricerca scientifica in campo sanitario ed ambientale. Tale vicenda costituisce una dimostrazione di come, alcune volte, le istituzioni pubbliche riducano, se non addirittura stravolgano, evidenze scientifiche che, in una analisi scevra da qualunque interesse di parte, dovrebbero essere invece accettate e condivise nell’interesse specifico sia della comunità che del singolo individuo, così come sancito dalla Costituzione. Questa annosa ed emblematica vicenda, iniziata nel 1986, costituisce inoltre un’inverosimile testimonianza di come un ente della più importante istituzione religiosa di sempre abbia tentato di sottrarsi alla giustizia italiana e di sottomettere l’evidenza scientifica alla propria intangibilità e al principio, ritenuto inderogabile, della divulgazione dell’informazione e del credo religioso con metodi che sono ormai tecnologicamente superati.

Il caso Radio Vaticana

Le risultanze scientifiche derivate da due indagini epidemiologiche condotte dal 1997 al 2001 dall’Agenzia di Sanità Pubblica (ASP) della Regione Lazio, in collaborazione con la Facoltà di Statistica dell’Università di Firenze, nel territorio italiano limitrofo agli impianti di trasmissione radiofonica intercontinentale della Radio Vaticana hanno evidenziato, in sintesi, un significativo eccesso di mortalità per leucemia nella popolazione adulta (individui di età superiore ai 14 anni) maschile, nel periodo di osservazione compreso fra il 1987 e il 1998, pari a 2.9 volte il valore atteso per Roma fino a 2 km di distanza dalla stazione radiofonica, che scende a 1.8 (2.12-1.91/2.35) volte a 4 km di distanza. La mortalità totale (uomini e donne) per leucemia è risultata pari a 1.8 e 1.5 volte (1.94-1.66/2.2), rispettivamente fino a 2 km e a 4 km dalla stazione vaticana [1-4].

È stato altresì rilevato un significativo eccesso di incidenza di leucemie infantili (linfatiche e acute non linfatiche) fino a 6 km di distanza dall’emittente, con valori pari a 6.1 (12.5-5.56/15.6), 2.9 (2.94-2.25/3.54), 2.2 (1.63-1.69/1.88) e 1.5 (1.48-1.63/1.75) volte il valore atteso per Roma, rispettivamente fino a 2, 4, 6 e 8 km di distanza. Nelle fasce concentriche di raggio 2 km, l’incidenza è risultata di 6.1, 2.3 e 1.9 volte rispettivamente in 0-2 km, 2-4 km e 6-8 km [1-4].

Sia nello studio della mortalità per leucemia negli adulti che in quello dell’incidenza della leucemia infantile è stato riscontrato, come risulta evidente dai precedenti risultati, una significativa riduzione del rischio al crescere della distanza dalla stazione radiofonica.

I valori fra parentesi indicano, ove disponibili, rispettivamente il valore di mortalità o di incidenza leucemica calcolati considerando, invece della distanza fra il centro della stazione ed il centroide della sezione di censimento, la distanza esatta fra la residenza anagrafica e il centro della stazione radio (il primo valore fra parentesi) e la distanza esatta fra la residenza anagrafica e le tre antenne principali (secondo e terzo valore fra parentesi, indicanti il minimo ed il massimo valore di mortalità o di incidenza riscontrati per le distanze della residenza dalle tre antenne principali).

La principale conclusione dei due studi epidemiologici è identificabile nell’affermazione dei loro autori, successivamente confluiti nel Dipartimento di Epidemiologia della ASL Roma-E, e cioè che

Sulla base dei dati disponibili non è possibile falsificare l’ipotesi che esista un eccesso di mortalità per leucemie, almeno negli uomini, ed un aumento di incidenza di leucemie infantili in prossimità degli impianti di emissione di radiofrequenze di Cesano. [3]

Questi risultati sono stati condivisi nell’esito della Consulenza Tecnica della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma effettuata nell’ambito dell’indagine per omicidio colposo plurimo contro ignoti istituita da quella Procura a seguito della denuncia presentata, il 12 marzo 2001, da Cittadini aderenti al Coordinamento dei Comitati di Roma Nord [5]. Infatti, i Consulenti della Procura di Roma concludevano che

… si è ben lungi dalla dimostrazione di una assenza di danno per la popolazione, e che il peso delle evidenze è molto più favorevole ad una presenza di rischio per la popolazione che ad una assenza del medesimo. Questo perché: gli studi sono iniziati senza la percezione di un eccesso di rischio, né hanno trovato eccessi di tumori al di fuori della leucemia. Ciò è coerente con una specificità di azione dell’agente. I pochi dati di letteratura disponibili indicano proprio nelle leucemie il potenziale bersaglio dell’esposizione. Utilizzando metriche più precise, il rischio aumenta e diviene più consistente nei due sessi per gli adulti. Tutte queste associazioni sono riscontrate nonostante un numero molto limitato di casi, e le analisi riportano un buon livello di significatività statistica anche se il numero dei casi è modesto. La mancanza della conoscenza del meccanismo di azione delle onde elettromagnetiche non costituisce allo stato attuale delle conoscenze di cancerogenesi un elemento a favore dell’assenza del rischio.

Ed infine aggiungevano che:

Sulle potenzialità di un nesso di causalità tra la esposizione a NIR [radiazioni non ionizzanti] e il verificarsi di leucemie nell’area oggetto dell’indagine, i C. T. ritengono che il peso delle evidenze sia in favore della esistenza di tale nesso. […] La presenza di altre fonti di emissione di radiofrequenze nell’area implica tuttavia che, allo stato, i C. T. non possano indicare nelle emissioni NIR di Radio Vaticana la causa unica del verificarsi dei casi di leucemia nella popolazione e del loro verificarsi intorno agli stessi impianti di trasmissione, anche se la stessa può essere considerata causa efficiente.

Le conclusioni degli epidemiologi dell’ASP-ASL Roma/E venivano confutate dal Ministero della Salute attraverso il pronunciamento di una Gruppo di Studio che si esprimeva attraverso la pubblicazione, a settembre del 2001, di un rapporto scientifico (rapporto ISTISAN) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) [6] e attraverso il pronunciamento, a luglio del 2002, del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) [7], quest’ultimo sulla base della relazione predisposta da un Gruppo Istruttorio costituito da due esponenti dell’ISS [8].

A questi pronunciamenti si aggregava, a novembre del 2002, quello del Tavolo di Lavoro istituito dalla Presidenza della Regione Lazio [9] il quale, addirittura, considerava

discutibile l’opportunità di un’estensione nel tempo di un’indagine epidemiologica, mirata alla dimostrazione del nesso causa-effetto, i cui limiti intrinseci non potrebbero essere superati dall’aggiunta di pochi casi.

Ciò significa che la Regione Lazio, attraverso l’ASP ed il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della ASL Roma/E, non effettuerà più alcuna ricerca integrativa e continuativa su tale problematica, ma si limiterà a "mantenere nel tempo un monitoraggio dei casi di leucemia infantile nell’area a cura dell’Ente sanitario preposto". Del Tavolo di Lavoro della Regione Lazio hanno fatto parte esponenti dell’ISS che si erano già pronunciati una prima volta nell’ambito del Gruppo di Studio ministeriale e/o, successivamente, con il Gruppo Istruttorio del CSS. Il Gruppo Istruttorio, il Consiglio Superiore di Sanità e il Tavolo di Lavoro della Regione Lazio hanno anche fortemente criticato le conclusioni della Consulenza Tecnica della Procura di Roma.

I tre tentativi di screditamento delle risultanze dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio e della Consulenza della Procura romana messi in atto dall’ISS dal CSS e dalla Giunta Regionale appaiono sconcertanti almeno per i seguenti aspetti:

  1. il verificarsi, a carico di un istituto di ricerca e di controllo sanitario nazionale altamente qualificato come l’ISS, di carenze, deficienze, errate interpretazioni ed errori evidenziati nel rapporto ISTISAN da due diversi gruppi (gli epidemiologi dell’ASP e i consulenti della Procura della Repubblica di Roma) di ricercatori e professionisti appartenenti a diversi Enti dello Stato Italiano, uno dei quali allo stesso ISS;
  2. la mancanza, nel parere del CSS emesso nella seduta dell’Assemblea Generale del 16 aprile 2002, di conclusioni riguardanti possibili misure cautelative per la popolazione residente nel territorio limitrofo alla stazione radiofonica della Radio Vaticana di Santa Maria di Galeria; né le conclusioni tratte raccomandavano una prosecuzione delle indagini epidemiologiche, come invece auspicato dagli epidemiologi dell’ASP;
  3. l’istituzione, da parte del Ministero della Salute, di un Gruppo istruttorio ad hoc per demolire la relazione di consulenza della Procura della Repubblica di Roma, escludendo da tale Gruppo tutti gli epidemiologi dell’ASP della Regione Lazio che avevano condotto le indagini epidemiologiche su cui si basano tutti i successivi rapporti di studio e di analisi, ed altresì escludendo completamente tutti gli esperti del collegio di consulenza istituito dalla stessa Procura. Né risulta che alcuno dei componenti dei suddetti due gruppi sia stato mai ascoltato ufficialmente dal predetto Gruppo istruttorio, o dalla Direzione Generale di Prevenzione del Ministero della Salute, o dalla II Commissione del CSS, o dalla stessa Assemblea Generale del CSS, oppure, infine, dal Tavolo di Lavoro della Regione Lazio;
  4. il non inserimento, nelle conclusioni dell’Assemblea Generale del CSS, come misura cautelativa per la popolazione, ed in ottemperanza al Principio di Precauzione sancito dall’Unione Europea all’atto della sua costituzione (Trattato di Roma), recentemente confermato dalla Comunità Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (rif. Draft for the Precautionary Principle Workshop held in Luxenbourg, 26-28 February 2003), del possibile trasferimento completo della stazione radiofonica vaticana in un territorio adeguatamente lontano da ogni presenza umana residenziale;
  5. la mancanza della raccomandazione a proseguire, a cura degli stessi ricercatori dell’ASP, lo studio epidemiologico del territorio integrandolo con i dati sulle cause di mortalità negli adulti negli anni dal 1999 ad oggi, i dati sull’incidenza della leucemia nei minori negli anni dal 2000 ad oggi, e i dati sull’incidenza di tutte le patologie tumorali negli adulti dal 1987 ad oggi. Sarebbe raccomandabile l’acquisizione di quest’ultima categoria di dati in quanto dalla ricerca epidemiologica dedicata agli adulti sono stati ovviamente esclusi tutti gli individui colpiti da patologie tumorali, inclusa la leucemia, che sono arrivati a guarigione o che sono tuttora in cura;
  6. il riportare, nel parere dell’ISS richiamato nel verbale dell’Assemblea del CSS, come attuale la posizione dell’OMS risalente al 1998, derivata sulla base della letteratura scientifica allora disponibile, riguardo alla possibilità che i CEM a radiofrequenza possano abbreviare la vita umana ed indurre il cancro, e che non si faccia invece alcun riferimento al fatto che l’Organizzazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo componente dell’OMS, non ha ancora valutato gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza;
  7. la mancanza di ogni riferimento a chi abbia sollecitato il CSS ad esprimere un proprio parere, poiché in questo non si menziona alcun mandato ad esprimersi sulla vicenda di Radio Vaticana, né un richiedente, né si fa alcun riferimento alle proprie funzioni indicate all’art. 4 del D. L. 266 del 30 giugno 1993 istitutivo dello stesso CSS;
  8. la mancanza di ogni riferimento al criterio adottato per esprimersi in termini di presenza o assenza di una relazione di causa ed effetto nel caso specifico;
  9. il rifiuto sistematico di entrare in una dialettica scientifica, senza dare evidenza che sia stato perseguito nessuno sforzo a confutare le conclusioni dei Consulenti della Procura; si preferisce invece una delega poco più che amministrativa e di ratifica di opinioni altrui;
  10. il rifiuto, da parte della Regione Lazio, attraverso il pronunciamento del Tavolo di Lavoro istituito dalla Presidenza della Giunta, di estendere nel tempo l’indagine epidemiologica nel territorio interessato;
  11. il coinvolgimento, nel Tavolo di Lavoro della Regione Lazio, degli stessi esponenti dell’ISS che si erano già pronunciati una prima volta nell’ambito del Gruppo di Studio ministeriale (rapporto ISTISAN) e successivamente col Gruppo Istruttorio del CSS.

 

Conclusione

In questa memoria è stato riassunto l’annoso caso che coinvolge dal punto di vista sanitario, ambientale e giudiziario l’emittente Radio Vaticana, in cui appare chiara la disinvoltura con cui le Autorità italiane preposte alla tutela della salute e dell’ambiente cerchino di evitare la soluzione definitiva del problema attraverso il trasferimento completo degli impianti in un territorio adeguato e, allo stesso tempo, cerchino di confutare le evidenze epidemiologiche.

Ciò che sorprende nella composizione delle Commissioni dell’ISS, del CSS e della Regione Lazio è che si assiste ad un ripetitivo schieramento di uomini di scienza su posizioni eccessivamente minimaliste in campo ambientale e sanitario, ai quali è stata data la possibilità di pronunciarsi ripetutamente sullo stesso argomento o di essere stati comunque coinvolti nelle attività di quelle tre Commissioni, da cui sono invece stati completamente esclusi gli autori originali degli studi epidemiologici, i quali hanno visto sistematicamente e duramente attaccate le loro conclusioni. Allo stesso modo sono stati esclusi altri esponenti del mondo scientifico che su questa problematica hanno sempre mostrato posizioni più cautelative.

A nostro parere tutto ciò causa una grande confusione e un forte disorientamento nell’opinione pubblica, nonché un grande detrimento della conoscenza scientifica e dei diritti primari e costituzionali della popolazione.

Raffaele Capone

Coordinamento dei Comitati di Roma Nord - Italia.

www.comiromanord.it

Riferimenti

[1] Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, "Indagine Epidemiologica tra i residenti in prossimità della stazione Radio Vaticana di Roma", 1999.

[2] Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, "Mortalità per leucemia nella popolazione adulta ed incidenza di leucemia infantile in un’area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radiofrequenze (Cesano, Olgiata, Osteria Nuova, Santa Maria di Galeria, Anguillara e Formello)", Aprile 2001.

[3] Dipartimento di Epidemiologia ASL Roma-E, "Mortalità per leucemia nella popolazione adulta ed incidenza di leucemia infantile in un’area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radiofrequenze - Considerazioni critiche sul rapporto "Stato attuale delle conoscenze scientifiche in materia di esposizione a campi a radiofrequenza e leucemia infantile in rapporto alle relative problematiche nell’area di Cesano" del Gruppo di Studio di cui al DM Ministero della Sanità del 10 aprile 2001". Roma, 26 ottobre 2001.

[4] P. Michelozzi, A. Capon, U. Kirchmayer, F. Forastiere, A. Biggeri, A. Barca, C. A. Perucci, "Adult and Childhood Leucemia near a High-Power Radio Station in Rome", American Journal of Epidemiology, Vol. 155, No. 12, 2002, pp. 1096-103.

[5] Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Procedimento Penale n. 14597/01 R.G.N.R., "Relazione di Consulenza Tecnica in tema di valutazione epidemiologica e medico legale delle emissioni elettromagnetiche nella zona di Cesano". Roma, 26 febbraio 2002.

[6] Istituto Superiore di Sanità, Esposizione a campi a radiofrequenza e leucemia infantile: stato attuale delle conoscenze scientifiche in materia di esposizione a campi a radiofrequenza e leucemia infantile in rapporto alle relative problematiche nell’area di Cesano", Gruppo di Studio di cui al DM Ministero della Sanità del 10 aprile 2001. Roma, Rapporto Istisan 01/25, ISSN 1123-317, settembre 2001.

[7] Consiglio Superiore di Sanità, Sessione XLIV, Assemblea Generale, Verbale della Seduta del 16 luglio 2002.

[8] Istituto Superiore di Sanità, Parere sulla "Relazione di Consulenza Tecnica in tema di valutazione epidemiologica e medico legale delle emissioni elettromagnetiche nella zona di Cesano" (P.P. n. 14597/01 R.G.N.R.),

[9] Regione Lazio, Ufficio di Gabinetto del Presidente della Giunta, "Campi elettromagnetici e casi di leucemia attorno al centro trasmittente di S. Maria di Galeria (Cesano)", 8 novembre 2002.